29/06/11

NOZZE REALI A MONACO, L'AMBASCIATORE MORABITO FA GLI AUGURI A NOME DELL'ITALIA

Il Principe Alberto e la futura consorte

  ''Una 'favola bella', che si ripete a Monaco dopo 50 anni dal matrimonio del principe Ranieri e Grace Kelly e che fa realizzare in questa splendida Citta'-Stato cosmopolita e moderna un avvenimento di portata storica che unisce insieme cattolicesimo e mondanità, romanticismo e glamour, emozioni e raffinata eleganza''.
Così l'ambasciatore d'Italia nel Principato di Monaco, il reggino Antonio Morabito, in una dichiarazione raccolta dall'ANSA commenta le nozze, che saranno celebrate con rito civile e  religioso, l'1 e 2 luglio, tra il principe Alberto II di Monaco, 53 anni, e Charlene Wittstock, 33 anni, sudafricana, ex campionessa di nuoto.
''L'Italia - tiene a sottolineare l'ambasciatore - partecipa con grande gioia'' a quello che definisce ''l'evento degli eventi''.
E, fa notare Morabito, ‘’ Alberto II è un principe regnante che celebra il suo matrimonio 'di Stato' accompagnato dal suo popolo, con le tante delegazioni di Paesi amici che giungono da ogni parte del mondo.
Si tratta indubbiamente anche di un evento di immensa portata mediatica che farà diventare, nei giorni della festa, il Principato di Monaco il centro dell'attenzione di milioni di persone sparse nel globo, di tv e stampa mondiali, con tutti i riti che la pubblicita' delle celebrazioni del matrimonio portera' ''.
A questa festa, sottolinea ancora l'ambasciatore italiano ''si aggiunge una nota gradevole, il principe Alberto è amatissimo dal suo popolo, è carismatico, ha saputo incarnare il carisma del sovrano con la modernità del suo governare, dirigendo il Principato con saggezza sulla strada del rinnovamento, della trasparenza, dell'attenzione ai grandi temi globali, umanitari, della tutela dell'ambiente, della salute, della salvaguardia dei mari, della promozione della cultura e dello sport sano ed etico, tematiche che fanno del Principato un centro ed uno ''spazio globale''. Mademoiselle Charlene, prosegue Morabito ''è dotata di una bellezza, grazia ed eleganza straordinarie, condivide con il suo principe amore ed ideali. E questo rende la festa ancor piu' una festa di popolo. L'Italia, da Paese amico e vicino, partecipa con immensa gioia ed ammirazione a questo matrimonio principesco, in particolare con la sua comunità residente, che da sempre costituisce parte integrante ed attiva del Paese e condivide questo momento particolarmente felice''.
  L'ambasciatore Morabito tiene infine a esprimere alla coppia di sposi i suoi ''auguri di felicità, prosperità, salute, benessere personale, nello spirito della continuità dinastica e dei valori della stabilità del Principato, che resta nel mondo attuale un esempio di efficienza, di buon governo e di armonia tra i popoli''..

27/06/11

AL FESTIVAL DI ROVERETO LA REGGIO DELLA BELLE EPOQUE DI GAETANO LABATE

Il caffè Spinelli, luogo di ritrovo dei reggini
Ancora un importante riconoscimento per il regista e documentarista reggino Gaetano Labate che, anche quest'anno, sarà presente al festival nazionale che si terrà in ottobre a Rovereto con i suoi recenti lavori: la ricostruzione del terribile terremoto che nel dicembre del 1908 rase al suolo le città di Reggio e Messina e numerosi centri dell'entroterra sulle due sponde, e il documentario sul periodo reggino della Belle Epoque.
Alla importante rassegna Labate è stato ufficialmente invitato, del resto nel centro del Trentino è già noto per avervi presentato il documentario sulla storia di Reggio Calabria dalla fondazione ai giorni nostri.
L'ultima fatica, solo in ordine di tempo, in collaborazione con Luisa Bellissimo, è appunto il ritratto per immagini d'epoca e preziosi, rarissimi, filmati, di come la città di Reggio Calabria visse gli anni che, in Francia, vennero definiti come quelli dell'epoca d'oro per le arti, la cultura, la musica, appunto la Belle Epoque.
Ne ho già parlato sul mio blog, ma giova ricordare, non soltanto per gli appassionati di storia, e per coloro che amano rivivere il passato della città definita "bella e gentile" in un memorabile volume del duo Barbaro-Laganà, che nel documentario di Gaetano Labate vengono rivisitati anni in cui Reggio era nel pieno del suo splendore in tutti i campi e, anche se non molti lo sanno, aveva una produzione giornalistica di tutto rispetto.
Labate ha fatto una meticolosa ricerca, a partire dal 1898 fino al 1908, delle pubblicazioni che in quegli anni videro la luce, cogliendo aspetti d'una modernità che lascia stupefatti. Reggio viveva intensamente l'arte, gli spettacoli teatrali, quelli musicali, era un fervore d'iniziative. I reggini ebbero modo di conoscere i nomi più importanti del teatro e del cosiddetto avanspettacolo.
Reggio nella Belle Epoque è un documentario che tutti dovrebbero vedere e che certamente a livello nazionale otterrà quel riconoscimento che assolutamente merita.

