03/03/09

LA STORIA "SCONOSCIUTA" DI CHRISTIAN PUGGIONI


A sentire i rappresentanti della Fieg, la Federazione degli editori, si prospetta un'estate assai difficile, molte aziende, a sentir loro, sarebbero sull'orlo della chiusura, per i giornalisti, oltre ai prepensionamenti, che sono, dopo tutto, il male minore, si prospettano tagli e blocco delle assunzioni.
Poche le speranze, per i giovani colleghi che affollano le sessioni d'esame all'Ordine nazionale, di trovare posto nelle redazioni. Ma, mi chiedo, da addetto ai lavori, ancorchè felicemente pensionato e, grazie all'Inpgi, al riparo dalla mannaia degli editori e degli umori dei direttori, è tutta colpa dei giornalisti se la gente si allontana dalla carta stampata e le vendite, salvo rari casi, sono in continuo calo?.
Credo proprio che le responsabilità vadano divise a metà tra chi i giornali li edita, i cosiddetti padroni del vapore, per usare un linguaggio tanto caro al sindacalismo d'annata, e chi li fa, cioè il corpo redazionale.
Basta dare un'occhiata alle pagine sportive dei quotidiani che vengono pubblicati in Calabria (uno d'importazione, tre prodotti in loco) per rendersi conto che l'omologazione, l'appiattimento, sono ingredienti base per un prodotto incolore e insapore. Intanto, tutti devono, per decisione dei vari addetti stampa dei quali ogni società ormai è dotata, pubblicare la rituale intervista al giocatore scelto, non dagli operatori dell'informazione, e, una volta la settimana, all'allenatore. Poi, qualche riga sugli allenamenti, quasi sempre a porte chiuse, per cui buonanotte al secchio e al tanto invocato pluralismo dell'informazione.
Ma c'è qualche giornale, per fortuna, che esce ogni tanto dal coro, o almeno si sforza di farlo, come il Corriere della Sera che ha raccontato la storia di Christian Puggioni, l'attuale portiere della Reggina, cosa del tutto sconosciuta alle "firme" dei giornali locali, che magari l'avranno pure saputa, ma si sono ben guardati dal raccontarla, impegnati come sono in attività collaterali, c'è chi insegna, o almeno è pagato per farlo, chi procaccia pubblicità, chi si gode la pensione, chi vive di luce riflessa essendo figlio d'arte.
Ogni giorno la solita melassa, le solite elucubrazioni spacciate per riflessioni tecniche infarcite di banalità, poi gli editori si lamentano che le vendite scendono. Quando una squadra va male, l'allenatore è il primo a pagare, nei giornali, almeno qui da noi, non succede, anzi, più sbagliano, più vengono ricompensati, magari con una promozione.
La vicenda umana e professionale di Puggioni, così ben raccontata da Paolo Tomaselli, è un esempio di giornalismo diverso nel grigiore d'una quotidianità al sapore di camomilla, guai a disturbare il manovratore.
Puggioni ha financo pagato di tasca sua per trovarsi una squadra, qualche giornalista sportivo dovrebbe pagare lui per esibirsi nelle dissertazioni con le quali affligge i poveri lettori. Alla prossima.

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