24/10/08

MESSINA, SI RIPARLA DEL "VERMINAIO"


Si torna a parlare del caso Messina, del cosiddetto "verminaio dello Stretto". Lo fa, dopo un lungo silenzio dei media, seguito alla pubblicazione della relazione della commissione parlamentare antimafia, il settimanale Espresso, con una inchiesta sul suicidio del docente universitario Adolfo Parmaliana.
Ho vissuto in prima persona quei giorni convulsi della "visita" dell'Antimafia, sollecitata da un dossier dell'allora deputato di Rifondazione Niki Vendola che prendeva di mira, in particolare, il direttore del quotidiano egemone a Messina. Nino Calarco, che in verità non ebbe dalla redazione quella solidarietà che si aspettava, la prese malissimo. Per giorni e giorni se ne stette chiuso nella sua stanza, senza fare il consueto giro della redazioni: io e gli altri quadri del giornale, che avevamo responsabilità dei vari settori, entravamo per sottoporgli qualche questione, ma non avevamo il coraggio di affrontare l'argomento Vendola, mentre lo scritto del politico pugliese circolava tra le scrivanie.
Poi, col tempo, tutto continuò a scorrere come prima, mentre del "verminaio" si parlava sempre meno, fino a far calare la cortina del silenzio sulla città babba che però non era da tempo più tale.
Al giornale si erano vissuti momenti drammatici la sera in cui, decine e decine di agenti di polizia, dopo che era stata pubblicata la prima parte della relazione, fecero una perquisizione alla ricerca del documento "segreto" la cui copia da un tremebondo vice direttore (Calarco era fuori sede) venne prontamente consegnata.
Adesso che è passato molto tempo, e gli eventuali reati, ammesso che siano stati commessi, sono ampiamente prescritti, posso rivelare un retroscena.
Il collega e amico Nuccio Anselmo, cronista di giudiziaria, aveva promesso che si sarebbe procurato copia della relazione dell'Antimafia, ovviamente attesissima a Messina, e non solo dai giornalisti. Le ore passavano e la persona che aveva rassicurato Anselmo, il quale pregustava lo scoop, non si trovava. Vidi Nuccio in difficoltà e mi offrii di aiutarlo, a patto che trovasse qualcuno a Roma, in grado di recarsi a piazza San Macuto, sede dell'Antimafia, ricevere da un mio caro amico la sospirata copia, e inviarla via fax a Messina.
Nel giro di qualche minuto trovammo la persona, e le cartelle cominciarono ad arrivare, una dopo l'altra, per essere passate in tipografia. Il giorno dopo, si scatenò il putiferio. In città, ed anche nelle altre zone di diffusione della "Gazzetta" non si trovava una copia, i colleghi della cronaca furono tempestati di richieste da vari ambienti, Massoneria compresa, interessati a conoscere il secondo atto della storia, che non venne più pubblicato per ordine della magistratura.
La tragica vicenda del professor Parmaliana riporta all'attenzione nazionale Messina e gli intrecci tra magistratura, poteri occulti, mafia, informazione, investigatori "deviati". Stavolta, crediamo, il caso non verrà chiuso rapidamente perchè spesso il silenzio degli innocenti è quello che fa più rumore.

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