31/12/10

IL 2011 ANNO DI SPERANZA AL DI LA' DI OGNI PIU' ROSEA ASPETTATIVA


Ci lasciamo alle spalle un anno difficile, ma allo stesso tempo di grandi cambiamenti per la Calabria, dal punto di vista politico, anche se la regione paga più d'ogni altra il prezzo della crisi globale che sta scuotendo l'Europa mandando in bancarotta nazioni ritenute floride, quali la Spagna.
Dopo il quinquennio segnato dal loierismo, un modo di gestire il potere che i calabresi hanno avuto modo di (ri)conoscere, rivedendo, come in un film muto, gli anni della prima repubblica, è arrivata quella svolta a destra, che ha portato Scopelliti e il suo clan ad issare il pennacchio sul grigio palazzo Alemanni, nella città capoluogo.
La Calabria è rimasta praticamente ferma, le antiche vertenze non sono state risolte, se non in qualche caso e solo parzialmente, il buco della sanità, da sempre centro di potere, è diventato una voragine che ancora non si sa se potrà essere colmata, la classe politica si è rinnovata però solo in piccola parte, sulle poltrone ci sono uomini, molti dei quali professionisti della politica, sulla scena anche da 40 anni.
Quando qualcuno disse, già agli albori dell'esperienza regionale, che la Calabria non era difficile da governare, ma soltanto impossibile, non diceva un'assurdità. La trasversalità, i continui cambi di casacca, il coinvolgimento di esponenti anche di primo piano dei partiti in inchieste giudiziarie, con sviluppi ancora tutti da immaginare, tutto ciò ha contribuito a creare un clima di continua instabilità.
Ci sono personaggi equivoci, non solo a palazzo Campanella, ma anche in altri organismi elettivi e amministrazioni locali, segno questo che non è avvenuta quella sbandierata, in campagna elettorale, "pulizia delle liste". Non si può lasciare alle Procure il compito di "purificare" i quadri dirigenti della politica, i giudici hanno altro lavoro da fare e, sotto questo aspetto, lo stanno facendo bene.
Mai come in passato le organizzazioni criminali sono state messe alle corde, pesantemente colpite nei patrimoni illeciti, ora ci si attende che venga portato alla luce il connubio tra imprenditori, politici e mafiosi, facendo chiarezza su quella che è stata chiamata la "zona grigia".
Il 2011 si apre all'insegna della fiducia, senza fare dell'ottimismo berlusconiano un credo assoluto, ma contando sulla caparbietà, l'intelligenza, l'operosità riconosciuta in tutto il mondo, dei calabresi. Siamo stati capaci in momenti tragici della nostra storia, di rimboccarci le maniche e ripartire, senza l'aiuto dei governi.
Roma continuerà a restare sempre distante, anche se nei prossimi mesi, con la campagna elettorale amministrativa, e forse non solo quella, ne sentiremo delle belle.
Ormai mi sono stancato di ripetere quello che in cuor mio auguro a tutti, anche se so che non sarà possibile per tutti: un pò di benessere, che aiuta a vivere meglio, salute quanto basta, squarci positivi nell'orizzonte buio per le migliaia di giovani che inseguono il sogno d'un futuro migliore.
Buon anno ai miei fedeli lettori, grazie del loro affetto.

