29/03/11

CORTINA FUMOGENA SULL'ELETTORATO, IL VOTO E' FORTEMENTE CONDIZIONATO

Il movimento Pace denuncia il condizionamento del voto
La denuncia è diretta, precisa, circostanziata, al punto da diventare uno spunto investigativo, se i magistrati della Procura dovessero decidere di dare uno sguardo su quanto sta accadendo in questo primo scorcio di campagna elettorale per le amministrative di Maggio.
Due movimenti politici, Patto Cristiano esteso (PACE) e "Reggio non tace", che presenteranno proprie liste, sono usciti allo scoperto, denunciando il forte condizionamento cui vengono sottoposti i cittadini-elettori con promesse che, in partenza, si sa che non potranno mai essere mantenute. Il risultato è che si crea attorno al potenziale elettore una sorta di velo ipnotico, che obnubila il cervello, crea nella mente di chi spera in un posto di lavoro per i figli, in un alloggio, in una licenza edilizia o di commercio, uno stato confusionale.
Una campagna elettorale, come ho avuto modo di sottolineare in altre occasioni, che si presenta diversa dalle solite, dal dopoguerra in poi. Si lavora quasi clandestinamente, con riunioni in circoli e abitazioni di privati, in sedi di associazioni, nelle segrete stanze di logge massoniche.
Ci si preoccupa delle possibili infiltrazioni della 'ndrangheta che, inutile nasconderlo, continua ad avere il suo "peso" nel confezionamento delle liste essendo ormai accertato che i candidati non li "segnala" soltanto, ma inserisce direttamente suoi rappresentanti che poi vanno ad occupare posti di potere.
Pupi e pupari si muovono sulla scena politica, personaggi dati per "dispersi" per via delle loro disavventure giudiziarie, continuano a reggere le fila dall'esterno dei partiti sempre più scombussolati da lotte intestine, basta pensare a quanto sta accadendo nel Pd e nell'Udc.
Le strutture investigative di polizia e carabinieri, sicuramente, verranno mobilitate, il questore e il comandante dell'Arma hanno a disposizione elementi di sicura professionalità, che seguono l'evolversi delle vicende politico-amministrative e tengono sotto controllo la situazione. Non ci vuole un eccessivo sforzo di fantasia, basta dare un'occhiata alle compiacenti cronache di alcuni giornali per rendersi conto che sono sempre in corsa personaggi che il buon Montanelli, che usò questo epiteto per il sempiterno Fanfani, avrebbe definito i "rieccoli".
Un esempio per tutti, il ritorno sulla scena di Pietro Fuda: se il nuovo è rappresentato dall'ex assessore regionale ed ex senatore, ed anche ex amministratore unico della Sogas, siamo davvero messi male. Facciamo in modo che questa nebbia, questa cortina fumogena che sta calando sui malcapitati elettori, si diradi, prima che sia troppo tardi.

