30/03/10

LOIERO AMMAZZATO (POLITICAMENTE) DAL FUOCO AMICO


Non si dà pace il governatore uscente, e non rientrante, della Calabria Agazio Loiero da Santa Severina che ancora non si è svegliato e, come se avesse fatto un brutto sogno, non riesce a capacitarsi sul come e sul perchè gli elettori calabresi gli abbiano inflitto una batosta così solenne che non ha eguali a memoria d'uomo nella storia politica regionale.
Giuseppe Scopelliti, Peppe per gli amici e i numerosi compari sparsi un pò dovunque, gli ha sfilato la poltrona con un successo così chiaro e netto da non dare luogo ad alcun tipo di recriminazione.
Il re è morto, viva il re, usavano dire ai tempi della rivoluzione francese, quando ancora, per selezionare la classe politica, (si fa per dire) veniva usato uno strumento chiamato ghigliottina.
Loiero, col suo circo di portaborse, portavoce, addetti stampa in quantità, "consiglieri" a libro paga, ingombranti giornalisti delle cui doti di menagramo tutti in Calabria sono a conoscenza, tranne lui, avrà tempo per meditare su questa sconfitta che mi ha riportato alla memoria un episodio di qualche anno fa.
Il buon Agazio lo avevo incontrato una notte, tornando dal lavoro: era stato a bussare alla porta di "amici" messinesi dopo la trombatura elettorale, accompagnato dalla sua musa ispiratrice del tempo, aveva ottenuto una collaborazione col giornale, allora, più diffuso.
Ma un vecchio navigatore della politica come lui non ci aveva messo molto a tornare in sella e a dimenticare chi, nei momenti bui, gli aveva teso una mano: da quando era riuscito ad impossessarsi del "trono" maldestramente occupato dal barzellettiere Chiaravalloti, aveva fatto altre scelte, diciamo così, editoriali.
E' finita come è finita, con una violenta campagna anti Scopelliti che ha finito col provocare una reazione contraria nell'elettorato calabrese che, in fondo, tanto stupido non è, e ne abbiamo avuto la dimostrazione. Alla gente i personaggi equivoci, lobbisti, voltagabbana a pagamento, non piacciono e nel segreto dell'urna hanno scelto il Peppe show decantato sulle colonne del Corriere da Gian Antonio Stella.
Colpito dal fuoco di chi credeva amico, Agazio (che strazio quella sua ultima apparizione in tv dopo la mazzata) che ha perso i buoi, come recita un antico proverbio contadino, e adesso va cercando le corna. A Scopelliti toccherà raccogliere le macerie lasciate da Loiero e compagnia, e non sarà facile, anche perchè quello che è stato definito lo tsunami politico calabrese, non ha portato via che una piccola parte di quella classe politica incapace e rissosa che abbiamo avuto tra le scatole negli ultimi anni. Auguriamo a Giuseppe Scopelliti che seguiamo da quando, quasi coi pantaloni corti, iniziò la sua fortunata carriera politica, tutto il bene possibile, nell'interesse d'una Calabria che non ha bisogno di proclami, belle parole, promesse mirabolanti. Tiriamoci tutti sù le maniche, è l'occasione per far vedere al resto d'Italia che anche quaggiù i miracoli sono possibili.
Dimenticavamo: anche nella notte di festa, per la storica vittoria del reggino Scopelliti, che fa rialzare la testa alla città, i soliti incendi dolosi hanno sinistramente illuminato vari quartieri. Comunque, auguri al nuovo governatore e che il Signore lo illumini.