27/12/10

IL MOVIMENTO "PACE" PUNTA A RAFFORZARE LA PRESENZA A PALAZZO SAN GIORGIO NEL RICORDO INDELEBILE DI GILBERTO PERRI


Massimo Ripepi
Il movimento PACE (Patto cristiano esteso) fondato da Gilberto Perri, pastore della comunità "Gesù Cristo è il Signore" di Gallico, periferia nord di Reggio Calabria, presenterà una propria lista alle amministrative di primavera per il rinnovo dei consigli comunale e provinciale.
Avviene a quasi due mesi dalla prematura scomparsa del leader carismatico, colui che dal nulla, negli primi anni Novanta, fece nascere la comunità diventata, col tempo, importante punto di riferimento, non soltanto religioso, ma anche sociale, della città e della provincia.
Gilberto Perri, ex alto funzionario della Polizia di Stato, ha profuso ogni sua energia, fino all'ultimo giorno, per assicurare ai tanti "fratelli e sorelle" che frequentano la sede di via Scacchieri, a Gallico Marina, non soltanto il conforto della Fede, attraverso la preghiera, le opere di carità, la lettura delle Sacre Scritture, ma sussidio materiale sotto forma di cooperative di lavoro, iniziative assistenziali, realizzazione di strutture alcune delle quali ancora in via di completamento, grazie alla legge che prevede l'assegnazione ad Enti e associazioni che operano nel sociale dei patrimoni immobiliari confiscati ai mafiosi.
A  coloro i quali hanno raccolto la difficile eredità di Gilberto Perri, tocca continuarne l'opera, non soltanto nella conduzione della comunità che vede ruotarle attorno centinaia di famiglie: garantire la presenza a livello di amministrazione comunale, di rappresentanti del movimento PACE che ha adesso il principale esponente nel dottor Massimo Ripepi.
Già eletto nel civico consesso alle precedenti elezioni, Ripepi ha saputo offrire, sia in Consiglio che nella commissione che gli toccato presiedere, un notevole contributo sia sul piano programmatico che pratico. Adesso si punta al salto di qualità, incrementando la presenza a palazzo San Giorgio, attraverso una lista che veda impegnati uomini che fanno della loro vita un continuo servizio al prossimo.
Perri non c'è più ma vive non soltanto nel ricordo di chi lo ha amato, come pastore di anime e come impareggiabile condottiero di tante battaglie. In questi giorni di festa, la sua mancanza si è sentita maggiormente, tra la gente della comunità è calato un velo di mestizia, ma siamo certi che lui sarà felice, anche nell'aldilà, se i suoi progetti andranno a buon fine, certamente con la sua benedizione.

25/12/10

I GIOVANI RECUPERANO IL RAPPORTO CON LA FEDE, SONO LORO LA NOSTRA SPERANZA


Il Santo Padre benedicente
Il Natale induce alla riflessione, alla preghiera, a riconsiderare gli eventi sotto una luce diversa, e anche la cristianità guadagna terreno, come il Santo Padre, davanti a migliaia di fedeli (ed io ero tra questi) ha ricordato durante la messa solenne in San Pietro.
Ho notato, in mezzo alla gran folla, tantissimi giovani, oltre ai soliti turisti da ogni parte del mondo, ritengo questo un segnale importante, il risveglio delle nuove generazioni che sembrano aver recuperato valori ritenuti ormai persi.
In questo giorno di festa, di calore familiare, di solidarietà (e nel nostro Paese ce n'è tanta) sento il dovere di rivolgere agli amici e alle amiche, ai giovani, ai colleghi, a tutti quelli che hanno l'amabilità di seguire il mio blog, l'augurio di vivere l'anno che sta per arrivare nel migliore dei modi e veder realizzati i loro desideri.
Un pensiero voglio rivolgerlo alla mia città, che attraversa un momento particolare, uno dei tanti nella sua storia travagliata. La gente è rimasta choccata dalla vicenda tragica di Orsola Fallara, ma questo terribile episodio è servito a scuotere le coscienze ed ad aprire uno squarcio di luce su come la politica cittadina viene gestita da gruppi di potere, lobby anche familiari, con sullo sfondo la presenza ancora purtroppo asfissiante della criminalità mafiosa.
La 'Ndrangheta, dobbiamo riconoscerlo, ha avuto negli ultimi tempi perdite importanti,  soprattutto da quando alla Procura è cambiato il clima e sono cambiati gli uomini, le cosche sono state "toccate" nei patrimoni, ma il colpo decisivo potrà essere assestato solo quando verrà fatta piena luce sui rapporti tra politica, economia, pubblici funzionari e militari infedeli e i personaggi di primo piano delle "famiglie" che controllano il territorio.
Osservando quei giovani raccolti in preghiera, quasi festanti, intenti ad ascoltare le parole del Papa, ho pensato, ancora una volta, che sono loro la nostra speranza, soprattutto nel cosiddetto Sud del Sud. Forse ci vorrà ancora molto tempo, ma, abituati come siamo a coltivare i sogni, noi ci crediamo. Auguri a tutti.