26/03/11

ELEZIONI COMUNALI, QUANDO NON E' IL CITTADINO A SCEGLIERE I CANDIDATI


La città invasa dai rifiuti, uno spettacolo deprimente

Rifare il trucco alle città, in tempo di elezioni, era ormai diventata una tradizione, l'occasione per veder riparate strade da anni abbandonate, casupole..... centenarie venivano demolite, i rifiuti raccolti sollecitamente, era il modo, per gli amministratori uscenti, di farsi perdonare dagli elettori, promettendo di essere più bravi per il futuro, insomma per ottenere ancora una volta il loro consenso.
Tornando a Reggio, come ormai faccio da anni, per brevi periodi, mi aspettavo di vedere squadre di netturbini al lavoro, strade pavimentate, marciapiedi rifatti, il solito clima pre elettorale. Niente di tutto questo, solo uno spettacolo desolante, dovunque sporcizia, abbandono, strade anche del centro trasformate in crateri lunari, al punto da indurre il buon Giusva Branca, col suo seguitissimo Strill.it, a promuovere una originale iniziativa, quella di "adottare" le centinaia di buche che mettono a repentaglio non soltanto gomme e ammortizzatori delle auto, ma anche la pubblica incolumità.
Una campagna elettorale strana, nell'aria si coglie un senso di sfiducia, quasi d'insofferenza, i candidati o aspiranti tali, questo si sa, sono al lavoro da mesi, ma lo fanno quasi clandestinamente, cercando di andare a bussare alle porte "giuste".
I voti non sono custoditi nel cassetto di casa, era solito dire un vecchio politico democristiano degli anni passati e Dio solo sa quanto siano rivalutati quei personaggi che, al cospetto dei loschi figuri che si presentano oggi sulla scena politica, ci appaiono come giganti. Mi piace ascoltare la gente cosiddetta comune, quella che si raccoglie agli angoli delle piazze, davanti ai bar, alle edicole, che siede sulle panchine dei giardini pubblici.
Quasi tutti hanno già ricevuto, per le vie più diverse, la segnalazione, l'invito a votare per l'uno o per l'altro e, puntualmente, si sono rinnovate le promesse, in cima alla lista posti di lavoro che sono soltanto nei sogni.
Da destra, per volere del mammasantissima Scopelliti, si è deciso il candidato sindaco, e la gente è cortesemente pregata di votarlo, anche se non lo conosce, anche se in questi giorni è dovunque, il volto sorridente compare sui giornali, tutti i problemi di questa disgraziata città troveranno una soluzione, appena il "nominato" andrà ad occupare la poltrona più ambita di palazzo San Giorgio.
Votare e basta, "vuolsi così colà dove si puote" avrebbe scritto il sommo Poeta, non importa se l'immondizia s'accumula se non c'è una strada, dicasi una, che possa essere definita tale, se la disoccupazione sale alle stelle, i negozi chiudono, gli episodi di micro criminalità s'intensificano, i boss hanno altro cui pensare e i "picciotti" sono più liberi per le loro scorrerie.
 Vorrei spiegare, ma non so come farlo, specialmente ai giovani, questa categoria sociale alla quale tanto accoratamente si rivolgono i politici, per chiederne il consenso, perchè dovrebbero dare il voto, facendoli eleggere, sindaco compreso, a personaggi calati dall'alto e che, il giorno dopo, dimenticheranno tutto quanto hanno promesso.
Intanto, in attesa del voto, teniamoci la spazzatura, l'ennesimo commissario, i soliti convegni mascherati da eventi culturali, e che servono solo a mettere in vetrina gli aspiranti amministratori, poi i soldi cominceranno a girare, per i soliti maneggioni in servizio permanente. Che tristezza!

22/03/11

DOPO LA FALLARA CHI ALTRO INGHIOTTIRA' QUEL BUCO NERO DI PALAZZO SAN GIORGIO?


Reggio durante una delle notti bianche degli anni scorsi
 Potrà sembrare strano, ma è proprio così. Il clima che si respira in questi giorni, attorno ai palazzi del potere cittadino, dentro quello che è intitolato al patrono San Giorgio, mi ricorda i giorni della Tangentopoli, delle monetine scagliate contro l'auto di Craxi, delle manette che scattavano in continuazione, del folto gruppo di "nani e ballerine" che scompariva, si squagliava come neve al sole, un'era chiudeva precipitosamente i battenti.
A meno di due mesi dalle elezioni che dovrebbero portare al rinnovo della classe dirigente comunale, ma tutti sanno che non sarà così, il caso dell'assurda morte di Orsola Fallara, la "maga" dei bilanci durante il regno di Giuseppe Scopelliti, continua a tenere ben desta l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica che ancora non s'è ripresa dallo sconcerto per la conclusione tragica della vicenda.
Dentro quello che, solo qualche anno fa, qualcuno non esitò a definire il palazzo più sporco della città, s'è aperto un cratere, un buco nero nel quale, dopo la Fallara, rischiano di finire altri personaggi che non potevano non sapere e che, dietro una sorta d'immunità che ognuno si chiede da dove e da chi venga garantita, continuano a muovere le fila della politica, indicando candidati, "condannando" i nemici o presunti tali, tenendo ben saldi i piedi in due staffe, circondati da una corte di personaggi sui quali qualcosa da dire ci sarebbe, ma con un'inchiesta della magistratura in corso, senso di responsabilità vuole che non si aggiunga altro.
La foto che ho messo a corredo di questa modesta riflessione è tratta da un servizio di Marco Oteri, una visione notturna di Reggio, dei tempi delle notti bianche, delle sfilate costosissime di attricette scosciate, tronisti, sotto la regia d'un personaggio che in questi mesi abbiamo imparato a conoscere, dopo che è scoppiato lo scandalo delle cosiddette "notti di Arcore", e cioè l'ineffabile ex parrucchiere Lele Mora, aspirante a un seggio in Parlamento.
La Fallara, e certamente non a sua insaputa, le mani su questa sfortunata città era riuscita a metterle, assieme a quelle altrettanto rapaci dei suoi compagni di cordata, dei politici "padroni" dei partiti, dei professionisti del voltagabbana, gente che, dalla sera alla mattina, fa il salto da destra a sinistra, passando per il centro, a vederli, purtroppo spesso, sugli schermi di emittenti locali, viene un senso di nausea.
La gente ci chiede perchè c'è tanta paura di indagare su come è stata amministrata Reggio, di "leggere" seriamente il bilancio d'un Comune che viene definito addirittura virtuoso, ma che non riesce a far fronte neppure a minime incombenze finanziarie.
Certamente, Orsola Fallara s'è portata nella tomba tanti segreti, s'è sacrificata per salvare chi, proteggendola,  aveva consentito a lei di guadagnare tanti soldi pubblici, ma anche di ottenere il consenso popolare a suon di migliaia di voti. L'arroganza del potere, le gigantografie, lo spazio smisurato anche a dichiarazioni che non sanno di niente, tutto ciò può non bastare se la verità, che cammina con i suoi piedi, verrà cercata e trovata e, in quel buco nero, finiranno in tanti.

