28/01/12

MORELLI E L'AMICO NIC, TORBIDE STORIE DI SERVIZI SEGRETI MA NON TROPPO

Il consgliere regionale Morelli: è in carcere
C'è veramente da restare sconcertati dopo quanto sta emergendo dall'inchiesta dei magistrati della Procura di Milano, in collaborazione con quelli di Reggio Calabria, che finora ha portato in carcere un magistrato, un esponente di primo piano della politica regionale, un avvocato, e disarticolato un temibile clan, quello dei Valle-Lampada che ha "esportato" negli anni dalla città d'origine i metodi più violenti di sopraffazione, con il commercio della droga, le estorsioni, l'inserimento nella politica e nel commercio legale.
Le ultime indiscrezioni, dopo gli arresti di finanzieri infedeli, e di altri soggetti, riferiscono di contatti tra il consigliere regionale (speriamo che presto sia un ex) Franco Morelli, ex braccio destro di Chiaravalloti, poi diventato un fedelissimo di Scopelliti, e uomini del servizio segreto militare, l'ex Sismi.
E' spuntato il nome del generale della GDF Nicolò Pollari, ora consigliere di Stato, con buone entrature negli ambienti dell'università mediterranea di Reggio Calabria dove, credo, sia ancora presente in qualità di docente a contratto, nominato, se la memoria non m'inganna dal rettore Bianchi e poi confermato da Giovannini. Allora, Pollari, era il direttore del Sismi, e non era ancora incappato nella vicenda Abu Omar. Uno dei suoi uomini di punta, Marco Mancini, si occupò del mancato attentato a palazzo San Giorgio, quando in uno dei gabinetti, venne trovato dell'esplosivo. Da allora Scopelliti, che era sindaco, ebbe una scorta, che ancora mantiene, nonostante diversi pentiti abbiano verbalizzato una sua certa "vicinanza" a personaggi della 'ndrangheta. Noi, che siamo garantisti fino in fondo, non ci crediamo, almeno fino a un certo punto. Il segreto professionale vale anche per i giornalisti, pure per chi, come me, ha abbandonato da tempo la trincea e segue solo da lettore le vicende giudiziarie. resta la curiosità, dopo una trentina d'anni di frequentazione giornaliera del palazzo di giustizia.
Su ruoli, persone, "amici" dei Servizi, avrei da dire molte cose, ma non è il momento, vediamo che piega prendono gli eventi, poi, chissà......
Non dovrebbe essere difficile, a meno che Morelli non abbia millantato queste sue amicizie.....segrete, arrivare all'identificazione dell'amico Nic. Pollari l'ho incontrato per caso giorni fa in un bar di Roma, con guardia del corpo al seguito, comprava pasticceria siciliana, per la verità l'ho visto alquanto dimesso, il potere logora chi non ce l'ha più.
Alla prossima puntata.

