La pasta fatta in casa con le zucchine e i gamberetti di nassa per primo, la frittura di aguglie freschissime per secondo, contorno, vino bianco, frutta e, per finire, il gelato di Cesare, gusto zuppa inglese.
Dopo questa sbafata domenicale, tutti in poltrona per la partita della Reggina su Sky, dalla "fatal Verona" (reminiscenze di scuola) dove non siamo mai riusciti a vincere, e neppure stavolta ce l'abbiamo fatta.
Dopo dieci minuti, il tempo di vedere come Campagnolo riusciva a salvare miracolosamente un paio di gol fatti, ed il sonno è calato inesorabilmente. Ed è cominciato il sogno: li ho rivisti tutti i ragazzi di Maestrelli su quel campo stregato dove, una volta, in serie B, la partita fu rinviata al giorno dopo per una nebbia che così fitta non l'avrei più rivista. Ed anche quella volta non riuscimmo che a portare a casa un pareggio.
Tommaso sul guizzante Pellissier avrebbe messo Jerry Bello, che lo avrebbe francobollato (una volta si diceva così) inesorabilmente, mentre sul tornante di colore, Luciano, ex Heriberto, avrebbe piazzato Italo Alaimo, con la sua pelata in continuo movimento.
Florio, passo lento, ma tanto cervello, dietro le due punte Ferrario (soprannominato l'oro di Dongo, dal suo paese d'origine) e il caracollante (si diceva anche così, ai miei tempi) Gino Vallongo, che di testa le avrebbe prese tutte.
In porta, Piero Persico, forse non si sarebbe fatto sorprendere da quel tiraccio di Italiano, ma anche lui, qualche papera, di tanto in tanto la faceva.
Quando ho cominciato a russare, uno degli ospiti mi ha toccato un piede e allora ho spalancato gli occhi, giusto in tempo per vedere la D'Amico (un pò ingrassata, vero?) confermare i risultati e vedere lì, proprio laggiù, all'ultimo banco della classifica, la Reggina di ora. E quella del sogno? Chissà dove sarebbe stata, alla prima giornata con quei giocatori che la A a Reggio l'hanno solo sfiorata e, forse, come me, l'hanno vista in sogno.
Dopo questa sbafata domenicale, tutti in poltrona per la partita della Reggina su Sky, dalla "fatal Verona" (reminiscenze di scuola) dove non siamo mai riusciti a vincere, e neppure stavolta ce l'abbiamo fatta.
Dopo dieci minuti, il tempo di vedere come Campagnolo riusciva a salvare miracolosamente un paio di gol fatti, ed il sonno è calato inesorabilmente. Ed è cominciato il sogno: li ho rivisti tutti i ragazzi di Maestrelli su quel campo stregato dove, una volta, in serie B, la partita fu rinviata al giorno dopo per una nebbia che così fitta non l'avrei più rivista. Ed anche quella volta non riuscimmo che a portare a casa un pareggio.
Tommaso sul guizzante Pellissier avrebbe messo Jerry Bello, che lo avrebbe francobollato (una volta si diceva così) inesorabilmente, mentre sul tornante di colore, Luciano, ex Heriberto, avrebbe piazzato Italo Alaimo, con la sua pelata in continuo movimento.
Florio, passo lento, ma tanto cervello, dietro le due punte Ferrario (soprannominato l'oro di Dongo, dal suo paese d'origine) e il caracollante (si diceva anche così, ai miei tempi) Gino Vallongo, che di testa le avrebbe prese tutte.
In porta, Piero Persico, forse non si sarebbe fatto sorprendere da quel tiraccio di Italiano, ma anche lui, qualche papera, di tanto in tanto la faceva.
Quando ho cominciato a russare, uno degli ospiti mi ha toccato un piede e allora ho spalancato gli occhi, giusto in tempo per vedere la D'Amico (un pò ingrassata, vero?) confermare i risultati e vedere lì, proprio laggiù, all'ultimo banco della classifica, la Reggina di ora. E quella del sogno? Chissà dove sarebbe stata, alla prima giornata con quei giocatori che la A a Reggio l'hanno solo sfiorata e, forse, come me, l'hanno vista in sogno.
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