17/03/11

QUEL GIORNO DI PRIMAVERA NEL VALLONE DI ROVITO, COSI' C'INSEGNAVANO AD AMARE LA PATRIA

Il sacrario dei fratelli Bandiera a Cosenza
La memoria, a una certa età, comincia a fare brutti scherzi: ricordi perfettamente avvenimenti che, magari, risalgono a molti anni fa, e dimentichi quelli più vicini. La ricordo come fosse oggi quella giornata di tanto tempo fa, una mattinata limpida di primavera.
Siamo usciti dalla scuola media di piazza Cappello, a Cosenza, noi della prima  classe, in fila per due, ordinati e silenziosi. L'insegnante di lettere, non mi sovviene il nome (pazienza!) ci ha fatto una sorpresa: oggi, aveva annunciato, la lezione di storia la facciamo fuori, andiamo al vallone di Rovito, dove furono fucilati due patrioti dei quali vi parlerò. 
Si va a piedi, il tragitto non è lungo, ognuno di noi si chiede cosa la severissima prof s'è inventata, magari vorrà interrogarci pure. Sono il più piccolo della classe, vengo da Rieti, dove ho fatto le elementari, poi mio padre, militare di carriera, è stato trasferito a Cosenza, dalle suore del Bambin Gesù della città natale mi hanno fatto "saltare" la quarta e quindi ho fatto la licenza elementare un anno prima.
All'improvviso, in una piccola vallata, con grossi alberi di castagno, una croce di marmo, mazzi di fiori, un cancello, lì, nel 1844, spiega la professoressa mentre tutti l'osserviamo naso all'insù, due fratelli, Attilio ed Emilio Bandiera, veneziani, ufficiali della marina austriaca, furono fucilati dalle milizie borboniche.
Quanta emozione, mentre ci avviciniamo a quella che c'era sembrata la tomba di questi due eroi, ma non è così, la nostra guida (che splendida insegnante era, ce ne fossero al giorno d'oggi) spiega che i corpi, dopo un periodo in cui furono seppelliti in chiesa, sono stati portati nella loro città.
Ci accovacciamo per terra, quaderni aperti, ognuno prende appunti, la leggenda di questi patrioti caduti perchè credevano di poter battere gli invasori ha riempito a lungo i miei sogni di ragazzino, la fantasia galoppa, a casa scrivo il resoconto di questa giornata: senza accorgermene, sto facendo il primo lavoro per quello che diventerà il mio mestiere.
Il vento sferzava le chiome degli alberi, piegati quasi volessero proteggere quel luogo a me apparso sacro: dietro la morte violenta dei fratelli Bandiera e di altri loro compagni d'avventura, c'era stato un tradimento, una cosa ignobile, indegna di chi vuol vivere cristianamente nel rispetto delle idee altrui. Non fatelo mai nella vita, raccomandò la professoressa di lettere, la sua figura ogni tanto mi torna davanti agli occhi e la rivedo alta, i capelli raccolti sulla nuca, mentre ci invita ad improvvisare, sull'atlante geografico, un viaggio che ci piacerebbe fare.
La scuola, ai miei tempi, educava per prima cosa le coscienze, impartiva il sapere, formava ragazzi e adolescenti perchè potessero affrontare la vita senza timori, amando la famiglia e la Patria. Sono giorni, questi, in cui certi valori vengono "ripescati", salvo essere accantonati non appena finita la festa. Ai miei figli ho sempre chiesto, ovunque si trovassero, per studio o per lavoro, di sentirsi sempre orgogliosi d'essere italiani.

