27/05/09

IL "CASO REGGIO" NON ESISTE, DIMENTICHIAMOLO IN FRETTA

C'è un giudice a Berlino, e anche a Catanzaro. La sentenza d'assoluzione dei presunti (più che mai) appartenenti a un gruppo che s'era messo in testa di mandare a gambe all'aria tutto l'apparato giudiziario reggino induce ad una riflessione non solo gli addetti ai lavori, a chi conosce la vicenda, attraverso le migliaia di pagine dell'inchiesta, ma anche i comuni cittadini ai quali il cosiddetto "caso Reggio" era stato presentato come un tentativo di destabilizzare, e addirittura di eliminare, financo fisicamente, qualche magistrato paladino dell'antimafia.
Lungi da me fare il difensore d'ufficio dei vari Gangemi, Romeo, Matacena, tanto per citare i nomi più noti: lo hanno fatto egregiamente i loro legali che sono riusciti a smontare un castello d'accuse che avrebbe fatto tremare le vene e i polsi, come s'usa dire, a chiunque.
La giustizia, mi hanno insegnato, quando ho cominciato a fare questo mestiere, che mi ha portato nelle aule dei tribunali per decenni, si fa sulle carte processuali, e non sulle dicerie, i pettegolezzi, gli articoli di giornali, ancorchè scandalistici.
La verità cammina con i suoi piedi, e prima o poi viene a galla, come è avvenuto in questo processo, il cui esito ha sorpreso molti ma non chi, come il sottoscritto, ha passato giornate a studiarsi gli atti, anche perchè con qualcuno di quelli che si ritenevano vittime del "complotto" tutto reggino in passato ha avuto modo di confrontarsi, davanti a giudici per fortuna sereni e per nulla condizionati.
Così è stato a Catanzaro dove sembra si sia placato il vento fastidioso delle lotte intestine, dove è arrivato un procuratore all'altezza della situazione e certamente immune da qualsivoglia ombra, e dove, e questo processo lo dimostra, c'è ancora chi giudica senza remore, incurante della presenza, dall'altro lato, di colleghi agguerriti, dalla querela facile che, quando va bene, porta pure ricchi risarcimenti.
Devo dire senza mezzi termini che sono rimasto molto sorpreso della presenza nel gruppo di Roberto Pennisi, al quale mi legano amicizia e stima, dopo anni di esperienze comuni durante le quali ho avuto modo di apprezzarne le doti umane, professionali, lo stile di vita integerrimo.
Adesso sul "caso Reggio", me lo auguro di cuore, deve calare il sipario, non è il momento delle facili polemiche, anche da parte di chi è uscito vincitore. Il silenzio, in questi casi, fa un rumore forte, anzi fortissimo.

25/05/09

A PALMI NUOVI GIUDICI, MA NON PER FARE I TURISTI

Conosco il giudice Giuseppe Creazzo sin dagli inizi della sua carriera. Essendo stato per molti anni un abituale frequentatore del palazzo di giustizia, dove ho trascorso più tempo che a casa mia, ho avuto modo di seguire il cammino di tanti magistrati, molti dei quali sono diventati miei amici, e lo sono tuttora.
Quando ho letto sul "Corriere" della sua inusuale e in un certo senso rivoluzionaria iniziativa, nel tentativo di indurre...in tentazione quei colleghi che volessero chiedere d'essere assegnati a Palmi, non mi sono meravigliato più di tanto. Creazzo, Peppino per gli amici, è sempre stato giudice sopra le righe, nel senso che ha dato al suo lavoro un'immagine ben diversa, adatta ai tempi, esprimendosi in diverse occasione "apertis verbis", come dicevano i latini, e prendendo chiare posizioni anche nelle questioni sindacali.
L'unico pericolo, caro dottor Creazzo, al quale rinnovo simpaticamente la mia amicizia, è che lei venga preso troppo sul serio e qualche suo collega creda di potersi trasferire nella trincea di Palmi (perchè di questo si tratta) con l'intenzione di andare perennemente in vacanza.
Una cosa, comunque, è certa, il procuratore della città di Repaci e Cilea ha ottenuto lo scopo di far accendere i riflettori dell'opinione pubblica sul drammatico problema degli organici d'un Tribunale e d'una Procura di frontiera, un caposaldo nel contrasto alle temibili cosche della 'ndrangheta.
In attesa che si compiano i giri di valzer della burocrazia, con le lentezze del CSM, c'è chi ha trovato questa "trovata", ci si perdoni la ripetizione, di indubbia genialità e non, come qualcuno ha sottolineato, di sapore goliardico.
Creazzo non è certo il tipo che esterna tanto per conquistarsi uno spazio sui giornali, come fa qualche suo collega, che interviene su tutto, dal calcio alla musica, e non è un abituale frequentatori di salotti alla moda. La giustizia, per lui, è e resta una cosa seria, e col suo lavoro, l'ha sempre dimostrato. Spero d'incontrarlo presto, sarà un piacere, come al solito, scambiarci opinioni e giudizi, sempre col sorriso sulle labbra.