26/03/10

ANCORA POCHE ORE E LA FIERA DELLE ILLUSIONI SARA' UN RICORDO


Mancano ormai poche ore alla conclusione d'una campagna elettorale che lascia dietro di sè il retrogusto d'una alluvione di parole, promesse, illusioni a buon prezzo, tensioni, bugie grossolane spacciate per limpide verità, un senso di sporcizia che pervade città e paesi, mentre dai muri ci sorridono facce note e meno note, anzi per lo più si tratta dei soliti noti che da decenni imperversano e che, a quanto pare, non hanno intenzione alcuna di mollare.
La lotta, senza esclusione di colpi, ivi comprese gravi calunnie, pericolose allusioni, sfide tipo ok corral, ha visto di fronte due personaggi in particolare, perchè il buon Callipo in questo turbinio di colpi proibiti è rimasto fuori. Il settantenne Agazio Loiero, politico di professione, di buona cultura, abile affabulatore, con ancora addosso il cappotto democristiano, il poco più che quarantenne, ma politicamente molto anziano, Giuseppe Scopelliti, detto Peppe, cultura da studente di ragioneria, qualche problema con la geografia, circondato da un esercito di giovani di varia estrazione e da professionisti della borghesia cittadina da lui valorizzati e "incaricati" durante questi lunghi anni di governo della città.
Certamente Reggio ha smesso da tempo d'essere la Beirut italiana, come venne definita dal buon onorevole Cabras durante una delle tante "discese" della commissione parlamentare antimafia. Ma non è tutto merito di Scopelliti, presente a tempo pieno sugli schermi televisivi e sulle pagine dei giornali amici e secondo solo al suo amico Gasparri dallo sguardo bovino.
Presentare Scopelliti come la novità della politica calabrese è, a voler essere buoni, una boutade, come se il ragazzone del rione Tremulini fosse un neofita, una ventata d'aria pura, anzichè il soffio mefitico che viene fuori dai palazzi del potere che lui ben conosce.
Non voglio essere pessimista ad ogni costo, ma tanti anni di "mestiere" esercitato in questa città qualcosa mi hanno insegnato, troppe primavere sono passate e questa che ormai avanza non credo che porterà, una volta chiuse le urne, rimossi gli orribili manifesti che insozzano dappertutto, qualcosa di nuovo, di positivo. I reggini, lo sappiamo bene, ancora una volta saranno capaci di sopportare le delusioni, i galoppini, sempre gli stessi, con partiti diversi, avranno portato a casa un pò di soldi, qualche posticino di lavoro, poi tutto tornerà come prima, aspettando le prossime politiche.
Il ritornello è stato uguale, terribilmente noioso: lavoro, sicurezza, ambiente, giovani, e, immancabile, il riferimento a quel turismo sempre sognato come la panacea di tutti i mali.
Già lunedi sera le prime sentenze saranno emesse, il popolo avrà scelto e la Calabria sarà consegnata nelle rapaci mani di chi, per cinque anni (ma c'è chi spera anche più) dovrà governare. Che il buon Dio ci aiuti.

23/03/10

GLI STEMMI CHE "RACCONTANO" LA STORIA DELLA CALABRIA


Un volume che è destinato certamente ad arricchire le biblioteche non solo degli studiosi e dei calabresi, ma soprattutto quelle di chi dalla Calabria, per vari motivi, s'è allontanato e vive altrove.
Bene ha fatto a sottolinearlo il presidente del consiglio regionale uscente (e,speriamo, rientrante) Giuseppe Bova in occasione della presentazione alla stampa del volume sugli stemmi dei Comuni della nostra regione curato dal collega Enzo Laganà e dalla professoressa Gabriella Catalano. Dato il clima pre-elettorale, gli autori e l'editore Iiriti hanno giustamente scelto di farlo in maniera sobria, sotto la regia del giovane e brillante portavoce del presidente, Gianpaolo Latella, cui auguriamo una fortunata carriera.
Il libro colma, come ha scritto lo stesso Bova nella presentazione, una lacuna di carattere documentale, storico e sociale. Pochi, infatti, conoscono con esattezza cosa raffiguri lo stemma del proprio Comune e, men che meno, quello della Provincia d'appartenenza. Eppure, di solito, lo vediamo effigiato in testa ai documenti ufficiali, alle quotidiane comunicazioni, agli inviti per manifestazioni d'ogni tipo.
Eppure, lo stemma è fondamentale per una comunità, solo di recente in Calabria si è presa coscienza di come esso non sia un semplice simbolo esteriore, ma rappresenti molto di più.
Bova auspica, ed è questa una sua vecchia idea, che palazzo Campanella, sede dell'assemblea regionale, abbia, come il Quirinale, una sala riservata agli stemmi degli enti locali. Dopo tutto, è o non è la "casa dei calabresi?".
Laganà e la Catalano non si sono limitati ad una ricerca, peraltro durata anni, sugli stemmi, ma hanno condotto un'indagine storico-sociologica, comune per comune, rivisitando percorsi già tracciati in passato, ma ormai inadeguati.
Un'opera imponente che l'editore dovrebbe a breve riproporre in edizione economica (questa è stata stampata per la Regione) e che dovrebbe essere fatta conoscere nelle città dell'altra Italia dove vivono robuste comunità di calabresi.
La storia d'una Calabria che tutti dovrebbero conoscere, specie i giovani che sembra abbiano smarrito la loro identità e che, spesso, non sanno nulla dei luoghi in cui sono nati e vivono.

