29/10/09

RENATO PROFILI, UNA VITA AL SERVIZIO DELLO STATO


Il nostro ultimo incontro la scorsa primavera ad Ischia, nell'albergo, l'Ambasciatori che, da qualche anno, mi ospita per periodi di riposo nell'isola verde, accolto con affettuosa amicizia dai cugini Conte.
Renato Profili, prefetto a Messina, Palermo e Napoli, già giovane funzionario a Reggio Calabria, si è spento dopo una breve ma inesorabile malattia: la notizia l'ho appresa dal telegiornale regionale della Campania e ne sono rimasto particolarmente scosso. Renato era un amico ed in rapporti eravamo rimasti anche dopo che lasciò Reggio per avviarsi verso una prestigiosa carriera. Ci eravamo ritrovati a Messina, dove lui era stato nominato prefetto: Una sera lo vidi arrivare al giornale e fu un incontro particolarmente intenso, parlammo a lungo di questioni calabresi, volle informarsi anche su alcune vicende messinesi, ci sentivamo spesso.
Ad Ischia, dove trascorreva i pochi giorni liberi che il lavoro gli lasciava, in una città di frontiera come Napoli, amava giocare a carte con amici e sceglieva la quiete dell'Ambasciatori, nella saletta ovattata che è stata la sede del nostro ultimo abbraccio. La malattia aveva già lasciato sul suo fisico i primi segni, ma lo trovai sereno, tutto preso dalla sua nuova attività al ministero dell'Interno. Ora che stai anche tu nella Capitale, mi disse, vieni a trovarmi, andiamo a mangiare una pizza, napoletana s'intende.
Non è stato possibile, caro Renato, ma forse, chissà, da qualche parte un domani potremmo anche rivederci. Io ci credo.

23/10/09

ESAMI GIORNALISTI: UNA SETTANTINA I BOCCIATI


Sono una settantina gli aspiranti giornalisti professionisti, su circa 400 candidati, che non hanno superato la prova scritta degli esami d'idoneità che si sono svolti il 6 scorso a Roma. Le due commissioni, presiedute dal magistrato, della Corte d'Appello, dottor Lucio Mario D'Andria, hanno completato la correzione degli elaborati e ieri, nella sede dell'Ordine nazionale, presente il segretario Enzo Iacopino, sono state aperte le buste coi nominativi di coloro che hanno sostenuto le prove d'esame consistenti in una sintesi d'un articolo scelto tra due tratti da quotidiani nazionali, un questionario su norme tecnico-giuridiche, e un articolo sulla base di tracce varianti dalla cronaca allo sport, allo spettacolo, alla moda, alla politica estera, al sindacale.
Le commissioni hanno assegnato il voto massimo allo scritto, sessanta sessantesimi, a un candidato del Veneto. Per il resto, solo in pochi hanno superato la soglia del 50. Numerosi i futuri giornalisti che affronteranno tra un mese circa le prove orali partendo dal minimo, cioè il 36.
I commissari giornalisti sono affiancati da magistrati di Tribunale, Corte d'Appello e Procura indicati dai vertici degli uffici giudiziari: il ruolo di segretario generale delle commissioni è svolto dal dottor Vincenzo Lucrezi.
Ormai da un paio d'anni, le sessioni d'esame, grazie ad una autentica "rivoluzione" che Iacopino ha portato nell'organizzazione, sono quattro e non due come in passato, che avevano la caratteristica di essere pletoriche, per il gran numero di candidati.
La qualità degli elaborati, salvo rari casi, non è stata certamente eccezionale, adesso occorrerà verificare agli orali il grado di preparazione di tanti giovani, parecchi dei quali frequentano le scuole di giornalismo autorizzate; sono presenti anche alcuni freelance e praticanti di lingua tedesca.
L'elenco ufficiale degli ammessi sarà reso noto lunedì sul sito dell'Ordine nazionale.

