La famiglia Maestrelli al completo in una foto d'archivio |
C'è una fotografia che da anni custodisco gelosamente: è stata scattata allo stadio di Reggio Calabria, che allora si chiamava Comunale, e che è stato intitolato all'indimenticato presidente della Reggina, Oreste Granillo. Era l'ultima partita del trionfale campionato 1965-66 vinto dagli amaranto che conquistarono l'agognata promozione in B, in panchina c'era Tommaso Maestrelli, un pisano diventato barese d'adozione. La foto è della formazione che Tommaso, Tom per gli amici, mandò in campo per la passerella finale: in braccio a Carlo Mupo, uno dei fedelissimi del mister che l'aveva voluto a Reggio, nonostante fosse considerato alla fine della carriera, ci sono due bimbetti, con un caschetto biondo che quasi copre loro gli occhi. Sono i due figli maschi del mister, Maurizio e Massimo, hanno poco più di due anni, sono arrivati quando le due sorelle Patrizia e Tiziana erano già grandi.
L'ho cercata, quella foto, nella notte in cui m'è giunta la tristissima notizia della morte di Maurizio, che è andato a raggiungere in Cielo il papà, scomparso a 54 anni, e la sorella Patrizia, tutti e tre sconfitti dallo stesso, inesorabile, male. Sapevo che Maurizio stava male, ascolto, da romanista, anche la radio laziale per eccellenza, Radiosei, che ieri ha dedicato una bellissima trasmissione al figlio del mister del primo scudetto biancazzurro.
Tra le tante telefonate giunte in radio, particolarmente significativa quella d'un tifoso non più "verde", Giorgio, che Maestrelli e la sua famiglia aveva frequentato a lungo, in quegli anni. Lasciata Reggio, dopo tanti trionfi, Tommaso Maestrelli, passando per Foggia, era approdato alla Lazio: se la malattia non l'avesse fermato, certamente c'era una importante società che aveva pensato a lui e si parlava persino di Nazionale.
Sono stato amico dei Maestrelli: da giovane giornalista sportivo in forza alla "Tribuna del Mezzogiorno", seguivo la squadra nei ritiri e nelle trasferte. Spesso, il lunedì, invece di tornare a Reggio, accompagnavo Tom, dopo massacranti viaggi in treno, a Bari e la signora Lina preparava le orecchiette. Avevano potuto comprare con i primi guadagni un bell'appartamento nella zona residenziale. Dopo una vittoria proprio contro il Bari, io e altri amici di Tommaso, ricordo uno per tutti, il farmacista Gianni Sculli, (anche lui non c'è più) fummo ospiti per una serata indimenticabile: cena straordinaria e lunghe partite a carte.
Grandissimo pokerista, Tom, quasi sempre, a un tavolino del bar Parisi, sul corso Garibaldi di Reggio, sfidava Sculli, Vincenzo Tornetta, Paolo Marra, uno dei miei maestri, lo stesso ragionier Parisi, presenti talvolta io e Mimmo Morace, che scriveva per il Corriere dello sport di cui diventerà direttore.
Maurizio e Massimo erano i suoi portafortuna, quando sono arrivati loro, era solito ricordare, qualcosa è cambiato nella mia vita. Perduto il padre, non si sono allontanati dal mondo del calcio e dalla Lazio, restando sempre vicini a mamma Lina, donna coraggiosa, che ha affrontato anche quest'ultima bufera che s'è abbattuta sulla sua famiglia. Che atroce destino!. Roma s'è raccolta attorno a loro, con un affetto che ha superato ogni confine, i colori delle maglie non contano. Maurizio è andato a raggiungere il papà e la sorella. Cosa darei per sapere se, veramente, (ma da credente non posso che avere certezze) nel regno dei cieli incontreremo le persone care che hanno lasciato questo mondo. Tom lo troverei con l'inseparabile pipa e il suo sorriso col quale m'accoglieva nel suo stanzino allo stadio, finito l'allenamento.
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