21/05/09

NON SPARATE SUL PIANISTA, STA FACENDO DEL SUO MEGLIO

Cosa peggiore non poteva capitare a chi, come il sottoscritto, è tifoso di due squadre, al punto da essere definito dagli amici un giallorosso-amaranto, con evidente allusione ai colori più amati, quelli della "magica" Roma e quelli della Reggina, compagine che porta i colori della città dello Stretto.
Che a mandarci in B, sbalzandoci dal letto nel più bello d'un bellissimo sogno, siano stati gli odiati laziali proprio non l'ho digerito, forse mi sarei dispiaciuto di meno se fossero stati i milanisti. Ma tant'è, oggi siamo qui a leccarci le ferite e a leggerne di tutti i colori sui vari giornali.
Non posso che essere d'accordo con l'amico Giusva Branca, direttore di Strill, e con l'analisi che fa, all'indomani della sentenza definitiva scritta sul prato dell'Olimpico che s'appresta ad ospitare la finalissima della Champion.
Adesso è facile partire con i processi, le esecuzioni sommarie, il tiro al bersaglio contro Lillo Foti, il presidente factotum che non risulterà certo simpatico alla maggioranza degli sportivi, ma che qualche risultato, dobbiamo riconoscerlo, l'ha ottenuto.
In un bar di Las Vegas, che ripropone lo stile dei saloon del Far West, c'è un cartello con una scritta sforacchiata perchè qualcuno, all'epoca, gli ha sparato contro con la mitica pistola a tamburo dei cow boy. "Non sparate sul pianista, sta facendo del suo meglio".
Amici tifosi, la rabbia non ci fa ragionare, ma adesso non è il momento di portare Foti in un ideale piazzale Loreto, di triste memoria, sarebbe troppo facile, lui è reso confesso, merita clemenza.
Non ne meritano, e su questo Giusva Branca è stato ancor più....pesante di me, che spesso questo aspetto l'ho sottolineato nelle mie modeste note, i colleghi che s'occupano (si fa per dire) di seguire le cronache sportive. Qualcuno che esce dal coro dei lecchini in servizio permanente effettivo, c'è, ad onor del vero, ma è sempre stato emarginato: le malattie sono state nascoste, come nei peggiori regimi, nessuno deve sapere.
Adesso, il problema è ripartire dal purgatorio della B, e non sarà facile, specialmente se qualcuno penserà solo a demolire quello che di buono Foti, (che per la verità non è che abbia accanto una schiera di scienziati), è riuscito a combinare.
Caro Giusva, condivido la tua impostazione, continueremo a correre da indipendenti, e che Dio assista la Reggina.

