29/11/11

MAURIZIO HA RAGGIUNTO TOM E PATRIZIA NEL REGNO DEI CIELI


La famiglia Maestrelli al completo in una foto d'archivio 
C'è una fotografia che da anni custodisco gelosamente: è stata scattata allo stadio di Reggio Calabria, che allora si chiamava Comunale, e che è stato intitolato all'indimenticato presidente della Reggina, Oreste Granillo. Era l'ultima partita del trionfale campionato 1965-66 vinto dagli amaranto che conquistarono l'agognata promozione in B, in panchina c'era Tommaso Maestrelli, un pisano diventato barese d'adozione. La foto è della formazione che Tommaso, Tom per gli amici, mandò in campo per la passerella finale: in braccio a Carlo Mupo, uno dei fedelissimi del mister che l'aveva voluto a Reggio, nonostante fosse considerato alla fine della carriera, ci sono due bimbetti, con un caschetto biondo che quasi copre loro gli occhi. Sono i due figli maschi del mister, Maurizio e Massimo, hanno poco più di due anni, sono arrivati quando le due sorelle Patrizia e Tiziana erano già grandi.
L'ho cercata, quella foto, nella notte in cui m'è giunta la tristissima notizia della morte di Maurizio, che è andato a raggiungere in Cielo il papà, scomparso a 54 anni, e la sorella Patrizia, tutti e tre sconfitti dallo stesso, inesorabile, male. Sapevo che Maurizio stava male, ascolto, da romanista, anche la radio laziale per eccellenza, Radiosei, che ieri ha dedicato una bellissima trasmissione al figlio del mister del primo scudetto biancazzurro.
Tra le tante telefonate giunte in radio, particolarmente significativa quella d'un tifoso non più "verde", Giorgio, che Maestrelli e la sua famiglia aveva frequentato a lungo, in quegli anni. Lasciata Reggio, dopo tanti trionfi, Tommaso Maestrelli, passando per Foggia, era approdato alla Lazio: se la malattia non l'avesse fermato, certamente c'era una importante società che aveva pensato a lui e si parlava persino di Nazionale.
Sono stato amico dei Maestrelli: da giovane giornalista sportivo in forza alla "Tribuna del Mezzogiorno", seguivo la squadra nei ritiri e nelle trasferte. Spesso, il lunedì, invece di tornare a Reggio, accompagnavo Tom, dopo massacranti viaggi in treno, a Bari e la signora Lina preparava le orecchiette. Avevano potuto comprare con i primi guadagni un bell'appartamento nella zona residenziale. Dopo una vittoria proprio contro il Bari, io e altri amici di Tommaso, ricordo uno per tutti, il farmacista Gianni Sculli, (anche lui non c'è più) fummo ospiti per una serata indimenticabile: cena straordinaria e lunghe partite a carte.
Grandissimo pokerista, Tom, quasi sempre, a un tavolino del bar Parisi, sul corso Garibaldi di Reggio, sfidava Sculli, Vincenzo Tornetta, Paolo Marra, uno dei miei maestri, lo stesso ragionier Parisi, presenti talvolta io e Mimmo Morace, che scriveva per il Corriere dello sport di cui diventerà direttore.
Maurizio e Massimo erano i suoi portafortuna, quando sono arrivati loro, era solito ricordare, qualcosa è cambiato nella mia vita. Perduto il padre, non si sono allontanati dal mondo del calcio e dalla Lazio, restando sempre vicini a mamma Lina, donna coraggiosa, che ha affrontato anche quest'ultima bufera che s'è abbattuta sulla sua famiglia. Che atroce destino!. Roma s'è raccolta attorno a loro, con un affetto che ha superato ogni confine, i colori delle maglie non contano. Maurizio è andato a raggiungere il papà e la sorella. Cosa darei per sapere se, veramente, (ma da credente non posso che avere certezze) nel regno dei cieli incontreremo le persone care che hanno lasciato questo mondo. Tom lo troverei con l'inseparabile pipa e il suo sorriso col quale m'accoglieva nel suo stanzino allo stadio, finito l'allenamento.

