Di fronte all'ennesimo incidente mortale su quella che ormai da tutti è conosciuta come la strada della morte, ci induce a qualche riflessione, considerato che, dopo le reazioni nell'immediatezza, le considerazioni di maniera e le promesse d'interventi che non verranno mai fatti, è giunto il momento di fare qualche proposta.
Innanzi tutto, c'è da far capire, a suon di multe, previa l'installazione di adeguata segnaletica, che la 106 non è nè un'autostrada nè una superstrada, per cui valgono i limiti imposti dal Codice per le strade cittadine, cioè i 50 chilometri orari.
E' accaduto, in questi anni di frenetico e disordinato sviluppo urbanistico della zona a sud della città, che moltissimi siano gli svincoli privati, cioè gli accessi alla strada statale 106 da parte di chi ha realizzato complessi abitativi o normali residenze singole. Da ogni lato, quindi, ci si immette, con grandissimo rischio, considerato che trattasi di arteria a doppio senso e che quasi nessuno rispetta i limiti di velocità.
Una attività di prevenzione prima e di repressione, poi, da parte di pattuglie di vigili, polizia stradale, carabinieri, guardia di finanza, si rende a questo punto indispensabile, se si vuole fermare la strage.
Quasi sempre, infatti, la causa degli incidenti è l'alta velocità, per cui dissuasori ed altri semafori potrebbero servire allo scopo. Poi, impedire l'uso di accessi abusivi e la sistemazione delle banchine laterale con protezioni per i pedoni e i ciclisti. Ma forse perchè qualcuno si decida a farlo occorreranno altre vittime.
Nessun commento:
Posta un commento