15/04/09

ANCHE NELLA SPAGNA DI ZAPATERO LA "CRISIS" SI SENTE, ECCOME


Sono tornato in Spagna a distanza di un anno, stavolta non per un pellegrinaggio, ma per una breve vacanza, ed ho trovato le cose cambiate, e di molto.
La parola che si sente e si legge di più, di questi tempi, è crisis, anche nella terra che fu governata dal generalissimo Francisco Franco, l'onda lunga della recessione è arrivata.
Non è stata una Pasqua molto ricca per l'economia spagnola ma, guarda caso, una mano gliela abbiamo data noi italiani: in maggior parte i turisti che hanno scelto, nonostante il tempo non proprio ideale, le città iberiche, sono stati nostri connazionali, con massiccia rappresentanza di romani.
Certamente, i prezzi, rispetto ad un anno fa, sono aumentati, anche se la qualità è sempre ottima: ci sono locali, a parte le tapas, dove si mangia con pochi euro, alla barra, cioè in piedi dietro il bancone, in cui è possibile, con il cosiddetto "menù del dia", avere un pranzo completo, anche di pesce con soli dieci euro.
Zapatero è in difficoltà, le sue immagini che passano da una televisione all'altra (l'informazione in genere m'è sembrata piuttosto aggressiva) lo presentano piuttosto rabbuiato. In questi giorni ha fatto un ampio rimpasto, cambiando ben sei membri del suo Gobierno, affidando la vice presidenza e il dicastero dell'economia e dell'istruzione alle donne, che hanno la maggioranza nel Consiglio dei ministri.
L'anno passato, noi italiani eravamo guardati con aria di sufficienza e, devo riconoscerlo, anch'io avevo mostrato un senso d'invidia, vedendo come questa nazione era cresciuta, ma adesso la frenata, anche qui, nella patria di Goya e Cervantes, del Real Madrid e delle corride, c'è stata, molto brusca.
A proposito del calcio, non mi sono persa la partita del Real, giorno di Pasqua, nel fantastico Bernabeu, in un clima sempre festoso, con gli applausi ad ogni azione degli eroi in casacca bianca. La disciplina della tifoseria è rigorosa, si sente un senso di sicurezza, lo stadio è pieno di intere famigliole che, approfittano, nell'intervallo, per sgranocchiare qualcosa, qui è una usanza.
Poi, alla faccia della crisis, sono stato al Botin, il ristorante più antico del mondo, quello preferito dal grande Heminguay, che si faceva servire lo straordinario porcellino da latte al forno. Il tavolo è quello d'allora, ad occuparlo sono dei turisti romani, al solito caciaroni e che non fanno altro che scattare foto. Dopo tutto, sei sei stato lì, agli amici devi farlo sapere.

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