25/11/11

I GIORNALISTI TERRORISTI E GLI "AVVERTIMENTI" DI ARENA


Il sindaco Demetrio "Demi" per amici Arena
Il sindaco Arena, dicono quelli che fanno parte del suo staff, s'è arrabbiato di brutto. E allora, convocati i giornalisti amici, quelli noti per essere pronti a correre in...soccorso del vincitore di turno, come avrebbe detto Flaiano, ha dato fondo a tutto il risentimento nei riguardi di quei cronisti che non ne vogliono sapere di nascondere le notizie e si ostinano a pubblicare anche quelle scomode.
Si, anche quando si tratta solo di "pettegolezzi" (proprio così) e di malevole insinuazioni da parte di gentaglia che, non avendo nulla da scrivere, si mette a criticare un "modello" invidiato da tutta Italia. Il sindaco telecomandato, come dicono i soliti maligni, sempre quelli, che vogliono la rovina della città, se l'è presa anche con i blogger, come il sottoscritto, noti perditempo, che criticano senza nulla sapere dei "miracoli" che Arena, sempre affiancato da un assessore notoriamente amico degli amici, sta compiendo ogni giorno.
Lo dico senza alcuna reticenza: le considerazioni di Arena, riportate tramite la penna di un rinomato tuttologo del giornale un tempo leader su piazza, mi lasciano totalmente indifferente, dalla distanza di 758 chilometri le cose vengono viste diversamente, le notizie, belle e brutte, arrivano, grazie a Dio ci sono altri mezzi d'informazione che non  fanno da reggiconda al sistema che, ormai da qualche anno, avvolge come in una nebbia mefitica, una delle città più belle del mondo.
Qualche collega romano approfitta per punzecchiarmi, credendo che io sia risentito per essere stato da Arena (guardatevi dagli incolonnatori di numeri, siano essi ragionieri o commercialisti, era solito dire un mio ex direttore) accomunato a quei pericolosi individui che farebbero parte d'una cricca con l'unico scopo di mandare all'aria quanto di buono i nostri amministratori, anche se nessuno sembra accorgersene, stanno facendo. 
Se far parte d'una cricca (che brutta parola) vuol dire denunciare il marcio che c'è nella politica, le pericolose frequentazioni di amministratori sempre presenti, sorridenti, sulle pagine delle stucchevoli cronache cittadine, e tanto altro ancora, allora m'iscrivo d'ufficio a questo sodalizio, ammesso che esista.
Il sindaco, e chi glielo ha consigliato, avrebbero fatto cosa buona e giusta se avessero scelto la strada del silenzio, rispondendo con operosità e impegno alle critiche e dando qualche buon esempio, cominciando con l'allontanare quei soggetti la cui collusione con le cosche è risultata palese. Troppo facile convocare alcuni ossequienti giornalisti (!) e sparare alzo zero contro colleghi di questi ultimi, senza che nessuno abbia fatto la cosa migliore: alzarsi e andarsene.