18/10/09

SCUSATE IL RITARDO, STO LAVORANDO PER LA CATEGORIA

Gli amici che seguono abitualmente il mio blog possono stare tranquilli: questo mio rallentamento dell'attività non è dovuto, per fortuna, ad altri motivi. E' accaduto che l'Ordine nazionale dei giornalisti mi ha rinnovato la fiducia e sono stato chiamato a far parte della commissione per gli esami di Stato e, per qualche tempo, sarò impegnato nella Capitale, dove peraltro ormai risiedo quasi in pianta stabile, nella correzione degli elaborati degli oltre 400 candidati che sperano, dopo aver superato anche l'esame orale, di ottenere il titolo di giornalisti professionisti.
Un impegno notevole delle commissioni miste giornalisti-magistrati, senza dubbio un' esperienza che, in qualche modo, ti arricchisce e ti mette a contatto con le nuove leve della nostra professione.
Il tasto dolente è costituito dalle scarse prospettive occupazionali per tanti giovani, ai quali, come ho già avuto modo di sottolineare in altre occasioni, il futuro riserva rare occasioni di inserimento nel cosiddetto mercato del lavoro, al di fuori delle collaborazioni saltuarie o assunzioni a termine, insomma tutto ciò che forma il cosiddetto precariato.
L'essere impegnato per quasi tutta la settimana, non m'impedisce di seguire le vicende della mia città, il lento ritorno alla normalità nelle zone devastate dall'alluvione messinese (alla città peloritana sono legato particolarmente, per avervi trascorso lunghi anni, da studente prima, da giornalista poi) e della sempre più sconcertante Reggina.
Mi ero riproposto, anche per una sorta di scaramanzia, di non occuparmi dei baldi (si fa per dire) ragazzi di mister Novellino, ma i tanti reggini emigrati di lusso (come amo definirli) a Roma mi hanno chiesto di rendermi interprete delle loro ..... sofferenze.
Non sappiamo come andrà a finire con la guida tecnica, se l'ex allenatore di Samp e Torino resterà in riva allo Stretto, oppure sarà costretto a tornarsene a Perugia e godersi i soldi che il lauto contratto gli garantisce anche da disoccupato.
Trovare un allenatore che venga a Reggio per affrontare una assai improbabile marcia d'avvicinamento alla zona promozione, e qui ci vorrebbe una cura davvero miracolosa, non pensiamo sia cosa facile. Il progetto e le speranze, solo qualche mese fa, avevano illuso la tifoseria che adesso si è accorta di essere stata presa per il c..... dal tandem Foti-Martino. Soltanto una inversione di tendenza straordinaria, infilando vittorie dietro vittorie, potrebbe riportare il sereno al Granillo.
Una cosa è certa: stavolta, se non si cambia registro, il distacco tra la gente e la società diventerà difficile da colmare. L'autunno del patriarca Foti è già cominciato.

09/10/09

L'ASSESSORESSA DAL SORRISO FACILE MASSACRATA A "LA VITA IN DIRETTA"


C'è una delle novelle toscane, quelle che ci facevano leggere ai tempi delle medie, e che stavano un pò in tutte le antologie, in cui si parla dei pifferai che andarono per suonare e furono suonati, nel senso che si presero un sacco di botte.
E' andata così ieri pomeriggio durante la trasmissione "La vita in diretta" che si è occupata del caso Venditti, con il seguito di reazioni indignate, ai soliti personaggi della politica che campano di dichiarazioni alla stampa, su qualsiasi argomento, non è sembrato vero, le elezioni regionali sono vicine....
L'amministrazione comunale per il collegamento dalla piazza antistante la chiesa di San Giorgio al Corso, è stata rappresentata dall'assessoressa ai grandi e piccoli eventi, al solito sorridente e fresca di parrucchiere.
Attorno un gruppo di persone in attesa di far partire l'applauso al momento giusto, ma appena l'assessoressa ha cominciato a recitare il suo compitino fatto di luoghi comuni e le solite frasi sulla Calabria culla di civiltà e patria di insigni letterati, con l'invito a Venditti a venire a verificare di persona, dallo studio, con Sposini più sornione del solito, si è scatenata una reazione terribile.
Pierluigi Diaco, il giornalista di Libero Juri Prado e Rosanna Scopelliti, figlia del povero giudice assassinato dalla 'ndrangheta, pur con toni diversi, hanno stoppato l'assessoressa che si è presa una serie d'improperi, da un esagitato Diaco, che ha dato lettura di quanto scritto sul suo blog dal giornalista Domenico Malara.
Questi, che evidentemente sul giornale per il quale lavora queste cose non può scriverle, ha fatto un quadro di quella che è la attuale realtà calabrese, ricordando ai cittadini che dovrebbero indignarsi e anche di più contro questa classe politica che li governa e non solo con Venditti che avrà pure sbagliato, ma non ha detto nulla di nuovo.
Diaco e Prado sono stati duri, la Scopelliti un pò meno, fatto sta che Sposini, capita l'antifona, ha troncato il collegamento con Reggio lasciando la collega Verta e la sua compagnia con un palmo di naso.
Il sindaco avrà avuto altri impegni, che certamente gli hanno impedito di andare a difendere la sua città e la Calabria intera dopo questa provocazione di Venditti che, pare, sia mosso da rancore personale per episodi accaduti in passato nel Cosentino e che hanno avuto risvolti giudiziari. Ha mandato una "pifferaia" per suonare l'inno all'onore violato, ma come è andata a finire l'hanno visto milioni d'italiani.