18/05/09

TV SPAZZATURA, DALLE RISSE DI AMICI AI SOLDI DI FERDI

C'è chi la definisce televisione spazzatura, riprendendo una definizione della signora Franca Ciampi che, già qualche anno fa, quando era l'inquilina del Quirinale, non esitò nel criticare ferocemente quelle trasmissioni tipo Grande Fratello, La Fattoria, Uomini e donne, ed anche Amici, la cosiddetta fabbrica dei talenti.
Per uno che si afferma, infatti, centinaia di altri giovani aspiranti cantanti, ballerini o attori, vanno incontro a serie delusioni e alcuni di loro imboccano la strada delle frustrazioni, la depressione può giocare brutti scherzi.
Ad Uomini e donne, una vera e propria sagra della stupidità, negli ultimi tempi, come mi segnalano, la situazione è completamente sfuggita di mano alla signora De Filippi in Costanzo e si assiste, come Blob propone ormai quasi ogni sera, a risse da osteria condite da insulti triviali ed anche aggressioni fisiche.
La storia del programma ci ha insegnato, a partire dalla tormentata love story Costantino-Pierelli, che quasi nessuna delle coppie che dovrebbero formarsi e durare tutta la vita, ha resistito più di qualche settimana.
Serate in discoteca, qualche manciata di euro, poi il ritorno all'anonimato, al mestiere momentaneamente abbandonato con la speranza di farsi strada nel mondo dorato dello spettacolo.
Comprendiamo benissimo che, trattandosi di emittenza privata, gli organismi di vigilanza possono fare ben poco, se non controllare la pubblicità ingannevole o meno, ma anche la tv di Stato sta lasciando spazio a programmi non propriamente educativi.
Più che di tv spazzatura, si potrebbe parlare di televisione "tossica", fortemente inquinante per le coscienze dei malcapitati spettatori.
Non incoraggiamo certamente le incursioni degli estremisti di destra, come è avvenuto alla presenza dei "eroi" del GF, il cui vincitore, il rom Ferdi, passa da un canale all'altro per difendersi da suo padre che, ora che il figlio ha qualche soldo, cerca di farsene dare un pò. Che spettacolo penoso!.

11/05/09

LUCIO BATTISTI AD ISCHIA, NEL RACCONTO DI ANNA MARIA CHIARIELLO


Io e Lucio Battisti siamo nati nella stessa città, Rieti, ma lì non ci siamo mai incontrati anche se, in tempi diversi, abbiamo frequentato le stesse scuole elementari.
Che fossimo concittadini lo avrei scoperto molti anni fa, proprio ad Ischia, la meravigliosa isola che frequento fin da quando ero ragazzo e, trascorrendo l'estate in casa dei nonni materni a Pozzuoli, erano quotidiane le mie visite, viaggiando, senza pagare biglietto, sui ferry boat.
Battisti, allora pressochè sconosciuto, venne a cantare in un locale dal nome curioso, il "Rangio fellone", che ha visto passare i più grandi artisti, nel corso di serate indimenticabili.
Questa esperienza artistica del Battisti prima maniera è stata ora raccontata dalla collega del TG5 Anna Maria Chiariello, che ad Ischia vive, in un libro che, con la prefazione di Peppino di Capri, è stato presentato giorni fa nel salone dell'hotel Punta Molino, che s'affaccia sulla splendida baia dominata dal castello aragonese.
Era un Battisti acerbo, quello che anch'io sentii cantare, accompagnato da un piccolo complesso, e in quell'occasione ebbi modo di scambiare qualche parola con lui e seppi essere nati nella stessa città. Lui, per la verità, non fu molto espansivo, ma era il suo carattere, e non me ne preoccupai molto.
Per anni, e lo faccio ancora, la sua musica mi ha accompagnato, durante il lavoro, nei lunghi viaggi in auto, alla radio che porto sempre con me, regalo d'uno dei miei figli.
C'erano gli ischitani che, allora, come me, avevano sentito il Battisti poco più che adolescente, e che hanno avuto l'occasione per ricordare i tempi in cui sull'isola verde approdavano artisti di fama internazionale. La Chiariello ha voluto cogliere questo aspetto della vita del riccioluto interprete di straordinari successi, che hanno fatto ballare e innamorare intere generazioni.

