Salvatore Di Landro, Pg di Reggio Calabria |
Il tritolo ha ripreso a "bussare" alla porta di qualcuno, nella caldissima notte d'agosto, mentre dal lungomare giungono canti e suoni d'una stagione in tono minore, ma il reggino s'accontenta, il fatalismo fa parte del nostro dna, ne abbiamo viste tante....
Ove fosse rimasta qualche perplessità, la bomba al portone di via Rosselli, a poche decine di metri dalla caserma del comando provinciale dell'Arma, dove abita Salvatore Di Landro, il procuratore generale, magistrato dalla ormai lunga carriera, uomo di cultura, musicofilo, studioso di tradizioni popolari, che dietro il suo aspetto pacioso, nasconde una forte tempra, ha una matrice ormai ben definita.
A gennaio il primo "avvertimento", sventrando il portone degli uffici della Procura generale, poi il sabotaggio dell'auto di servizio, ora la nuova "firma", per togliere ogni dubbio, l'obiettivo è lui, per il lavoro che sta facendo da quando ha preso in mano un ufficio che, a torto o a ragione, (non sarò certo io a dare un giudizio, conosco fin troppo bene certi ambienti) veniva considerato una specie di porto delle nebbie dello Stretto. Non crediamo sia stato così, perchè ci sono stati uomini della giustizia che lì hanno lavorato (alcuni, purtroppo, non sono più tra noi) che si sono distinti per serenità, onestà e coraggio.
Ma c'è qualcosa che non va più bene ai capi delle cosche e ai loro referenti nelle istituzioni, non solo politiche, sì, perchè vi si annidano da tempo e alcuni non sono mai stati scoperti. Il connubio 'ndrangheta-politica che si intravede soltanto, almeno per ora, dalle carte delle più recenti inchieste, è consolidato. I protagonisti sono individuati, anche se grazie alla loro rete di connivenze, hanno potuto "guardarsi" e in qualche modo bloccare le indagini.
La cosa sconcertante, che ho appreso leggendo il pezzo scritto dal giovane e valido collega Fabio Papalia, direttore di Newz.it, è l'assoluta mancanza di misure di protezione all'abitazione del Pg, niente telecamere, pare, niente presidio fisso, illuminazione scarsa, insomma il compito dei bombaroli è stato facilitato.
Adesso assisteremo al rito delle dichiarazioni a getto continuo dei soliti politici e rappresentanti della società civile, l'occasione per un tantino di visibilità, che a Di Landro non potranno che far piacere, si sentirà forse meno solo. Ma, per favore, risparmiateci le solite fiaccolate, eviteremo di vedere, tutti compunti, sfilare anche individui che con le cosche in qualche modo hanno avuto o hanno da fare, magari per interposte persone. Qualcuno di loro potrebbe essere libero ancora per poco tempo, ma lasciamo lavorare le forze dell'ordine e la Procura, in silenzio, per dare un nome e un volto a chi, col tritolo, vuol riprendersi il controllo della città.
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