16/03/10

ARRIVA YUKI KURI KURI, LEGGERA COME UN FIOCCO DI NEVE


Nuovo appuntamento di grande prestigio alla galleria Monogramma di via Margutta, il cuore artistico della Capitale e di cui uno dei principali animatori è il reggino Giovanni Morabito.
Venerdì 19, giorno di San Giuseppe, alle 18,30, s'inaugura la mostra di un'artista giapponese del tutto particolare, Yuki Kuri Kuri. Il curatore del catalogo, Domenico Mascagni,tra l'altro, così si esprime illustrandone la figura. "Quest'anno a Roma, scrive il critico romano, è caduta la neve e a via Margutta è arrivato, da lontano, il fiocco di neve più tenace - con il tempo non si è sciolto, come gli altri, ma si è consolidato -è più particolare perchè si è ricoperto dei colori raccolti durante il viaggio.
La sorpresa, l'emozione, lo stupore e la felicità di una nevicata, e poi, soprattutto il silenzio: così, aggiunge Mascagni, in silenzio arriva da lontano il grido di gioia che da Yuki riempie tutta via Margutta.
Yuki porta le sue sacche, le borse, le tele: con antiche tecniche giapponesi cuce, con disegni originali, i nastri colorati rubati nel suo sereno peregrinare, Marco Polo a ritroso; con i suoi grandi occhi allagati da uno stupore tutto orientale fotografa emozioni e ce le restituisce nell'armonioso accostamento dei colori e nelle forme degli oggetti".
La mostra resterà aperta fino al 14 aprile e osserverà, esclusi i giorni festivi, il seguente orario: dalle 10 alle 13, e dalle 16 alle 19,30.
Giovanni Morabito e il figlio Gianluca, che cura l'ufficio stampa di Monogramma, hanno fatto, come al solito, le cose in grande: si prevede una nutrita presenza di personaggi della cultura, dell'arte, dello spettacolo, del giornalismo, nonchè di rappresentanti della "colonia" di calabresi, reggini in particolare, residenti a Roma.