16/06/11

PREMIO MARGUTTA, ENNESIMO SUCCESSO DI UNA GRANDE INVENZIONE DEL REGGINO GIOVANNI MORABITO

Corrado Calabrò, premiato in Via Margutta
Anche quest'anno è stata una grande serata, l'ennesimo successo per il reggino Giovanni Morabito, gallerista in via Margutta a Roma, dove si è svolta la cerimonia di premiazione di "ModArt", giunta alla quattordicesima edizione.
A ricevere il prestigioso riconoscimento personaggi dello spettacolo, dell'arte, della cultura, del giornalismo, delle professioni: nelle loro mani una originale scultura opera dell'artista reggina Angela Pellicanò che ha voluto rappresentare il mito profondamente legato all'origine dell'antichissima via. Quest'anno, la giuria, di cui è presidente onorario Gabriele Salvatores, ha incoronato personaggio dell'anno il numero uno degli showman: Fiorello che però, impegnato a teatro, non è potuto intervenire ed ha ricevuto il premio al Sistina, qualche giorno prima.
La vivace serata, condotta da Chiara Giuria e Dario Salvatori, ha presentato al pubblico una "carrellata" di personaggi gratificati da un premio che porta il nome della strada degli artisti, via Margutta, nota in tutto il mondo. Per la sezione televisiva premiato Antonio Ricci, il papà di Striscia la notizia, che ha mandato a ritirare il premio uno degli inviati storici del programma, Jimmy Ghione.
 Al reggino Corrado Calabrò, presidente dell'Agcom, il premio per la poesia, mentre alla criminologa Roberta Bruzzone quello per essere stata una delle rivelazioni televisive dell'anno. Per la fiction riconoscimento alla bionda attrice Euridice Axen, Simona Marchini, che indossava un vestito color ruggine, premiata per l'arte, Vladimir Luxuria, in tubino blu, premiata per la sua attività letteraria, Thomas Trabacchi e Francesco Venditti per il cinema.
Un omaggio per la sua lunga carriera di jazzista a Lino Patruno, mentre per il settore moda gli applausi sono stati riservati alla stilista Eleonora Altamore, che ha portato in passerella dieci top model: la statuetta le è stata consegnata dalla sempre frizzante contessa Patrizia de Blank.
ModArt ha portato all'attenzione del numeroso pubblico la performance "Simulacri" firmata dall'artista Vincenzo Ceccato assieme alla danzatrice Stefania Bucci, e "L'ottico", di Angela Pellicanò, in partenza per la Biennale di Venezia. "Via Margutta, ha dichiarato Giovanni Morabito ai giornalisti presenti, è il luogo ideale per un rilancio globale dell'arte e riportare l'attenzione su uno dei luoghi più significativi di Roma".
Morabito, cui mi lega un antico rapporto d'amicizia, titolare della galleria Monogramma, è riuscito a fare del Premio Margutta e delle serate di ModArt, un appuntamento principe per la Capitale dove certamente le manifestazioni importanti non mancano, ed a portare sul palco nelle passate edizioni i vari Pippo Baudo, Pupi Avati, Renato Balestra, Vittoria Belvedere, Carlo Verdone, Michele Placido, Mara Venier.

11/06/11

BANDAFALO' DI NUOVO SOTTO SEQUESTRO, MA A CHI DANNO FASTIDIO?

