Vogliamo essere garantisti fino in fondo, ma il caso c'è, e non possiamo nasconderlo. Un assessore del "modello Reggio", cui è stato affidato uno dei settori più delicati dell'amministrazione comunale, quello dei lavori pubblici, il più esposto a infiltrazioni mafiose, è stato in vari momenti intercettato dagli investigatori durante colloqui con personaggi certamente legati a cosche della 'ndrangheta della zona nord della città.
E non in occasioni sporadiche e non con mezze tacche o piccoli faccendieri della politica locale, ma con esponenti di primo piano.
Noi, che siamo garantisti, diciamo, come ha fatto il giudice, che non emergendo circostanze penalmente rilevanti, l'assessore Morisani, vaga somiglianza con il leader dell'Udc, Casini, e spesso ospite delle pagine locali dei quotidiani, non è indagabile. Ma il suo comportamento, checchè se ne dica, per uno che fa politica, è sicuramente censurabile dal punto di vista dell'etica e del modello di vita cui un pubblico amministratore dovrebbe ispirarsi.
Tutti si sarebbero aspettati che il sindaco Arena, e il governatore Scopelliti, al cui "modello" Morisani è vicino, facessero il passo più logico, quello di invitarlo a mettersi da parte, se non altro per sgombrare il campo da ogni sospetto, visto che ogni giorno ci si riempie la bocca (e anche le colonne dei giornali) di trasparenza, legalità, lotta alla mafia, e via discorrendo.L'opposizione, ammesso che ce ne sia una degna di tal nome, ha lanciato qualche strillo, ma d'iniziative serie, almeno così mi pare, (vivendo altrove non sono tanto ben informato) non se ne sono viste.
Qualcosa il prefetto Varratta, senza dubbio uno dei migliori uomini che il Governo in questi anni ha destinato a Reggio Calabria, avrà comunicato "a chi di competenza", e al ministero dell'Interno è in vista il cambio.
Ci sono poi le notizie venute fuori durante una deposizione dell'ex comandante del Ros su "presenze" eccellenti ad un party organizzato da qualcuno molto vicino ad una temibile cosca che ancora governa in città. Se la mafia entra nel Palazzo, la politica cede il posto al malaffare, e la gente non vuole questo.
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