28/02/09

TV SPAZZATURA, NON SE NE PUO' DAVVERO PIU'


Ormai non se ne può più. Certi programmi, sia in Rai che sulle reti private, che almeno il canone non te lo fanno pagare, sono diventati disgustosi, una insipida passerella dei soliti personaggi che saltano da un canale all'altro, facendo a gara a chi la spara più grossa, una sagra delle stupidità, insomma.
Anche un giornalista che in passato qualcosa di buono l'ha fatta, sulla rete 2 Rai, il nasuto Milo Infante, non si sottrae a questo trend delle banalità. L'altro giorno, ad esempio, ha radunato sui comodi divani un parterre di tutto rispetto: solo qualche nome, per rendere l'idea. Intanto, l'immancabile Carmen Di Pietro, vedova Paternostro (sì, quella della tetta siliconata scoppiata in aereo) con il suo compagno Giuseppe, uno che non si sa cosa faccia nella vita. Poi, cogliendo fior da fiore, come s'usava dire una volta, l'ex diva dei film di Totò, Gisella Sofio, che viaggia verso gli ottanta, la sempre più cicciona Marisa Laurito, per finire con Lory Del Santo, che sta da tutte le parti senza essere nè attrice, nè cantante, nè ballerina, insomma niente di niente.
Anche a voler cambiare canale, c'è poco da scialare, se incappate nel pomeriggio di Canale 5 con Barbara D'Urso, con la sua risata da scema in servizio permanente effettivo, nella trasmissione psico-sentimentale affidata ad Alda D'Eusanio, l'amica di Craxi cui avrebbe voluto curare con un bacio il piedone malato.
Uno strazio, dovunque vi girate, la giostra dei soliti noti continua dalla Vita in diretta che è passata dallo scialbo Cucuzza al pretenzioso Sposini ma che, almeno, ogni tanto propone le lunghe gambe della Parietti. Cosa ci resta per consolarci?. Io mi rifugio in X Factor, così non corro il rischio d'incappare nel Grande Fratello diventato l'argomento principe dei salotti televisivi. Chi se ne importa della crisi, del caso Englaro, del testamento biologico e della regolamentazione degli scioperi, degli stupri a getto continuo. Per le storiacce di nera ci pensa Vespa, ma a quell'ora, per fortuna, molti di noi si godono il sonno ristoratore.

26/02/09

SIAMO ISOLATI E C'E' CHI PENSA AL PONTE SULLO STRETTO

Tanti amici romani, ed i miei figli per primi, mi chiedono con insistenza notizie della situazione sulla Salerno-Reggio Calabria, considerandomi ormai un esperto, dato che da anni, anche se adesso con minore frequenza, la percorro spessissimo.
Ma adesso, spiego ai miei interlocutori, il problema non è soltanto l'autostrada che viene data per completata, stando all'ultimo annuncio del ministro "Nasone" Matteoli, entro il 2012. Da un paio di giorni, infatti, la Calabria soffre per una una nuova penalizzazione nel trasporto su rotaia, che finisce con il ripercuotersi anche sulla Sicilia.
E' in atto, infatti, la chiusura per tre mesi, anche se si spera di fare prima, della stazione di Vibo-Pizzo, che se fosse protratta anche per il periodo estivo, sarebbe un autentico dramma per il turismo, basta pensare a Tropea e dintorni.
Un isolamento senza precedenti, che crea disagi a migliaia di persone e accentua quel divario nord-sud del quale paghiamo le conseguenze ogni giorno di più. Mentre accade tutto questo, c'è chi pensa di accelerare il progetto e la posa della prima (e speriamo ultima) pietra del ponte sullo Stretto di Reggio-Messina. Vi lasciamo immaginare con quale gioia la notizia sia stata accolta dalle popolazioni interessate, mentre i capi delle cosche sulle due sponde si stanno fregando le mani. Mettiamocelo bene in testa, la mafia il Ponte lo vuole, e farà di tutto, tramite i suoi referenti politici, in tutti i partiti, sì, in tutti, per raggiungere l'obiettivo e incassare per decenni denaro fresco da immettere nel giro degli affari sporchi.
Mentre da Roma a Reggio Calabria in auto s'impiegano fino a dodici ore (lo possiamo documentare!) c'è chi pensa ad un'opera faraonica nel momento di crisi peggiore per il Paese.
Intanto, valigie in mano, chi vuole affrontare il viaggio in treno, deve raggiungere Tropea, se vuole prendersi il suo posto, prenotato, su uno degli eurostar, e poi, che Dio gliela mandi buona.

