06/10/08

LA MORTE NON TIENE CONTO DELL'ANAGRAFE

Viaggiare lungo la Salerno-Reggio Calabria, la domenica mattina presto, ti mette al riparo dalle code nei tratti a doppio senso, che causa lavori sono ancora parecchi, e se non trovi intoppi, ce la fai a raggiungere Roma in tempo per andare a gustarti l'abbacchio nel ristorante preferito, che può essere l'Osteria Romana di via San Paolo alla Regola, proprio dietro il ministero della giustizia, oppure Pompeo, in piazza della Pollarola, a pochi passi da Campo dei Fiori. I carciofi che l'amico Lino prepara sono eccezionali e riesce anche ad avere, dalla pescheria di sua proprietà, roba freschissima.
Il viaggio, uno dei tantissimi che faccio ormai da quattro anni, da quando ho deciso di riunire nella Capitale la famiglia, era stato liscio come l'olio, lunghi tratti completamente da solo con la mia Focus cabriolet di pochi mesi, che ha una tenuta di strada eccezionale. Ad un tratto, uno dei cartelli luminosi, siamo già in Campania e pregusto la solita sosta al caseificio La Pagliara per comprare straordinarie mozzarelle di bufala, ci avverte che lo svincolo di Capua è chiuso per incidente. La cosa non mi preoccupa, Caianello è dopo, ma solo qualche minuto, e lo spettacolo che si presenta ai miei occhi è di quelli che, nonostante i quarant'anni e passa di vita da cronista, non capita spesso di vedere.
L'incidente è avvenuto subito dopo l'imbocco dello svincolo, c'è un'ambulanza ferma coi lampeggianti accesi, una grossa moto ribaltata in mezzo alla carreggiata, il corpo d'una persona coperto da un lenzuolo e, accanto, un motociclista, con tanto di tuta alla Valentino Rossi, inginocchiato che singhiozza e si tiene il capo tra le mani.
Ebbene, si, quella coppia l'avevo notata, parecchi chilometri prima, nella zona di Lagonegro, sfrecciarmi accanto a velocità assai sostenuta (io ero sui 120) e mi aveva dato un brivido lo spostamento d'aria improvviso quando mi era passata accanto quella grossa moto. La corsa era finita lì, ognuno rallenta, mentre un agente della Polstrad agita furioso la paletta, ma poi tutti riprendono la marcia, il rettilineo invita a dar gas, anch'io lo faccio, ma la giornata non sarà più la stessa. Mi chiedo perchè questi giovani motociclisti non si rendano conto che le nostre strade non sono i circuiti, e che l'attrezzatura di protezione non basta. Poi, quella velocità.......la morte non consulta l'anagrafe. Non ci resta che una preghiera per quel povero ragazzo, che Dio lo renda felice nel mondo dei Cieli.

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