21/12/10

TRA IMPROBABILI 007 E DIVISE SPORCHE QUELLO DELLA FALLARA E' UN CADAVERE CHE PARLA


Luciano Lo Giudice l'amico del capitano
Lo tsunami della Procura si abbatte sulla classe politica, alzando di un tanto il livello delle collusioni tra la 'ndrangheta e le Istituzioni, passando per l'arresto d'un ufficiale dell'Arma, che ha "sporcato" la divisa non riuscendo a mantenere fermo quel sottile confine tra investigatore e informatore, ammesso che sia andata proprio così.
Gira su Youtube il filmato di Reggio Tv sull'incontro, l'ultimo della sua breve vita, tra Orsola Fallara e i giornalisti, una categoria che aveva finito con l'odiare, dopo l'autentico massacro cui era stata sottoposta negli ultimi mesi, da quando era venuta fuori la storia dei compensi percepiti, del tutto legittimi, secondo la dirigente morta suicida, illegali secondo i Torquemada di turno.
Poche ore prima di mettere in atto quello che le cronache d'una volta definivano "insano gesto", la Fallara, in apparenza tranquilla, a tratti anche sorridente, ha tracciato un quadro agghiacciante di certi meccanismi che regolano la vita di quello che il compianto Michele Musolino non aveva esitato a definire il palazzo più sporco della città. E purtroppo il buon Michele non ha fatto in tempo a vedere quello che sarebbe accaduto negli anni successivi.
Risentire quelle parole, quelle chiare denunce sugli intrecci perversi tra famiglie di politici e funzionari comunali, lo debbo confessare, mi ha fatto venire i brividi. Non ho mai conosciuto la povera Orsola, forse qualcuno della famiglia, ma è come se ci avessi parlato tante volte, se quelle cose che ha denunciato, velate solo da un filo di rabbia, le avessi già ascoltate.
Adesso, il suo cadavere continua a parlare, con la speranza che "chi di competenza" raccolga il disperato appello d'una donna che ha pagato il prezzo più alto, colpevole o innocente che fosse. La Procura della repubblica (ora in quelle stanze spira un'aria nuova) promuoverà le indagini del caso. Anche se non è perseguibile penalmente chi, coi suoi comportamenti, ha spinto l'ex funzionaria comunale all'estremo passo, crediamo che non sarà facile per qualcuno togliersi un macigno dalla coscienza, se ne ha.
Nella città attraversata dalla tempesta che tocca i palazzi della politica e, purtroppo, i comandi della Benemerita, s'aggirano improbabili 007 e uomini dello Stato che certamente non hanno le carte in regola. Il senatore De Sena ha rinunciato alla candidatura a sindaco, mica scemo l'ex prefetto che sa benissimo come stanno le cose; da parte sua l'onorevole Angela Napoli torna alla carica suggerendo lo scioglimento del consiglio regionale per "inquinamento" mafioso. Se quello precedente era per metà formato da inquisiti, adesso la situazione è  cambiata, a quanto pare, ma in peggio.