06/05/09

UN TERRIBILE BOATO E IL GRANDE TORINO SPARI' PER SEMPRE

Ero bambino, ma ricordo di aver pianto, quella mattina di maggio quando sentii qualcuno urlare, all'uscita dalla scuola: era uno strillone del Tempo di Roma che annunciava l'edizione straordinaria sull'incidente aereo di Superga.
Allora vivevo a Rieti, la splendida città del Lazio dove sono nato e andavo alle elementari, a casa avevo tutte le figurine del giocatori del grande Torino, il mio idolo era Valentino Mazzola. Mio padre portò a casa i giornali, la televisione non c'era ancora, alla radio ascoltai il resoconto della tragedia, tanta gente era raccolta nei bar, tutti piangevano la perdita dei campioni d'Italia.Qualche anno dopo, occupandomi al giornale di sport, e girovagando sui campi di mezza Italia, ebbi modo di conoscere Vittorio Pozzo, l'indimenticabile commissario tecnico della nazionale due volte campione del mondo: curvo, avvolto in un lungo cappotto grigio, la chioma candida, prendeva appunti e, diligentemente, dettava agli stenografi della Stampa, pochi minuti dopo la fine della partita, come un cronista alle prime armi, l'articolo.Era toccato a lui, tra i rottami ancora fumanti, il triste compito di riconoscere i "suoi" ragazzi, a volta da un piccolo particolare fisico. I primi soccorritori capirono che si trattava dell'aereo con i giocatori del Torino quando videro uscire da una valigia semi aperta, le inconfondibili maglie granata.
Anch'io sono andato sulla collina di Superga, da dove, di mattina, Torino appare avvolta dalla nebbia, come quel giorno quando l'aereo, non si sa come, non si è mai saputo perchè, andò a sbattere contro la basilica, aggrovigliandosi in fiamme lungo un terrapieno. L'Italia sportiva precipitò in una cupa depressione, tutti i tifosi del Toro, a migliaia, si sentirono orfani, al cinema Raf Vallone, che sarebbe stato un giocatore granata, interpretava "Gli eroi della domenica" nel ricordo di quei ragazzi imbattibili che erano saliti in cielo, una domenica di maggio.

04/05/09

IL RICORDO DI DOMENICO DI MEGLIO GRANDE AMICO E GRANDISSIMO UOMO

Sono tornato ad Ischia, come faccio spesso, sia per "passare le acque", come si diceva una volta, sfruttando le virtù benefiche dei fanghi termali, sia per rivedere tanti amici, con i quali ogni anno organizziamo un periodo di riposo e cure nell'isola verde, un vero incanto.
Ma stavolta, un velo di tristezza accompagna i miei giorni: un amico caro non c'è più. Domenico Di Meglio, Mimmo, editore coraggioso, fondatore e direttore del quotidiano Il Golfo, ci ha lasciati improvvisamente qualche mese fa. E' caduto in trincea, al tavolo di lavoro il suo cuore s'è fermato gettando nella più viva disperazione i suoi cari, la famiglia del giornale, che amava in maniera viscerale.
Il Golfo è il simbolo delle isole del mare di Napoli, un giornale che, via via, ha acquistato autorevolezza, ha formato generazioni di cronisti, alcuni dei quali hanno preso il volo verso realtà editoriali importanti. Domenico Di Meglio, appena sapeva del mio arrivo, veniva a trovarmi, e si passava qualche ora a conversare, ci si scambiava opinioni, sia sulla politica, che sul giornalismo di provincia, mi chiedeva consigli, lui trasmetteva pillole di saggezza. Quando ne avevo voglia, potevo scrivere, e per me è stato un onore, conservo gli articoli, ora con maggiore cura, da quando Mimmo non c'è più. Il titolo del mio blog lo presi in prestito dalla sua rubrica, e certamente non lo cambierò mai, perchè mi ricorda un collega, un amico, un editore puro, un uomo di grande spessore. Mi auguro che Il Golfo continui nel solco tracciato da lui, sono certo che il figlio, i suoi collaboratori, faranno di tutto perchè il giornale che tanto amava e che tante gioie, ma anche tanti dolori, gli aveva dato, cresca e dia lustro ad Ischia e alla sua gente.
Mimmo, Ischia è nel mio cuore, ma mi manca tantissimo la tua amicizia fraterna, da lassù se puoi prega per chi ti ha voluto bene.