22/09/08

SUI CANTIERI DELLA A 3 ALEGGIA LA PAURA



Il rischio del blocco totale dei lavori per due macrolotti dell’ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria sembra sempre più concreto, anche se dai sindacati, con in testa la Filca-Cisl, sono state avviate incisive iniziative sollecitando, sia il general contractor, che le istituzioni sul territorio.
Le cause sono ormai note: da un lato, le iniziative della magistratura, che hanno disarticolato alcune cosche della ‘ndrangheta, interessando anche se per fortuna marginalmente, anche il mondo sindacale; dall’altro, il continuo lievitare dei prezzi delle materie prime, dovuto alla crisi economica internazionale ed al rialzo eccezionale del petrolio.
Da parte di Filca e Fillea è partita una proposta che non può mancare di suscitare commenti e aprire un dibattito nella regione che più d’ogni altra, avverte il peso della recessione, e presenta notevoli problemi dal punto di vista della criminalità. E’ stato chiesto, senza mezzi termini, il presidio dei cantieri da parte dei militari dell’esercito, in aggiunta ai servizi che vari Corpi (carabinieri, polizia, guardia di finanza) già svolgono, e che qualche risultato l’hanno dato.
La pesante interferenza della mafia, che nel settore edile, questo è noto, trova da tempo una delle maggiori fonti di…finanziamento, non può comunque servire da alibi per incoraggiare chi ha interesse a non “disturbare” il manovratore e fare in modo che, come per il passato, prevalga la politica del tanto peggio, tanto meglio.
C’è chi intende fare opposizione in questo modo, pensando che la gente abbia la sveglia al collo e gli anelli al naso, e viva nelle tribù.
La Calabria è una regione viva, dal punto di vista culturale, ha un’informazione distribuita, attraverso numerosi quotidiani, su carta e on line, in maniera capillare, insomma, solo chi non vuole informarsi, può nascondersi alla realtà.
L’allarme è stato lanciato, e non riguarda soltanto i cantieri della A3, ma lo stato generale dell’edilizia pubblica e privata che sembra dover segnare ancora una volta il passo, con conseguenze sull’economia regionale di particolare gravità.
L’arrivo dell’esercito, se questa proposta verrà accolta, non può che essere considerato un momento di particolare presenza dello Stato, fin troppo assente, in questi anni, e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Ma non basta, occorre un’autentica mobilitazione popolare, a partire dai sindaci, che rappresentano le varie comunità interessate a non far fallire processi di sviluppo che collegamenti più efficienti favoriscono.
Oltre all’autostrada, bisogna accendere i riflettori anche su un’altra opera che corre grossi rischi, la trasversale delle Serre, di fondamentale importanza per assicurare il rilancio d’una giovane provincia qual è quella vibonese.
Il dialogo con l’Anas, con le imprese committenti, con la classe politica, con le organizzazioni sindacali, deve essere continuo. Solo così è possibile trovare soluzioni unitarie e presentare non solo la faccia truce dello Stato, ma anche far capire che la Calabria da tempo ha scelto altre strade che non siano quelle del sottosviluppo, dell’acquiescenza ad una classe politica debole e corrotta, ma quelle che portino ad un completo riscatto sociale ed a un futuro diverso per le nuove generazioni.

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