Le strutture del lido Bandafalò sotto sequestro
Stavolta, per i ragazzi del lido Bandafalò, a Porticello, suggestivo scorcio marino sullo Stretto di Messina, tra Scilla e Villa San Giovanni, sarà dura. La notizia del nuovo sequestro della struttura turistica, senza fini di lucro, è giunta inattesa: si pensava, infatti, che dopo le vicissitudini dello scorso anno, stavolta non ci sarebbero stati problemi.
Invece, la Procura della repubblica ha mobilitato due sostitute, le dottoresse Ombra e Cama, e l'atto di sequestro cautelare è stato anche controfirmato, nientemeno che dal super procuratore Pignatone. Nemmeno si trattasse di uno dei tanti beni di provenienza mafiosa, sedie, tavoli e ombrelloni,  materiale in parte riciclato o oggetto di donazioni, il modesto locale adibito a posto ristoro e i servizi, tutto è stato "circondato" dal nastro di plastica con la scritta Guardia Costiera.
La spiaggia era stata già ripulita dal gruppo di giovani che, ormai da anni, si dedica ad una meritoria opera di assistenza e sostegno alle popolazioni di una nazione africana, riuscendo anche a contribuire alla realizzazione di un ospedale.
L'inchiesta condotta dalla Procura, stando alle prime notizie riportate dalla stampa locale, coinvolge l'amministrazione comunale di Villa San Giovanni che vede indagati sindaco e Giunta in carica da circa un anno, per cui si ha ragione di ritenere che la vicenda non possa concludersi in tempi brevi. Adesso, a quelli di Bandafalò, che incontrano il consenso della gente comune, non resta che mobilitarsi, nelle forme civili, per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica su questa che ha tutta l'aria d'una autentica persecuzione.
C'è chi si chiede. a chi danno fastidio, i promotori di Bandafalò? Quali gravi reati sarebbero stati commessi dagli amministratori villesi, certamente in buona fede nel consentire la prosecuzione d'una attività turistico-balneare che ha scopi altamente sociali?
Le decisioni della magistratura vanno rispettate, ma ci sono tempi e modi per opporvisi, c'è chi si farà carico di sostenere le ragioni di quel gruppo di giovani che, attorno a Bandafalò, nel periodo estivo, riescono ad aggregare anche coloro i quali, non avendo i mezzi per pagarsi costosissimi lidi privati, proprio sulla spiaggia di Porticello trovano gratuitamente ospitalità. Seguiremo con attenzione il caso.

08/06/11

EDOARDO MOLLICA, AMICO TROPPO TARDI INCONTRATO E TROPPO PRESTO PERDUTO

Edoardo Mollica
Ad un mese dalla prematura scomparsa del professor Edoardo Mollica, continuano le manifestazioni di cordoglio, con ogni mezzo, che giungono sia alla famiglia che alla facoltà di architettura. E' grande, infatti, il vuoto lasciato dal docente, dall'uomo di cultura, dallo studioso appassionato, lui che non avendo figli, aveva in pratica "adottato" un gruppo di giovani, accompagnandoli, dopo la laurea, nel difficile percorso della ricerca di un lavoro, sia in campo universitario, che altrove.
Edoardo ha lasciato molti "orfani" che, dopo essersi guardati in faccia, smarriti, hanno ripreso il cammino, continuando nel loro lavoro, così come il loro prof. avrebbe voluto. Mollica, dietro la sua naturale bonomia, nascondeva un carattere forte, un modo di porsi nell'attività di docente del tutto rigoroso.
In tanti si chiedono se la morte, assurda e tragica, sia stata quella che il professor Mollica avrebbe "preferito", proprio sul campo, accanto ai suoi allievi ai quali, come al solito, aveva dispensato le sue inimitabili "gocce" di saggezza, l'immancabile pipa in bocca. Tra i tanti amici che ancora non si sono rassegnati a non averlo più accanto, si cerca il modo per onorarne la memoria, ancora non sappiamo come. C'è chi pensa ad iniziative culturali, chi a una Fondazione, chi a un premio per studenti meritevoli.
Certamente, Edoardo Mollica non sarà dimenticato, il suo ricordo è vivo e presente. Da parte mia, preferisco farlo con una poesia incisa su una lapide in un cimitero inglese che reca come titolo "In memoria d'un amico perduto troppo presto".

