Metti una piacevole oretta seduti attorno a un tavolino del "Sireneuse" assieme a Giusva Branca, la sua graziosa consorte e la splendida piccolina di pochi mesi che già mostra i segni d'una particolare vivacità. E' stata l'occasione per una "carrambata" tra Giusva e mio figlio Walter, già "cadetto" della Viola quando il direttore di Strill, allora giovane e promettente penalista, accompagnava i ragazzi in giro per l'Italia.
Sì, perchè la Viola di quegli anni i giovani del vivaio li faceva esibire nei vari tornei e con un certo successo.
E' stato un incontro assai affettuoso (i due non si vedevano da tempo, Walter fa l'avvocato e vive a Roma) ed è stata l'occasione per una chiacchierata sulla città, sui suoi problemi, sulla decadenza della classe politica e sulla assoluta mancanza di ricambi in ogni settore, dall'avvocatura all'informazione, dall'imprenditoria al sindacato, insomma un mezzo disastro, come lo stesso Giusva Branca di recente ha avuto modo di sottolineare nei suoi sempre incisivi editoriali.
Attorno a noi si avverte come un vuoto pneumatico, non s'intravedono "promesse" in tutti i campi, a cominciare dal giornalismo dove qualche giovane dotato per farsi strada in un ambiente ormai saturo di cosiddetti "figli d'arte" o di figli di personaggi della politica e della massoneria, è dovuto partire.
Ormai si sa, quando un figlio di qualche politico, giornalista più o meno noto, personaggio del mondo imprenditoriale, insomma, qualcuno che conta, non riesce nella vita a combinare nulla di buono, lo facciamo diventare giornalista, non importa se non ha alcuna attitudine, qualche ufficio stampa è sempre disponibile, il politico disposto ad accollarseli c'è e purtroppo anche qualche editore. I risultati sono sotto gli occhi, e le orecchie, di tutti.
Qualcuno potrà osservare che il nostro è il classico moralismo di chi ha fatto la sua carriera e critica chi è arrivato dopo, per partito preso, ma non è così, basta aprire qualche giornale, ascoltare qualche programma nelle tv locali (peccato che RTV del coraggioso editore Lamberti abbia perso parecchio mordente) per mettersi le mani nei capelli. Ci sono poi colleghi ormai "suonati" (quando li vedo e li leggo non me li sento proprio gli anni) che ben farebbero a mettersi da parte invece di propinare agli incauti lettori vetero giornalismo che andava bene ai tempi che Berta filava. Che tristezza!.
Ormai si sa, quando un figlio di qualche politico, giornalista più o meno noto, personaggio del mondo imprenditoriale, insomma, qualcuno che conta, non riesce nella vita a combinare nulla di buono, lo facciamo diventare giornalista, non importa se non ha alcuna attitudine, qualche ufficio stampa è sempre disponibile, il politico disposto ad accollarseli c'è e purtroppo anche qualche editore. I risultati sono sotto gli occhi, e le orecchie, di tutti.
Qualcuno potrà osservare che il nostro è il classico moralismo di chi ha fatto la sua carriera e critica chi è arrivato dopo, per partito preso, ma non è così, basta aprire qualche giornale, ascoltare qualche programma nelle tv locali (peccato che RTV del coraggioso editore Lamberti abbia perso parecchio mordente) per mettersi le mani nei capelli. Ci sono poi colleghi ormai "suonati" (quando li vedo e li leggo non me li sento proprio gli anni) che ben farebbero a mettersi da parte invece di propinare agli incauti lettori vetero giornalismo che andava bene ai tempi che Berta filava. Che tristezza!.
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