I miei affezionati lettori, sempre più numerosi e che non finirò mai di ringraziare per l'affetto e la stima che mi portano, anche dopo aver conclusa la mia esperienza di giornalista, come si suol dire, sul campo, e continuandola via internet, conoscono certamente il caso dei fratelli Giuseppe e Domenico Verbaro.
Per chi non lo sapesse, si tratta dei due panificatori reggini che, qualche anno fa, con le loro dichiarazioni, un autentico atto di coraggio in una città dove regnano sovrane l'omertà e la paura, contribuirono a smascherare l'attività criminale-estorsiva di una temibile cosca che, tuttora, controlla la zona sud.
Dal 2002, i fratelli Verbaro vivono in Toscana, accolti dalla Curia di Prato, dopo che è stato loro revocato il cosiddetto programma di protezione e sono stati privati del sussidio mensile e dell'alloggio che lo Stato assicura a chi decide di collaborare con la giustizia.
I due fratelli, persone incensurate e onesti lavoratori, prima che la loro vita venisse sconvolta da eventi imprevedibili e si ritrovassero abbandonati, dopo aver fatto il loro dovere di cittadini rispettosi delle regole e decisi a liberarsi dal giogo mafioso, manifestano da tempo, con ogni mezzo, perchè venga ripristinato nei loro riguardi quel "trattamento" che lo Stato riserva ai pentiti e ai testimoni di giustizia.
Giuseppe e Domenico, che si trovano in una situazione d'indigenza, costretti in pratica a sopravvivere grazie alla generosità della Curia e di associazioni che si occupano di queste problematiche, non sono criminali, assassini, esponenti di pericolose cosche, che "saltando il fosso", come si dice, diventano collaboratori, spesso usufruendo di particolari benefici che vanno dalla libertà, al cambio d'identità, all'elargizione di somme importanti per il loro reinserimento nella "nuova" vita.
Non tutti lo fanno, spesso alcuni di loro tornano a delinquere, ma non è questo il caso dei due coraggiosi testimoni, i fratelli Verbaro, che non hanno esitato a ripetere nelle aule dei tribunali le accuse nei confronti di coloro che per anni li hanno vessati, fino a costringerli ad abbandonare la loro attività, che garantiva anche alle loro famiglie una vita agiata.
Conosco Giuseppe Verbaro da tanti anni, seguo la sua sconcertante odissea, tra sentenze, ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, interrogazioni parlamentari, appelli ai ministri di turno. In occasione della visita del Papa all'Aquila, Verbaro ha indirizzato una lunga lettera agli organi d'informazione: in essa si coglie il senso di frustrazione, lo sconcerto di fronte a tanta indifferenza da parte di chi di competenza. Giustificato, quindi, il suo atteggiamento che può anche non essere condiviso, trattandosi del Pontefice, ma che certamente comprendiamo.
1 commento:
Gent.mo
mi chiamo Angelo Greco (www.avvangelogreco.it; www.avvangelogreco.blogspot.com), sono un avvocato di Cosenza e sto scrivendo un libro denuncia sulla condizione dei testimoni di giustizia.
A tal fine ho intervistato già alcuni di essi e ho da poco finito di narrare i loro vissuti su queste pagine.
Ho intanto appreso sul Suo blog dell'amicizia con Giuseppe Verbaro. Mi chiedevo se mi può mettere in contatto con quest'ultimo ai fini di un'intervista e per inserire la sua storia nel volume in questione che uscirà entro Natale.
La ringrazio cordialmente
Angelo Greco
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