17/12/10

PAOLO QUATTRONE E ORSOLA FALLARA, QUANTO MISTERO DIETRO DUE SUICIDI ECCELLENTI

PALAZZO SAN GIORGIO, "REGNO" DI ORSOLA FALLARA
A distanza di pochi mesi dalla drammatica scomparsa di Paolo Quatrone, un altro suicidio eccellente turba le coscienze e scuote l'opinione pubblica. Orsola Fallara ha chiuso i conti con la vita, lei che per otto anni era stata la "signora dei numeri" di palazzo San Giorgio, fidatissima consigliera economica del sindaco più amato dai reggini, Giuseppe Scopelliti, l'uomo che, secondo i più tenaci oppositori, ha portato il Comune allo sfascio finanziario.
Lei, Orsola, anche se abbandonata dal suo mentore quando è scoppiato il caso delle prebende milionarie incassate, lo ha difeso fino all'ultimo, forse quando nella sua mente era già maturato il proposito di togliersi la vita nella maniera più orrenda, con l'acido che le ha corroso il corpo e ha tolto ogni speranza a chi ha cercato disperatamente di salvarla.
Osservo la foto, l'ultima , che Rosario Cananzi le ha scattato durante l'incontro con la stampa, che non è stata certo tenera con lei in questi mesi turbinosi, l'altra sera, annunciando le dimissioni senza risparmiare toni anche sprezzanti nei confronti di quei politici che l'avevano offerta al massacro mediatico, quasi fosse soltanto lei la responsabile dei mali d'una amministrazione scossa da continue fibrillazioni dopo l'addio di Scopelliti e la successione del facente funzioni Raffa.
Orsola Fallara s'è portata nel buio della tomba tanti segreti che, forse, resteranno per sempre tali, anche perchè nessuno, in fondo, ha voglia di sapere qual è la verità vera, l'inchiesta della Procura finirà per "morte del reo", come recitano le fredde formule giudiziarie.
Di fronte a gesti tanto disperati, e non possiamo che fare il paragone con quello compiuto da Paolino Quattrone, ci si interroga su cosa avvenga nella mente d'una persona quando decide di affrontare il passo finale d'un percorso travagliato, in pochi secondi è la fine, tutto viene annullato, risolto per sempre.
Ora che il destino s'è compiuto, non resta altro che affidarsi alla preghiera, perchè Orsola Fallara venga aiutata a completare l' ultimo viaggio, il Signore, nella sua misericordia, offre il perdono anche ai suicidi. La cosa che ci viene in mente, in questi attimi tragici, è una frase del grande regista Ingmar Bergman: "La musica è finita, i suonatori vanno via".

14/12/10

GUERRIGLIA PER LE STRADE DI ROMA, QUEL "SAPORE" DEI LACRIMOGENI L'AVEVO DIMENTICATO


L'avevo dimenticato quell'odore aspro, quel fumo che infiamma gli occhi e toglie il respiro, i lacrimogeni sparati dalla polizia erano il cattivo ricordo dei giorni, dei mesi, degli anni, della sfortunata protesta di Reggio Calabria, la città che si ribellò al grido di "boia chi molla" contro quello che riteneva un grave sopruso, il mancato riconoscimento del titolo di capoluogo di regione.
Nel pomeriggio del 14 dicembre, un giorno che resterà nella storia politica della Nazione, a Roma mi sono sentito come giù a Reggio, quarant'anni fa, nei giorni della rivolta, le cui conseguenze si sono fatte sentire per anni, col Governo sordo ad ogni richiesta, bisognava "punire" quel popolo riottoso che aveva affidato le sue speranze a un piccolo uomo, Francesco Franco, per tutti Ciccio, che la grande Oriana Fallaci non esitò a definire un Masaniello calabrese.
Assieme a Michele Albanese, un caro collega e amico che qualche ora prima aveva superato gli esami per diventare giornalista professionista, avevamo lasciato il ristorante di piazza della Pollarola, a due passi da Campo dei Fiori, tanto caro ad Aldo Fabrizi, dove avevamo festeggiato la meritata promozione, quando ci siamo trovati nel mezzo della bagarre.
L'istinto da cronisti ci ha portato vicino agli scontri, la forza dell'abitudine, apparteniamo entrambi a quella razza ormai quasi estinta di giornalisti di cronaca che, prima di tutto, vanno a vedere da vicino quello che succede, senza farselo raccontare da altri.
Ed è stato in via del Corso, a due passi dal mitico hotel Plaza, che videro le gesta del "ballerino" Gianni De Michelis, che davanti agli occhi mi si è parato lo spettacolo che tante volte, nei giorni caldi di Reggio Calabria, avevo visto, con la polizia che carica con violenza, e le "bombe" lacrimogene spargono il terrore, seminano il panico tra i passanti, tra negozi che chiudono precipitosamente e feriti che scappano, in ospedale ci vanno pochi, proprio come accadeva nella mia città, per non beccarsi una denuncia.
 Improvvisamente, il tempo è come se si fosse fermato, mi sono tornati alla mente luoghi, personaggi, amici del tempo che non ci sono più, la "beata gioventù" che, come dice il poeta, è venuta meno. E allora, proprio come allora, via di corsa, le gambe ancora reggono, mentre alle nostre spalle sull'asfalto della Roma del lusso e dei turisti che scattano foto, battono gli "anfibi" degli agenti.
Lo Stato, in questi casi, se ci si avvicina troppo ai palazzi del potere, mostra la faccia più dura, e sono botte e lacrimogeni. Anch'io, tanti anni fa, come questi giovani che ho visto sfilare a migliaia, credevo negli ideali di giustizia sociale, libertà, rispetto dei diritti, nella politica pulita, e correvo, per sfuggire alla carica dei "celerini".