12/03/10

DIGA SUL MENTA, L'ENNESIMA PRESA IN GIRO PER I REGGINI


Che miracoli fanno le elezioni. Il presidente uscente (e forse, purtroppo, rientrante) della Regione Calabria, l'ineffabile Agazio Loiero, ha "inaugurato" (le virgolette sono d'obbligo) un serbatoio che raccoglie l'acqua della Diga sul torrente Menta, in Aspromonte, e la porta in città.
La storia di questa diga parte più di trent'anni fa ed ha formato oggetto del programma di sette-otto giunte regionali, oltre che dei sindaci che si sono avvicendati a palazzo San Giorgio. Dal completamento di questa struttura sarebbe arrivata (questo è stato detto in tutte le salse in questi anni)la fine di una carenza idrica che ha fatto della città di Reggio Calabria una delle più "assetate" d'Italia.
Loiero, che sta setacciando la regione alla ricerca disperata del recupero sul duo Scopelliti-Callipo,ha fatto una invasione nel campo del nemico numero uno ed ha annunciato urbi et orbi, che Reggio avrà, da oggi in poi, anzi da ieri, tutta l'acqua che vuole, dimenticando che i lavori della diga sul Menta sono lontani dalla conclusione, che ci vogliono, soldi permettendo, almeno tre-quattro anni, ma chi volete che vada a controllare, l'importante è che i giornalisti amici e i soliti personaggi che animano le segreterie elettorali del possibile vincente facciano festa assieme all'Agazio de noantri, come direbbero a Roma.
In questa campagna elettorale all'ultimo sangue, mentre giunge da lontano un sinistro tintinnio di manette, ci mancava quest'altra grossa boutade degna del peggiore Berlusconi, insomma l'ennesima illusione per quegli allocchi degli elettori reggini.
Intanto, mi giunge notizia che una pioggia di euro sta per arrivare, sempre attraverso l'Agazio nazionale, a quei comuni che hanno avuto danni alluvionali: c'è stata gente invitata in tutta fretta a presentare la classica "domandina", con la quale chiedere di entrare nel gran calderone delle provvidenze per chi da Giove Pluvio ha avuto danni alla casa o all'azienda. Denaro che, parliamoci chiaro, andrà anche a chi dalle calamità naturali è stato duramente colpito, ma che finirà anche in altre tasche. Miracoli della campagna elettorale.

08/03/10

GIANNI ELSNER CONTINUA A VIVERE, LA SUA VOCE COMMUOVE TUTTA ROMA


Ci sono persone che, nella tua vita, avresti voluto conoscere, ma non ti è stato possibile farlo, e dentro ti resta un grande rammarico quando queste non ci sono più.
E' il caso di un "amico" radiofonico, la cui voce mi ha fatto compagnia in questi ultimi anni di soggiorno romano: Gianni Elsner, che è scomparso portato via da un brutto male solo qualche mese fa, da più di trent'anni, era il leader di Radio Luna prima, di Radiosei, l'emittente biancazzurra cara ai tifosi laziali, poi.
La sua trasmissione "Te lo faccio vedere chi sono io" era seguitissima, anche nella replica notturna, a fargli da spalla, quasi sempre, un suo giovane e bravo collaboratore, quel Federico Ghilardi che, assieme agli altri "ragazzi" allevati da Elsner, sta continuando l'opera del maestro, soprattutto nella promozione della Fondazione che di Gianni Elsner porta il nome.
Nelle sue molteplici attività, Gianni s'era distinto nella cura dei bimbi abbandonati del Paraguay, ma anche in altre opere di carattere sociale. Già parlamentare radicale, aveva rotto subito con la "banda Pannella" rifiutandosi di versare al partito lo stipendio di deputato, preferendo dirottarlo su una casa di riposo per artisti, lui che da attore aveva tentato la fortuna, negli anni Sessanta, trasferendosi dalla natia Merano nella Capitale. Fine dicitore, amava tuttora organizzare spettacoli, ma il suo cuore era riservato alla Lazio: amatissimo dai tifosi, rispettato dai presidenti, compreso lo scorbutico Lotito, che spesso si recava a Radiosei, anche già minato dalla malattia aveva guidato un gruppo di tifosi in Cina per seguire la squadra che gli avrebbe poi regalato l'ultima gioia, la conquista della Coppa Italia.
Mi sono più volte ripromesso di fare un salto alla radio e presentarmi a lui, mi sarebbe piaciuto scambiare due chiacchiere, ma la sua voce, adesso, la posso sentire solo quando Federico, Francesco e Simone, rimandano in onda pezzi di vecchie trasmissioni. E la commozione è grande, a centinaia chiamano e mandano mail, Gianni vive ancora, è un miracolo che si ripete ogni giorno.