15/03/11

GIORNALI IN CRISI, GLI ERRORI DEGLI ALTRI NON RICADANO SU CHI NON HA COLPE

Andrea Camporese presidente Inpgi
L'Inpgi, istituto di previdenza dei giornalisti italiani "Amendola", è una delle realtà  più solide, in varie occasioni si è cercato di annettere allo Stato quella che per anni è stata una gallina dalle uova d'oro, con bilanci in grande attivo, consistente patrimonio immobiliare, organizzazione territoriale efficiente.
Per i lavoratori della carta stampata, siano essi pubblicisti o professionisti, rappresenta la garanzia di pensioni adeguate, di assistenza ai disoccupati, la possibilità di ottenere mutui e prestiti a tassi agevolati, alloggi, insomma il porto sicuro per chi svolge questa professione.
I giornalisti, per difendere questa loro creatura, hanno dovuto anche scioperare contro l'iniziativa di qualche governo che avrebbe voluto gettare l'Inpgi nel gran calderone dell'Inps. Anche per quest'anno, come puntualmente gli iscritti vengono informati sia tramite la rivista che sul sito internet, il bilancio si è chiuso con cifre importanti alla voce attivo, le annualità di pensione per i prossimi trent'anni sono assicurate ma, come il presidente Andrea Camporese non ha mancato di sottolineare in più occasioni, il rischio è dietro l'angolo.
La grave crisi che investe il mondo dell'editoria (ultimo, clamoroso, esempio, quella di Gazzetta del Sud, considerata fino ad ora un colosso dell'informazione nel Mezzogiorno) non può non avere riflessi sul bilancio Inpgi. Pre pensionamenti, disoccupazione in crescita, ricadono sulle casse dell'Istituto e non si riesce ancora a immaginare quando questa emorragia di lettori si arresterà e la pubblicità tornerà copiosa sulle pagine dei quotidiani.
Non è difficile prevedere che, tra qualche anno, se non ci sarà una decisa inversione di tendenza, la situazione finanziaria dell'Inpgi potrebbe diventare difficile con conseguenze al momento non ipotizzabili. Nella nostra categoria, sia tra i colleghi in attività che tra quelli in pensione, e che per decenni hanno alimentato coi loro versamenti il patrimonio dell'Istituto, regna un diffuso malessere. Perchè, ci si chiede, dobbiamo pagare anche noi per gli errori di editori improvvisati, di scelte editoriali sbagliate, di giornali che perdono ogni giorno copie e non riescono più a intercettare gli umori e i desideri della gente. Eccesso di politica, spesso in direzione dei soliti personaggi magari legati personalmente a giornalisti che "fanno" la cronaca politica, scarso interesse per i veri problemi delle città, dei giovani, del mondo del volontariato.
Pertanto, dalla sera alla mattina, spuntano i bilanci in grave perdita, gli annunci di esuberi, cassa integrazione, mobilità interna. Giornali che già non sono di gradimento, ridotti nelle risorse umane e magari anche di spazi, come potranno risalire la china?.
 Ora è troppo tardi, certe scelte andavano fatte anni fa, quando il mondo, dopo l'11 settembre, cominciava a girare diversamente e il web portava nelle case un fiume di notizie, un'autentica rivoluzione che ha trovato impreparati vecchi "padroni del vapore" e direttori ormai anchilosati dietro le loro scrivanie, mentre nelle redazioni, con stipendio sicuro, ognuno ha tirato, come si suol dire, i remi in barca. Adesso si paga un conto pesantissimo e le colpe altrui ricadono, purtroppo, su chi lavora e vede in pericolo il futuro per se stesso e la famiglia. Al presidente Camporese mi permetto, umilmente, da collega, di stare ben attento, prima di concedere l'avvio di stati di crisi che finiscono col ricadere su chi non ha colpa.