06/12/10

TOMMASO MAESTRELLI E GIANNI ELSNER CONTINUANO A VIVERE NELLA MEMORIA DEL POPOLO BIANCAZZURRO


Nella Roma pre natalizia, con i negozi ricchi di luci e di colori, sono i giorni del ricordo per i tifosi laziali che, mentre si godono la loro straordinaria posizione di classifica, non possono fare a meno di pensare a due personaggi che, in modo diverso, ma altrettanto importante, hanno legato il loro nome alla società biancazzurra.
 Ricorre, infatti, l'anniversario della scomparsa del mister dello scudetto, Tommaso Maestrelli, e di un grande opinionista radiofonico, sfegatato tifoso della Lazio, Gianni Elsner, il "padre" di Radiosei, l'emittente ritenuta l'organo ufficiale della squadra, ma anche un punto d'incontro per la politica, lo spettacolo, l'arte, la solidarietà.
Mi sembra di vederlo, il buon Tommaso, col quale abbiamo condiviso quattro indimenticabili anni a Reggio Calabria, seduto su una nuvoletta proprio sul cielo di Tor di Quinto, con l'inseparabile pipa, mentre segue l'allenamento dei ragazzi che non sono quelli d'allora, un gruppo scatenato mirabilmente raccontato dal collega Guy Chiappaventi nel suo libro "Pistole e palloni". 
Al funerale di Maestrelli, vicino a ponte Milvio, quel giorno ormai di tanti anni fa, per la prima volta, tra l'immensa folla, cosa unica per una cerimonia funebre, furono portati vessilli, sciarpe e striscioni, il ricordo del mister che aveva portato i colori biancazzurri così in alto è rimasto, incancellabile, anche in coloro che non lo hanno mai conosciuto.
Gianni Elsner, ad un anno dalla morte, continua a vivere ogni giorno attraverso Radiosei, che ne rimanda in onda spezzoni del suo programma "Te lo faccio vedere chi sono io". L'altra sera, a centinaia sono accorsi al teatro Italia dove è stata organizzata una serata per la raccolta di fondi necessari a sostenere la Fondazione che di Elsner porta il nome e che si occupa prevalentemente dei bambini sudamericani che il notissimo conduttore, ex attore, ex parlamentare radicale, popolarissimo nella Capitale, aveva adottato.
Ai momenti di spettacolo, presenti personaggi che spesso Radiosei ospitava, si sono alternati attimi di vera commozione, Elsner ha lasciato una eredità difficile da cancellare e i suoi ragazzi, come li chiamava, si stanno dimostrando in grado di continuare la sua opera.
Il momento magico della Lazio contribuisce a portare nuovo entusiasmo tra il popolo biancazzurro, sempre pronto a rispondere all'appello, come se Tommaso Maestrelli e Gianni Elsner fossero ancora presenti.