Che "Il Giornale", in pieno rilancio da quando è tornato alla direzione Vittorio Feltri, abbia da tempo iniziato una vera e propria campagna che vede protagonista in negativo il presidente della Camera (non si sa ancora per quanto) Gianfranco Fini, non è una novità.
Ma l'iniziativa presa dal quotidiano di famiglia del presidente Berlusconi, dopo aver sollevato lo scandalo, o presunto tale, della casa di Montecarlo ricevuta in eredità da una nobildonna nostalgica, con la raccolta di firme tra i lettori per "mandare a casa" l'ex pupillo di Almirante, non trova precedenti nella storia del giornalismo italiano.
Feltri, che ne sa una più del diavolo, e che, come riconosciuto dallo stesso Montanelli, è insuperabile nel rianimare giornali in agonia per portarli al successo, è sicuro che i lettori del "Giornale", unico quotidiano in grande ripresa diffusionale in un panorama di crisi generale, risponderanno alla grande. Così, il presidente della repubblica, cui in tutti i modi si sta tentando di rendere movimentate le vacanze eoliane, si ritroverà a breve con un problema in più da risolvere, se è vero quello che si legge dalla penna di colleghi specializzati in retroscena politici, secondo i quali Napolitano sarebbe piuttosto "seccato" da questa situazione che non fa certo bene all'immagine del nostro Paese.
Se uno dei nostri giornali locali, ad esempio, avesse avuto la stessa idea, tastando il polso dei lettori, e invitandoli a pronunciarsi su qualcuno dei nostri governanti, specialmente a livello regionale (chissà perchè il primo nome che mi viene in mente è quello di Loiero) in quanti sarebbero stati a rispondere?.
Non essendoci ormai quasi più, tranne qualche rara eccezione, i giornali di partito, Feltri ha trasformato "Il Giornale" fondato dal grande Indro quando ruppe col "Corriere", in un "giornale-partito", trovando la chiave del successo diffusionale.
Tornando al caso Fini-Tulliani, dopo aver letto il lungo memoriale difensivo elaborato con chissà quante autorevoli consulenze, la mia modesta impressione è che il Gianmenefrego, come è stato soprannominato dal quel geniaccio di D'Agostino col suo Dagospia, (a proposito, mai querelato) avrebbe fatto bene a risparmiarsi il rammarico e la delusione provati quando è stato informato dalla sua bionda compagna che l'inquilino di Montecarlo era il fratello, imprenditore o produttore non si è capito bene di cosa.
Anche se è vero quello che Fini sostiene, e non abbiamo nessun motivo per non credergli, l'uomo della strada, anche chi è orientato politicamente a destra, non è tanto stupido da accettare una simile panzana.
Nei giorni morti d'agosto, con i palazzi del potere chiusi per ferie, la storia dell'eredità della Colleoni (gatta esclusa) ha vivacizzato le cronache e reso stimolanti le letture sotto l'ombrellone.
Dai lidi, con il wireless gratuito quasi ovunque, ci si può collegare e mandare la mail al Giornale: un autentico esercizio di democrazia e di libertà tramite computer. E io, quasi quasi.........
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