24/01/12

COMMISSARI AL LAVORO PER "RIPULIRE" PALAZZO SAN GIORGIO, QUALCUNO PREPARI LE VALIGIE

RIUNIONE IN PREFETTURA, SI PARLA  DI MAFIA
Ormai dovrebbe essere questione di tempo, quello necessario ai commissari nominati dal prefetto Varratta per preparare la loro relazione in base alla quale il ministro dell'Interno, prima, la presidenza della repubblica, poi, decideranno lo scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria.
Sulla base di precedenti, infatti, in nove casi su dieci, quando l'invio della commissione d'accesso viene disposto per sospetto inquinamento di natura mafiosa, la sorte del civico consesso è segnata, nonostante i proclami ottimistici di chi spera in qualche "santo" romano che, al momento, ha ben altro cui pensare.
Leggendo le dichiarazioni del sindaco Arena, ampiamente pubblicizzate sui fogli locali c'è da restare quantomeno perplessi e chiedersi se il primo cittadino c'è o ci fa, a voler citare un detto popolare, la figura che ci viene in mente è quella del cosiddetto "meravigliato della grotta", colui il quale sembra non rendersi conto di quale città governi.
Parlare di fallimento del "modello Reggio" di cui il governatorissimo Scopelliti, orfano di Silvio, rivendica il copyright, significa incorrere nelle ire dello stesso sindaco e della schiera di "dichiaratori di professione" (termine caro al collega Varano) sempre pronti ad impugnare le armi (dialettiche, ovviamente) e sparare contro i soliti detrattori, cioè quei giornalisti che non si limitano a pubblicare le veline e le autointerviste, ma vogliono entrare dentro le notizie e soprattutto fare gli interessi d'una città che continua a pagare il prezzo di anni di malgoverno.
Non è facile spiegare a chi vive lontano da Reggio i come e i perchè la città abbia visto sfumare, come in un sogno mattutino, quella breve ma entusiasmante primavera che aveva fatto credere ai cittadini che ormai le cose fossero cambiate, per sempre.
Purtroppo, non è andata così, e adesso in quel palazzo che il compianto Michele Musolino non aveva esitato a definire come il più sporco della città, tornano i commissari, si riaprono vecchi scenari: chi non ricorda il commissario che teneva la pistola sulla scrivania. Le cosche che, nonostante i durissimi colpi ricevuti in questi ultimi anni, continuano ad essere molto presenti sul territorio, da tempo attraverso loro rappresentanti diretti, sono dentro l'edificio di piazza Italia: lo Stato ha il dovere di scovarli e buttarli fuori. Se ci riuscirà, è possibile che Reggio ritrovi i suoi momenti migliori, con i reggini liberi di scegliere chi deve amministrarli, senza personaggi telecomandati da Catanzaro e da Roma.
E adesso basta con le "riflessioni coscienzionali" (il neologismo non è nostro, lascio ai lettori ogni commento) del sindaco Arena, se tutto è in regola, ne prenderemo tutti atto, con grande sollievo.

01/01/12

BUON 2012, MA ADESSO NON CI RESTA CHE AGGRAPPARCI ALLA SPERANZA


Uno dei tanti poveri che vivono in strada
L'anno appena iniziato s'apre nel segno dell'incertezza, gli italiani cercano di disegnare il loro futuro e s'aggrappano alla speranza, altro da fare non c'è. Abbiamo sentito le parole, quasi fosse un sermone in chiesa, del presidente Monti e ognuno di noi ha pregato che la ricetta studiata dal Governo dei tecnici, o dei professori, riesca a far guarire il Paese da una crisi che pare irreversibile.
C'è ormai un'Italia a due facce: quella dei vecchi e dei nuovi poveri, basta andare in giro per accorgersene, anche nelle cosiddette città d'arte, col turismo che aiuta a sopravvivere; c'è poi un'Italia del lusso sfrenato, delle auto da trecentomila euro, degli yacht, delle crociere intorno al mondo, quattro mesi da sogno, alla faccia dello spread, tanto i soldi sono al siicuro da qualche parte.
Una vecchietta in un bar di Roma vuol prendere un caffè, qui costa "ancora" 80 centesimi, ma lei ne ha solo 50, il cameriere prende dalle mance (sono calate anche quelle) la differenza e mette lo zucchero nella tazzina.
Anziani costretti a rubacchiare qualcosa nei supermercati, dove i banconi per fortuna sono ancora stracolmi di merce, ma anche questo settore lamenta cali di consumi preoccupanti. La situazione è questa, non si vede come in breve tempo possa esserci quella svolta, dopo la "discontinuità" (che brutta parola, usata spesso a sproposito) che ha portato al cambio della guardia a palazzo Chigi. Giorgio Napolitano, come un classico nonno italiano che parla ai nipoti, ha fatto un discorso dai toni severi, ma non ha voluto più di tanto allarmare il popolo che s'appresta a vivere un mese di gennaio assai difficile.
C'è poco da discutere: questi sacrifici che a tutti (o quasi) vengono chiesti potrebbero non bastare per rimettere in rotta la sconquassata navicella italica, e allora sarebbero guai, ma, ottimista fino in fondo come sono, credo che l'Italia potrà rialzare la testa e di quanto pagheremo oggi noi potrebbero beneficiare i nostri figli e nipoti.
Il 2011 ci ha lasciato senza tanti rimpianti, sembra l'altro ieri quando salutavamo l'ingresso nel nuovo secolo: chi ha fatto largo uso di botti, nonostante i divieti e il ripetersi di un rito stupido, va anche giustificato, come quel napoletano che, gettando dalla finestra un utensile, ha esclamato, rivolgendosi al nascente 2012: "Chist è cchiù fetente e chillu". Sarà una profezia esatta? Spero proprio di no.