Dopo partita di Reggina-Cagliari di Coppa Italia, una promessa (?) del giornalismo sportivo intervista un abbacchiato Allegri, allenatore dei sardi, ed è la sagra delle ovvietà, una cronaca che neppure trent'anni fa avrebbe impedito al responsabile della pagina di farla finire nel luogo più congeniale, il cestino.
"Abbiamo disputato, afferma il tecnico, un brutto secondo tempo" E fin qui ci siamo, è la cronaca, bellezza. "Peccato, aggiunge, perchè eravamo venuti a Reggio per conquistare un risultato positivo".
"Abbiamo disputato, afferma il tecnico, un brutto secondo tempo" E fin qui ci siamo, è la cronaca, bellezza. "Peccato, aggiunge, perchè eravamo venuti a Reggio per conquistare un risultato positivo".
Trovatemi un qualsiasi allenatore di una qualsiasi squadra, anche dell'oratorio (che peccato, non ce ne sono quasi più) che scende in campo per non fare risultato. "Quando si perde non è mai bello", avrebbe detto Allegri, che, se è uno che parla così, merita il licenziamento.
Ma il mister toscano, che pure passa per uno bravo, raggiunge il top quando, dopo la clamorosa anticipazione che il promettente cronista fa (la panchina del tecnico sardo non è più solida), così commenta: "Noi allenatori siamo sempre in bilico" per poi concludere con la straordinaria ed eccitante (non certamente per i lettori) affermazione:"Non so quello che potrebbe accadere, chiedetelo al presidente".
Vi risparmiamo il resto delle interviste, con domande e risposte all'insegna della banalità, senza un pizzico di mordente, uno spunto critico.
Mi sono consolato, però, ascoltando su RTV il vecchio ma sempre in gamba Manlio Galimi, che del calcio conosce tutti i segreti e che, per la verità, in questo mare di vassalli, reggicoda, cronisti all'acqua di rosa, è l'unico che esce dal coro e, non solo commenta quello che in campo tutti hanno visto ma che sui giornali nessuno trova, ma offre interessanti considerazioni di carattere tecnico-tattico, come faceva un maestro e amico dello stesso Manlio, quel Gianni Brera che, se da lassù potesse vedere certe trasmissioni in tv, si rotolerebbe sacramentando nella tomba.
E' ovvio che ai padroni del vapore Manlio può risultare indigesto, ma alla distanza ha sempre dimostrato di vedere lontano, ed alcuni allenatori che non lo condividevano, hanno finito con l'ammettere che aveva ragione.
Coraggio, amici sportivi, accanto alle promesse del "nuovo" giornalismo, sottratte ad altri mestieri, c'è anche lui. E meno male che Manlio c'è.
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