13/03/11

SEGUIAMO L'INVITO DI RADIOSEI, I GIOVANI DEVONO AMARE LA BANDIERA E L'INNO NAZIONALE

C'è una radio romana che seguo spesso, come i miei affezionati lettori sanno: è Radiosei, il regno di Gianni Elsner, attore, ex deputato radicale, popolarissimo nella Capitale, a più di un anno dalla sua prematura scomparsa ancora lo ricordano, è nata una Fondazione, si organizzano spettacoli in sua memoria.
E' la radio ufficiale dei tifosi laziali ed io che sono sull'altra sponda del Tevere, quella giallorossa, la amo ugualmente, per il ruolo che svolge nella città eterna, per i temi sociali che affronta, per la simpatia degli "allievi" di Elsner che ne continuano l'opera.
In questi giorni, uno dei conduttori più noti, Francesco Troncarelli, grande esperto di musica, sta portando avanti un'iniziativa a sfondo, diciamo così, patriottico. Visto che nel nostro Paese, specie tra i giovani, si sta perdendo il senso dell'italianità, lo spirito di bandiera che altri popoli hanno, al punto che sono in molti a non conoscere l'inno nazionale, Troncarelli ha pensato bene di organizzare un programma, nell'ambito di "Te lo faccio vedere chi sono io", che era il cavallo di battaglia del compianto Elsner.
Vengono mandate in onda canzoni che nel testo contengono la parola Italia: e debbo riconoscere che, l'altra notte, ascoltando la replica del programma, mi sono commosso nel sentire Mino Reitano urlare tutto il suo amore per la Patria con la canzone, scritta per lui da Umberto Balsamo, che porta proprio il titolo "Italia".
Il conduttore ha tracciato un ritratto di Mino davvero pregevole, rivalutandone alla grande le doti artistiche e sottolineando come spesso il cantante calabrese non sia stato adeguatamente ricompensato da pubblico e critica.
Tutti ricorderanno la memorabile serata a "Porta a Porta" e il duetto con un giovane Umberto Bossi, stonatissimo, ogni tanto, in questi giorni, qualche tv l'ha riproposto, il giusto omaggio a Mino che, oltre ad "Italia", ha portato al successo in tutto il mondo altre splendide canzoni.
In questi momenti difficili, per tutti noi, un richiamo al senso dello Stato ci sembra quantomai opportuno, mettiamo la bandiera tricolore, per la quale in tanti hanno versato e continuano a farlo, il sangue, alle nostre finestre, in famiglia e nelle scuole invitiamo figli e scolari ad imparare l'inno nazionale, il nostro, checchè se ne dica, è molto bello, Mameli era poco più che ventenne quando lo scrisse.
Dimentico d'essere romanista quando ascolto Radiosei e mi sento anche ancor più orgoglioso d'essere italiano.

