21/03/13

LA PAGINA DEI GIOCHI DI ANGELA PELLICANO', E FU SUBITO SUCCESSO

Una delle opere esposte

Grande successo, alla galleria Monogramma di via Margutta, de “La pagina dei giochi”: è questo il titolo della mostra di Angela Pellicanò, che è stata presentata dal professor Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Roma.
A distanza di oltre 70 anni, traendo spunto da riviste originali del periodo compreso tra il 1936 e il 1945, Angela Pellicanò si proietta nella dimensione di “cronista diligente” interrogandosi sulla memoria quale condanna dell’uomo.
Una mostra sul significato della coscienza della storia, per liberarsi dal dogma, dalla dittatura di un miglioramento senza fine per l’umanità schiavizzata in un ideale di infinita perfettibilità, non solo nelle capacità e conoscenze, ma anche nella biologia.
“Una mostra che vede il ritorno dell’artista alla ritrattistica, - ha sottolineato il professor Emanuele- poiché ella ha voluto interpretare il delicato quanto profondo argomento del Ventennio traendo suggestione dalla “figure” che hanno contraddistinto tale periodo storico, soprattutto nella fase delle trattative diplomatiche pre belliche. Un’esposizione dedicata alla memoria che, come la stessa Pellicanò afferma, è insieme condanna e pote nza dell’uomo”.
Da parte sua, la gallerista Valentina Moncada  rileva come “Angela Pellicanò innesca un meccanismo a comparsa di immagini livide, sepolte sotto il peso del tempo, che affiorano sorprendentemente l’una dopo l’altra, come pezzi sparsi di uno stesso mosaico nel tragico carosello della storia bellica del secolo scorso. Evocando sistemi di propaganda politica dei regimi totalitari, Pellicanò si focalizza sui personaggi che hanno costruito la propria immagine sul culto di se  stessi, ponendosi su un piano ideale quasi fossero icone divine strategicamente studiate”.
Anche il critico Jasper Wolf ha affermato che “al pari di quanto teorizzato da Walter Benjamin, Angela  Pellicanò dà valore alla storia non postulando un ordine di tempo. Nella sua indagine sovverte le categorie temporali del passato e del presente, compenetrandole. Le libera dalla cronologia, unendole in una constellazione   antitassonomica. Non più un tempo che scorra omogeneo e vuoto, ma un tempo che in ogni istante è possibile di rendere giustizia a quel che è stato”.