04/03/10

IL CALENDARIO DEL GIUDICE-FOTOGRAFO PER AMORE DELLA SUA TERRA


Il suo è uno dei mestieri più difficili, amministrare la giustizia: Vincenzo Gaetano Capozza, Enzo per gli amici, calabrese di Crotone, giudice del Tribunale di Roma, impegnato ogni giorno nel compito, delicatissimo, di decidere il destino degli indagati che ricorrono al Tribunale del riesame o della libertà, la prima verifica della "tenuta" dell'accusa, sia nelle inchieste più importanti, che nei casi di cosiddetta ordinaria giustizia.
Ma non è del Capozza magistrato che voglio parlare, ma di quello che è il suo hobby, fissare con l'obiettivo le meraviglie della natura nella sua Calabria e nei luoghi che ama visitare. Ho apprezzato le sue foto già qualche giorno dopo esserci conosciuti, quali componenti d'una commissione d'esami dell'Ordine nazionale dei giornalisti.
Con Enzo è nata un' affettuosa amicizia, quando gli impegni reciproci ce lo consentono riusciamo a vederci, ed è sempre un piacere. Una grandissima sorpresa è stata per me l'altro giorno ricevere una copia dello splendido calendario che ha preparato, corredandolo di straordinarie immagini e, quasi come una sorta di colonna sonora fatta di parole, riportando pensieri, aforismi, brani d'autore, sue semplici considerazioni.
Gennaio s'apre, ad esempio, con un'espressione di Carlo Levi: "Anno, portami lontano dalle cose ripetute, fa che non sia vano il restare solo e consenti il volo alle cose perdute". Un gabbiano solitario apre le sue ali sul mare d'un azzurro irripetibile.
E il mare, quello dello Jonio che gli è tanto caro, Capozza coglie, come nell'immagine che ci accompagna a febbraio, mentre infrange le sue onde sulla sabbia rossiccia. Miglior commento non poteva che essere un richiamo all'idea di gioventù come l'ha interpretata il grande Bob Dylan:"Essere giovani vuol dire tenere aperto l'oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro"
La casetta semi diroccata di uno dei tanti paesi della Calabria degli ultimi, dà lo spunto, siamo a Giugno, per richiamare alla memoria Giuseppe Ungaretti, indimenticabile.
"Di tante cose non è rimasto che qualche brandello di muro, di tanti che mi corrispondevano non è rimasto neppure tanto, ma nel cuore nessuna croce manca, è il mio cuore il paese più straziato".
L'anno che stiamo vivendo Enzo Capozza l'ha voluto chiudere, gratificando i pochi fortunati ai quali ha riservato questo prezioso dono, con una frase di Albert Einstein: "Chi non riesce a provare stupore e meraviglia è già come morto, e i suoi occhi sono incapaci di vedere".

03/03/10

AL CITTADINO ELETTORE CI PENSA QUALCUNO?


Una campagna elettorale così, in tanti anni di carriera, non l'ho mai vissuta, tra ricorsi, denunce, colpi bassi, arresti eccellenti, fiumi di telefonate intercettate, ricatti, tensioni politiche. Il tutto mentre il povero elettore è sempre più disorientato e sicuramente male informato, visto che i mammasantissima che governano la Rai, con in testa quel Mauro Masi, uomo buono per tutte le stagioni, l'ineffabile Garimberti, e il sempre più rincoglionito Zavoli, hanno deciso la chiusura dei cosiddetti talk show infischiandosene della tanto invocata, ma in questo caso calpestata, Costituzione della repubblica.
E' un abbaiare alla luna quello dei sindacalisti dell'informazione, sempre più politicizzati e impegnati nella difesa delle poltrone, questa che si concluderà a fine mese passerà certamente alla storia come la competizione elettorale più anomala dalla nascita della repubblica. Quello che mi arriva dalla Calabria (la mia fonte principale, in questo periodo, è Strill) non è certamente di conforto, visto che Loiero è sgusciato come un'anguilla anche da una importante inchiesta giudiziaria, e si appresta a sferrare l'assalto alla corazzata Scopelliti, che si muove, a quanto pare, con largo dispendio di uomini e mezzi.
Una previsione che mi sento di fare è di un aumento dell'assenteismo elettorale, facilitato dalla miriade di notizie negative che si abbattono sui cittadini che pure hanno una spiccata coscienza civica e vorrebbero scegliere, col loro voto, chi dovrebbe governarli. Un disorientamento generale che non fa bene al Paese e, soprattutto, alla democrazia.