23/11/11

CICCIO FRANCO, LA SUA MEMORIA OFFESA DA CHI NON L'HA MAI CONOSCIUTO


Potesse parlare ancora, da dove si trova, Ciccio Franco ne direbbe certamente quattro a quelli che, approfittando d'una cerimonia per ricordarne i vent'anni dalla scomparsa, hanno voluto mischiare il sentimento alla vendetta, prendendosela con una presunta "cricca" di giornalisti che si.....divertirebbero attaccando a più riprese l'onnipotente e fotografatissimo presidente della giunta regionale.
Io credo che un politico, sia esso il semplice consigliere d'un piccolo comune, o financo un ministro, dovrebbe prendere esempio da un genio come Giulio Andreotti, che in settant'anni di vita parlamentare, non ha mai querelato un giornalista. E non ha neppure mandato una smentita (che è sempre una notizia data due volte, a beneficio di chi l'avesse persa) anche quando si è pubblicato di tutto contro di lui.
Invece, il nostro presidente con scorta al seguito e fotografo personale pagato coi soldi del contribuente, ha dichiarato guerra a quei colleghi che osano disturbare il manovratore, usando termini da osteria.
Certo, se il risultato è stato quello di far compattare la categoria, con prese di posizione assai ferme e non soltanto dagli organismi sindacali dei giornalisti, l'affondo del presidentissimo noto per le sue battaglie contro la mafia, tanto da far temere per la vita e assegnargli adeguata protezione, si è risolto in un totale naufragio.
Potrei anche essere d'accordo, per esperienze personali, sulla discutibilità di qualche collega, i cui trascorsi politico-giudiziari non gli impediscono di pontificare, di ergersi a moralizzatore un tanto al chilo, come avrebbe detto Enzo Biagi, e di continuare a far parte d'una ristretta cerchia di cui sono parte, purtroppo, anche alcuni magistrati. Ma questa è un'altra storia, invito ancora una volta i miei affezionati lettori a sfogliare le pagine del pregevole volume di Gioacchino Genchi, lo sò, è corposo, ma vale la pena. Poi, tante cose, le capirete da voi e vi renderete conto da quale pulpito vengono certe prediche.
Ora che Silvio non garantisce più nulla, che Bobo Maroni non governa il Viminale, qualcosa potrebbe cambiare per quei mammasantissima della politica che mal tollerano chi, specie se giornalista, faccia il suo dovere d'informare.
Ciccio Franco, cui rivolgo un deferente pensiero, non avrebbe mai gradito che, quando lui si sacrificava per la sua città era poco più d'un bambino, approfittasse di qualche minuto di raccoglimento davanti alla stele che lo ricorda, per togliersi qualche...sassolino dalle scarpe. Ma il modo è stato sbagliato, l'ennesimo scivolone che rischia di lasciare tracce pericolose.

12/11/11

CASO MORISANI, QUANDO LA MAFIA ENTRA NEL PALAZZO

Vogliamo essere garantisti fino in fondo, ma il caso c'è, e non possiamo nasconderlo. Un assessore del "modello Reggio", cui è stato affidato uno dei settori più delicati dell'amministrazione comunale, quello dei lavori pubblici, il più esposto a infiltrazioni mafiose, è stato in vari momenti intercettato dagli investigatori durante colloqui con personaggi certamente legati a cosche della 'ndrangheta della zona nord della città.
E non in occasioni sporadiche e non con mezze tacche o piccoli faccendieri della politica locale, ma con esponenti di primo piano.
Noi, che siamo garantisti, diciamo, come ha fatto il giudice, che non emergendo circostanze penalmente rilevanti, l'assessore Morisani, vaga somiglianza con il leader dell'Udc, Casini, e spesso ospite delle pagine locali dei quotidiani, non è indagabile. Ma il suo comportamento, checchè se ne dica, per uno che fa politica, è sicuramente censurabile dal punto di vista dell'etica e del modello di vita cui un pubblico amministratore dovrebbe ispirarsi.
Tutti si sarebbero aspettati che il sindaco Arena, e il governatore Scopelliti, al cui "modello" Morisani è vicino, facessero il passo più logico, quello di invitarlo a mettersi da parte, se non altro per sgombrare il campo da ogni sospetto, visto che ogni giorno ci si riempie la bocca (e anche le colonne dei giornali) di trasparenza, legalità, lotta alla mafia, e via discorrendo.
L'opposizione, ammesso che ce ne sia una degna di tal nome, ha lanciato qualche strillo, ma d'iniziative serie, almeno così mi pare, (vivendo altrove non sono tanto ben informato) non se ne sono viste.
Qualcosa il prefetto Varratta, senza dubbio uno dei migliori uomini che il Governo in questi anni ha destinato a Reggio Calabria, avrà comunicato "a chi di competenza", e al ministero dell'Interno è in vista il cambio.
Ci sono poi le notizie venute fuori durante una deposizione dell'ex comandante del Ros su "presenze" eccellenti ad un party organizzato da qualcuno molto vicino ad una temibile cosca che ancora governa in città. Se la mafia entra nel Palazzo, la politica cede il posto al malaffare, e la gente non vuole questo.