07/10/09

LE LIRICHE DI GENNY NERI, QUANDO I SOGNI DIVENTANO POESIA

Per l'Anagrafe si chiama Genoveffa Neri, ma per tutti è Genny, la giovanissima poetessa di Pellaro, allieva del primo liceo scientifico che, da anni, invece del solito diario cui le ragazzine da poco diventate adolescenti affidano i loro sogni, le speranze, le sensazioni dell'età più bella, preferisce farlo con i versi.
Le sue sono, soltanto in apparenza, liriche che sanno di freschezza, di sentimenti genuini e lasciano intravedere una vena ancora tutta da esplorare. Genny Neri è cresciuta in una famiglia dai sani principi, in compagnia di tre fratelli, sotto le tutela della mamma Pina e del papà Vincenzo, instancabile lavoratore.
Ai miei lettori voglio proporre due delle poesie che questa ragazza, che si affaccia al mondo degli adulti, e mostra una maturità insolita per la sua età, ha composto perchè sono certo che di lei sentiremo parlare.
Vi si coglie una profondità di sentimenti tutta ancora da esplorare, mentre i primi turbamenti sono il segnale del trapasso tra la fanciullezza e l'adolescenza, la cosiddetta età difficile, anche se per Genny non è così.
MAGICA SERA
Incontrarti per caso
in una magica sera.
Ho cominciato
a sognare,
a piangere,
a sorridere,
a pensare.
Momento soave
che non mi fa fare a meno
del tuo dolce sorriso,
àncora della mia vita.
PER UN ATTIMO
Per un mese ti ho sognato,
per un giorno ti ho guardato,
per un attimo non ho smesso
di amarti,
per un attimo
ho sperato
che durasse per l'eternità.

01/10/09

CAMBIARE GIORNALE FA BENE, PIERO OTTONE AVEVA RAGIONE


Seguo molto volentieri, quando posso, le trasmissioni di Corrado Augias. L'altro giorno era suo ospite, nel giro che sta facendo un pò dovunque, per promuovere il nuovo giornale da lui diretto, Il Fatto quotidiano, Antonio Padellaro, già direttore de l'Unità, defenestrato quando la gloriosa testata passò nelle mani di Renato Soru che ha preferito affidarsi a Concita De Gregorio.
Rispondendo ad una domanda di uno scettico Augias, su dove prendono i soldi per far navigare nel mare in tempesta della crisi della stampa, questa navicella del Fatto, Padellaro ha detto che il giornale "ce lo paghiamo noi" senza ricorrere al finanziamento statale, come fanno un pò tutti. Il direttore della neonata testata, che si caratterizza come portavoce dell'anti berlusconismo allo stato puro, ha spiegato come i fondatori, tra cui lui stesso, si sono impegnati economicamente, assieme ad alcuni imprenditori, ma che la quota più importante, ed in un certo senso sorprendente, del capitale, arriva dai quasi trentamila abbonati che, senza conoscere il prodotto, hanno portato nelle casse qualcosa come cinque milioni di euro, il che garantisce un futuro piuttosto tranquillo, anche perchè le vendite, dopo il naturale boom iniziale, si starebbero attestando intorno alle centomila copie. Sottratte a chi?. E' ancora presto per stabilirlo, ma noi crediamo che a pagare pegno sarà, in primis, l'Unità, e poi Repubblica, Manifesto, e i fogli di Rifondazione, tra cui il recente gli Altri, diretto dal transfuga Sansonetti, costretto a trasformarsi dopo poco tempo in settimanale.
Antonio Padellaro ha poi sottolineato come alcuni giornalisti, firme importanti di testate nazionali, come Travaglio, Peter Gomez, Marco Lillo e Luca Telese, abbiano abbandonato comode e ben retribuite postazioni per gettarsi nell'avventura del Fatto cui, prima dell'esplosione di abbonamenti, cosa mai vista in campo editoriale, nessuno dava molto credito.
A questo punto a me, che di testate ne ho cambiate, lasciando posizioni importanti, come quando dall'Ansa me ne andai ad Oggisud, e in tanti mi considerarono un pazzo, sono venute in mente le parole che Piero Ottone, all'epoca direttore del Corriere della Sera, mi disse mentre lo accompagnavo a Scilla, durante una pausa del maxi processo alla 'ndrangheta anni 80, che si stava svolgendo a Reggio. Lui era stato citato come teste, a seguito di un editoriale che aveva scritto e riguardante il centro siderurgico di Gioia Tauro, che aveva acceso gli appetiti delle cosche.
"Cambiare, nel nostro mestiere, mi disse, fa bene, ci aiuta a rigenerarsi, è come quando ti fanno una trasfusione". Niente di più vero, almeno per quanto mi riguarda. C'è chi, invece, non si scolla dalle poltrone per godersi il meritato (?) riposo neppure quando l'età lo consiglierebbe. Del resto, tolti dalle loro stanze di potere, non saprebbero cosa fare.