11/03/11

SCOPELLITI INDAGATO PER IL CASO FALLARA? SI RISVEGLIA IL "VULCANO" DEL '92


In Procura si lavora al caso Fallara
Era l'estate del 1992, alla vigilia dell'esplosione della Tangentopoli reggina, in città cominciavano a diffondersi le prime voci sulla collaborazione del sindaco in carica, il giovane Agatino Licandro, figlio d'arte politicamente, dagli amici chiamato affettuosamente Titti.
Un politico e un avvocato parlano al telefono non sapendo che i carabinieri incaricati dai sostituti Roberto Pennisi e Giuseppe Verzera li stanno ascoltando, il tono della voce è concitato, la conversazione si conclude con una frase che venne sfruttata dai cronisti, i soliti cinici cronisti, per i titoli: "quello sta parlando, qua si apre un vulcano".
Questa frase mi è tornata alla memoria stamattina quando, prestissimo, un amico mi ha letto l'articolo del "Quotidiano della Calabria", che ormai ci ha abituati alle esclusive in tema di cronache giudiziarie, sull'interrogatorio del governatore ex sindaco di Reggio Giuseppe Scopelliti, da parte dei magistrati che indagano sul caso Fallara, dopo la tragica scomparsa per suicidio della ex dirigente comunale del settore finanze.
Ovviamente, non conosco i particolari dell'interrogatorio, alla presenza del difensore, e quindi con Scopelliti in veste d'indagato, ma i tanti anni di frequentazione dei palazzi di giustizia, delle aule dei tribunali mi consentono di ricavare, dalle mie impressioni, e dalla lettura in questi mesi, di quanto apparso sulla stampa, non di tutta, purtroppo, alcune considerazioni.
Prima di tutto, la presenza del procuratore capo Pignatone e di altri sostituti, tutti con notevole esperienza, induce a pensare che la vicenda Fallara, e, a seguire, quella del suo compagno architetto Labate, abbia assunto una particolare rilevanza, al punto da dover muovere contestazioni, o quantomeno rivolgere precise domande proprio a colui che la Fallara aveva sempre sponsorizzato e difeso, mettendole, si può dire, nelle mani le chiavi della finanza comunale.
Lo scoop del "Quotidiano" (complimenti al collega Baldessarro e agli altri della redazione) ha varcato i limiti regionali ed ha avuta eco anche negli ambienti politici della Capitale, io stesso ne ho preso contezza essendo stamane presente, assieme ad un collega giornalista parlamentare a Montecitorio, per seguire una conferenza. Sono sempre stato convinto che la triste vicenda che ha avuto come sfortunata protagonista Orsola Fallara avrebbe avuto, e certamente ne avrà, conseguenze giudiziarie. E certamente non servirà smentire, negare sapendo quello che tutti, a Reggio, sapevano, contando sul fatto che l'unica persona in grado di dire la verità, purtroppo, non potrà più parlare.
Il vulcano, dopo tanti anni, potrebbe cominciare ad eruttare, e per molti s'annunciano giorni difficili. In tanti si chiedono come anche Calabria Ora abbia ignorato un così importante fatto di cronaca giudiziaria, e se ne meravigliano. Al contrario, il giornale una volta leader sulla piazza, ha semplicemente fatto ciò che, ormai da tempo fa: anche oggi una bella maxi foto del presidentissimo, ovviamente sorridente. In altri tempi, in redazione si sarebbero alzate in aria, come si diceva, le scrivanie, ma gli editori di quel giornale hanno attualmente problemi più grossi.

10/03/11

DEMETRIO CRUCITTI DIRETTORE DELLA SEDE RAI CALABRESE, UN RITORNO NELLA SUA TERRA

La sede Rai della Calabria
 Demetrio Crucitti, ingegnere esperto in telecomunicazioni, nato a Reggio Calabria dove ha vissuto fino agli inizi degli anni Ottanta, è il nuovo direttore della sede Rai calabrese. La notizia, anticipata dal quotidiano web Newz.it, diretto da Fabio Papalia, è stata confermata dai vertici dell'azienda. Il decreto di nomina di Crucitti è stato firmato dal direttore generale, l'insediamento nella moderna struttura che sorge in territorio di Rende, avverrà nei prossimi giorni.
Il neo dirigente, che proviene da Roma, dove ha svolto gran parte della sua carriera in Rai, iniziata nel 1986 a seguito d'una selezione pubblica per ingegneri, figlio di un dirigente di prefettura, cui è intitolata una fondazione che si occupa di problematiche sociali, ha accettato con grande entusiasmo il ritorno nella sua terra.
Per la colonia di calabresi che vive nella Capitale, e che vanta presenze illustre in vari campi, dalla politica alla medicina, dal giornalismo all'arte e alla cultura, la nomina di Demetrio Crucitti non è stata certamente una sorpresa essendo le sue qualità professionali e umane ben note.
Oltre a svolgere in Rai importanti incarichi, Demetrio Crucitti si è fatto apprezzare anche per la sua attività in seno all'Ordine degli ingegneri romani: organizzatore di eventi e meeting, anche a livello internazionale, adesso intende mettere al servizio della sede calabrese la sua esperienza e certamente si segnalerà per impegno e umanità.
A Demetrio, che mi onora d'una antica amicizia, gli auguri più affettuosi per il prestigioso riconoscimento che onora la Calabria. Per tanti che partono, c'è ogni tanto qualcuno che ritorna.