Sto in piedi ai bordi della spiaggia.
Un veliero passa nella brezza del mattino
e parte verso l'oceano.
E' là la bellezza, è là la vita.
Lo guardo fino a che scompare all'orizzonte.
Qualcuno di fianco a me dice "E' partito".
Partito verso dove,
partito dalla mia vista.
I suoi alberi sono sempre alti,
il suo scafo ha sempre la forza di portare
il suo carico umano.
La sua scomparsa totale
dalla mia vista è in me,
non in Lui.
E, giusto nel momento in cui
qualcuno vicino dice:"è partito"
ce ne sono altri che
lo vedono apparire all'orizzonte
e puntare verso di loro
esclamando con gioia :"Eccolo".
Questa è la morte

Arrivederci amico troppo tardi incontrato e troppo presto perduto. Mi piace pensare così, e forse me l'hai trasmesso tu questo senso della vita che questa poesia riassume.

02/06/11

FESTA DELLA REPUBBLICA SENTITA ANCHE DAI GIOVANI, UNA PIACEVOLE SORPRESA


La prima pagina del Corriere dopo i risultati del referendum
Sinceramente, non me l'aspettavo di vedere tanti giovani partecipare alle manifestazioni per i 65 anni dalla nascita della repubblica. Questi ragazzi spesso etichettati come fannulloni, viziati, ignoranti, questa festa l'hanno sentita,eccome.
Debbo dire che, a Reggio, dove sono tornato dopo lunga assenza, per trascorrervi il "ponte" legato appunto al 2 Giugno, ho trovato la città insolitamente popolata, anche per via dell'incontro di calcio Reggina-Novara, che ci fa respirare il tanto desiderato profumo di serie A.
Mi sono tornate alla memoria immagini sbiadite della mia infanzia: mio padre, militare di carriera, che aveva giurato fedeltà al re, non lo tradì neppure nel segreto dell'urna, salvo poi accettare le nuove regole e servire lo Stato repubblicano fino all'ultimo momento d'una lunghissima carriera. Quel giorno del referendum mi portò con sè al seggio, non l'ho mai dimenticato, all'età di quattro anni mi aveva fatto indossare la divisa di "figlio della lupa", del resto si abitava in caserma.
Qualche anno dopo, quando ero già all'università, mia madre fece sparire le foto "compromettenti", era il periodo in cui si dava la caccia al fascista e io non lo ero certamente. Un'altra immagine è legata alla prima sfilata cui mio padre partecipava, con un reparto di finanzieri in alta uniforme: mi piazzai lungo il marciapiede di Corso Trieste, allora vivevo a Cosenza, quando le "fiamme gialle" passarono, feci appena in tempo a scorgere papà, che impugnava la sciabola, lo sguardo fisso.
Nelle caserme, in occasione dell'anniversario della repubblica, ai militari veniva dato il compito di svolgere un tema sull'argomento, che illustrasse il significato di questa ricorrenza tanto importante per la storia del nostro Paese.
Alcuni di loro avevano la licenza elementare, altri studiavano per prendere quella media: io correvo in soccorso, li aiutavo nello svolgimento, in cambio mi veniva prestata, senza che mio padre lo sapesse, una delle biciclette d'ordinanza: sì, perchè in quegli anni i mezzi erano pochi, le perlustrazioni, anche di svariati chilometri, alla ricerca dei contrabbandieri, si facevano a piedi. In città, quelli del Nucleo di polizia tributaria, terrore dei commercianti, si muovevano sulle bici verniciate di verde. Nel cortile del comando spiccava la scritta del motto coniato per la Guardia di Finanza da Gabriele D'Annunzio: "Nec recisa recedit".
In quei ragazzi che hanno partecipato alle sfilate, che ne hanno parlato nelle scuole, hanno indossato cappellini e coccarde col tricolore, mi sono un pò rivisto. Io e quelli della mia generazione abbiamo creduto e crediamo ancora nei valori scaturiti dal sacrificio di chi ha combattuto la guerra di liberazione dal nazifascismo.
Anche il presidente Napolitano l'ha riconosciuto: nel mondo l'Italia non è quel Paese barzelletta come qualcuno ha cercato di sostenere, nell'ambito d'una lotta politica fatta di colpi bassi e di voltagabbana in servizio permanente effettivo. Ai giovani dico: portate con orgoglio il "titolo" di italiani, discendenti di coloro che hanno creduto, fino all'estremo sacrificio, nei sacri principi della libertà, dell'uguaglianza, della democrazia.