Sono i giorni della festa, la madonna della Consolazione, la nostra patrona è lì che aspetta di compiere la sua meravigliosa “passeggiata” tra la sua gente e andarsene per un pò nel Duomo da dove, prima dell’inverno, tornarsene lassù all’Eremo.
Un posto dell’anima per me e tanti della mia generazione che, nella settimana che precede la tradizionale processione, salgono fin quassù a piedi, ripetendo un rito di fede portandosi nel fondo del cuore una qualche “richiesta” da fare alla Vergine. E anche quest’anno non ho voluto mancare a quest’appuntamento che, col passar del tempo e con gli acciacchi della terza età, diventa sempre più faticoso.
Per la verità, a parte i soliti cumuli di immondizia ai lati della strada, per fortuna rimossi, alla graziosa piazzetta dove un tempo c’era la trattoria di don Pasquale Raffa (famoso il suo spezzatino, ma guai a chiedergli altro, c’era il rischio che ti sbattesse fuori) tutto è rimasto come prima, con le auto sui marciapiedi e, di sera, quel buio poco incoraggiante.
In cima alla scalinata, spalle alla basilica, mi fermo per gustarmi lo sguardo sullo Stretto, una meraviglia, le scie delle navi, le macchie di colore che tanto piacevano a Giuseppe Marino, sono lì nei suoi quadri, il patrimonio artistico che ha lasciato ad una città che non sempre seppe comprenderlo.
Ad un tratto un rumore sordo, vedo un’ anziana donna ruzzolare dai gradini. Assieme ad altre due persone la soccorriamo, solo qualche graffio per fortuna e un braccio sbucciato. Ma mi accorgo subito del pericolo: alcuni dei gradoni in pietra sono sollevati, tra l’uno e l’altro s’è aperta una fessura, quasi un ghigno del diavolo in un luogo che odora di santità. Ci informano che da tempo la scalinata è in questo stato e per un attimo pensiamo cosa potrebbe accadere se qualcuno dei portatori, sotto il peso della Vara, facesse la stessa fine della malcapitata signora.
Eppure, basterebbero un paio d’ore di lavoro di un bravo muratore, per sistemare tutto, di notte il pericolo aumenta. Qualcuno provvederà? Non è il caso di chiedere l’intervento della madonna della Consolazione. Ci sarebbero ben altri miracoli da fare per questa disgraziata città, la lista d’attesa è lunga.
Un posto dell’anima per me e tanti della mia generazione che, nella settimana che precede la tradizionale processione, salgono fin quassù a piedi, ripetendo un rito di fede portandosi nel fondo del cuore una qualche “richiesta” da fare alla Vergine. E anche quest’anno non ho voluto mancare a quest’appuntamento che, col passar del tempo e con gli acciacchi della terza età, diventa sempre più faticoso.
Per la verità, a parte i soliti cumuli di immondizia ai lati della strada, per fortuna rimossi, alla graziosa piazzetta dove un tempo c’era la trattoria di don Pasquale Raffa (famoso il suo spezzatino, ma guai a chiedergli altro, c’era il rischio che ti sbattesse fuori) tutto è rimasto come prima, con le auto sui marciapiedi e, di sera, quel buio poco incoraggiante.
In cima alla scalinata, spalle alla basilica, mi fermo per gustarmi lo sguardo sullo Stretto, una meraviglia, le scie delle navi, le macchie di colore che tanto piacevano a Giuseppe Marino, sono lì nei suoi quadri, il patrimonio artistico che ha lasciato ad una città che non sempre seppe comprenderlo.
Ad un tratto un rumore sordo, vedo un’ anziana donna ruzzolare dai gradini. Assieme ad altre due persone la soccorriamo, solo qualche graffio per fortuna e un braccio sbucciato. Ma mi accorgo subito del pericolo: alcuni dei gradoni in pietra sono sollevati, tra l’uno e l’altro s’è aperta una fessura, quasi un ghigno del diavolo in un luogo che odora di santità. Ci informano che da tempo la scalinata è in questo stato e per un attimo pensiamo cosa potrebbe accadere se qualcuno dei portatori, sotto il peso della Vara, facesse la stessa fine della malcapitata signora.
Eppure, basterebbero un paio d’ore di lavoro di un bravo muratore, per sistemare tutto, di notte il pericolo aumenta. Qualcuno provvederà? Non è il caso di chiedere l’intervento della madonna della Consolazione. Ci sarebbero ben altri miracoli da fare per questa disgraziata città, la lista d’attesa è lunga.
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