09/03/11

PIOVONO MILIONI SULLA CALABRIA, MA RICORDIAMOCI CHE E' TEMPO DI ELEZIONI

Il blog, oltre ad essere una "tua" finestra sul mondo, ti consente di conoscere, anche se soltanto via web, persone che, nella vita, non riusciresti mai ad incontrare, e ti accorgi, quando per motivi familiari o professionali, prendi qualche giorno di pausa, di come i lettori, ormai sempre più numerosi, sentano la mancanza delle modeste riflessioni che da un paio d'anni offriamo alla valutazione degli appassionati internauti.
Che grande invenzione internet, dovunque ti trovi non perdi mai il contatto con le realtà nelle quali vivi e, nel mio caso, il Lazio e la Calabria, essendo ormai da tempo un "emigrato" di lusso, come amiamo definirci noi calabro-romani in occasione di amichevoli incontri sotto il Cupolone.
Leggendo le cronache aggiornate si può dire minuto per minuto degli ormai numerosi quotidiani web abbiamo appreso, oltre alle ormai solite notizie sull'assalto che la magistratura sta dando alle organizzazioni criminali, della vera e propria pioggia di finanziamenti che sarebbero in arrivo, in particolare nella città di Reggio Calabria e nella sua provincia.
E' un susseguirsi di dichiarazioni, conferenze stampa, presentazioni varie, un balletto di milioni di euro che riempirebbe di gioia i calabresi e farebbe loro guardare al futuro con rinnovate speranze. Ma c'è un però: tra due mesi si vota per le amministrative, comunali e provinciali e la cosa, per chi negli anni ne ha sentite e viste di cotte e di crude, puzza un pò.
Facciamo un  esempio per tutti: la strada a scorrimento veloce o "direttissima", come venne chiamata in origine, che dal rione Gallico di Reggio Calabria, in pochi minuti, dovrebbe portare gli amanti della montagna a Gambarie d'Aspromonte.
Dopo aver appreso che, finalmente, tra il compiacimento generale, con solita ondata di dichiarazioni da destra a sinistra passando per il centro, i soldi per completare la strada tanto attesa ci sono, ho scartabellato nel mio archivio, ed ho trovato un fascicoletto un pò ingiallito. Dentro, qualche foto datata di Gambarie, uno schizzo tracciato da qualche ingegnere, un articolo con relativa intervista al sindaco di Santo Stefano in Aspromonte, dottor Giuseppe Poeta.
Il giornale era "Il Nuovo Sud", settimanale nato per volontà dell'armatore Amedeo Matacena e diretto da Ugo Sardella, mio maestro alla Tribuna del Mezzogiorno, il testo potrebbe andar bene anche al giorno d'oggi, soltanto che è stato scritto nel 1970.
Naturalmente, vogliamo essere ottimisti ad ogni costo ma temiamo seriamente che, passate le elezioni, tutto torni come prima, coi tempi biblici necessari agli elefantiaci apparati burocratici di Provincia e Regione per dare il sospirato via libera all'appalto.
Euro come noccioline, migliaia di assunzioni di giovani disoccupati, la primavera che incombe dovrebbe, stando a quanto i nostri sorridenti politici, con in testa il presidentissimo Giuseppe Scopelliti, passare alla storia come quella in cui la Calabria sentì arrivare, come avrebbe scritto Leonida Repaci, il "suo" giorno.
Le cosiddette grandi opere, con in testa il ponte sullo Stretto, portano lavoro e benessere, ma sollecitano gli appetiti delle temibili famiglie mafiose che, purtroppo, ancora imperano sul nostro territorio. Riusciremo a tenerle lontane dal "tesoro" che lo Stato ha messo a disposizione di quel lembo di terra ballerina, e dei suoi generosi ma sfortunati abitanti?.