28/10/08

ZANIN, IL FOTOGRAFO CHE CATTURA EMOZIONI

E’ lo sguardo di un uomo che racconta la vita nel suo scorrere, quello con cui Marcello Zanin ferma i personaggi di quella che oggi sembra una storia lontana, ma che invece racconta le radici profonde di ogni cittadino veneto.
Così Germana Urbani presenta il fotografo di Montegrotto, centro termale a pochi chilometri dalla più nota Abano, che in questi giorni sta tenendo la sua prima mostra nei locali d’una enoteca dove i visitatori, tra un bicchiere di prosecco e una fetta di soppressa, possono ammirare i suoi scatti tutti rigorosamente in bianco e nero.
Da dove vengo? Chi sono? Proprio per rispondere a queste domande, Marcello ha imbracciato la macchina fotografica e ha percorso a ritroso un tempo che era vivido di emozioni, gesti lenti, e ricco di gente con personalità forti e storie da raccontare.
Se ti chiedessi cosa fotografi, cosa mi risponderesti?
“Cerco di fermare soprattutto l’emozione che mi deriva dal territorio dove vivo, inteso sia come paesaggio naturale, sia come mondo di uomini. E’ una tensione continua, la mia, cerco di cogliere questo non so che emerge spesso dalla luce, improvviso. Per questo, mi piace fotografare in controluce. E’ una sfida, a volte mi sembra di cogliere ciò che rincorro, altre volte nello scatto sono più indeciso. E mi spiace, perché ciò che desidero maggiormente è che le mie istantanee siano fedeli proprio all’emozione che rincorro e che credo di aver catturato nel momento in cui ho scattato”.
Marcello Zanin (straordinaria la sua somiglianza con il fotoreporter reggino Franco Cufari) ama girare da solo per i paesi e le campagne euganee e le sue “prede” sono quasi sempre personaggi singoli: la contadina che impasta il pane, il cacciatore che torna in bicicletta con un fagiano appena catturato, il seminatore avvolto dalla nebbia.
A Zanin piace fotografare le mani, che crede siano una delle parti più sensuali della persona. I primi piani per lui sono difficili, prima che qualcuno ti regali la propria naturalezza, ci vuole tempo. Frammenti di vita vissuta, momenti di gioia e di dolore, di fatica e preghiera, insomma, che l’obiettivo fissa per sempre, in attesa di una prossima volta.

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