22/02/09

REGGINA, ORA IL PERICOLO E' LA RASSEGNAZIONE


Come si fa a non credere alla cabala: il Catania ci batte al vecchio Cibali dopo 17 anni, i nostri punti in classifica sono 17. Per me che ho un pò di sangue napoletano, per parte di madre, il risultato ottenuto dalla banda di Orlandi, con la faccia sempre più triste, è la conferma la più iettatoria possibile.
E adesso, le cose si mettono davvero male, forse sotto il cielo di Catania è stata scritta una pagina assai triste di questo disgraziato campionato. Probabilmente non basterà l'impresa che i tifosi si augurano, specialmente gli ottimisti ad ogni costo, quelli che sognano il bis della meravigliosa cavalcata dei ragazzi di Walter Mazzarri.
Ho ascoltato, dopo tanto tempo, essendo stato assente da Reggio per alcuni mesi, le considerazioni di Manlio Galimi nella sua rubrica su Reggio TV. Ancora una volta debbo confermargli tutta la mia stima, cosa che del resto ho già fatto, come i miei lettori sanno, in altra occasione.
Galimi, infatti, ha ribadito un concetto che mi sento di condividere, a proposito di critica costruttiva che viene spesso interpretata male dai padroni del vapore, nella fattispecie don Lillo Foti, con rispetto parlando.
Se il boss della società amaranto avesse dato ascolto ai critici alla Galimi, e non alle "sirene" interessate o ai tanti "compari" della carta stampata e non, cui elargisce biglietti omaggio a volontà, forse qualche errore l'avrebbe evitato e non ci troveremmo ora a quota 17, per la felicità dei menagramo che, grazie a Dio, abbondano.
Adesso, il rischio è di incappare nello stato d'animo peggiore, quello della rassegnazione, una volta che ci si è resi conto dell'impossibilità o quasi di uscire dal tunnel che porta dritto al purgatorio della serie B.
C'è tempo per i processi, e certamente in tutta modestia, li faremo anche noi, e non saremo teneri con chi gioca con le risorse d'una città che stenta, per colpa di amministratori maldestri o addirittura incapaci (e mi fermo qui) a rialzare la testa.
Sulla carnavalesca vicenda dei Bronzi e sul destino della Reggina si gioca il futuro di Reggio, e non è una esagerazione. E speriamo che anche la stampa se ne accorga, e ci risparmi le solite riflessioni che sono una elencazione di luoghi comuni. Alla prossima.

19/02/09

VELTRUSCONI NEL RITRATTO DI FILIPPO MANCUSO

Questo il "profilo" di Walter Veltroni tracciato da Filippo Mancuso, già ministro della giustizia nel primo governo Berlusconi, noto per il suo eloquio aulico e le dotte citazioni, oltre che per l'estremo rigore col quale trattava i colleghi, sia in Parlamento, che nelle aule della Cassazione.


VELTRONI E' UN ELENCATORE DI LUOGHI COMUNI, PARLA DI COSE CHE NON SA, CITA LIBRI CHE NON LEGGE, E' UN ANGLISTA CHE NON CONOSCE L'INGLESE, UN BUONISTA SENZA BONTA', UN AMERICANO SENZA AMERICA, UN PROFESSIONISTA SENZA PROFESSIONE.

Giampaolo Pansa, da parte sua, non ha mai nascosto una certa antipatia verso l'ormai ex leader del Partito Democratico, al punto da definirlo, di frequente e in varie occasioni, un PERDENTE DI SUCCESSO.

VELTRONI E' CADUTO, MA LA PENSIONE SARA' D'ORO


E adesso, povero Walter, cosa farà? Come vivrà? Avrà, come tanti italiani, il problema della quarta settimana? A questi angosciosi, ma non troppo, interrogativi che si pongono i suoi fedelissimi, rispondiamo subito per tranquillizzarli.
Intanto, il Walter che a Roma chiamano "er baracca" per la possibilità concessa a tanti bravi rumeni di mettere sù casa lungo le sponde del Tevere e anche altrove, all'epoca in cui era sindaco, è parlamentare in carica e, per i prossimi quattro anni, lo stipendio è assicurato.
Come è già assicurata una robusta pensione, per via delle molte legislature trascorse girovagando per il Transatlantico, senza parlare dei diritti d'autore garantiti dalla sua pregevole attività letteraria.
Poi, il nostro Walter (qua ci starebbe bene il "ma anche", ormai entrato nel lessico comune, ma è meglio lasciar perdere) è giornalista professionista, con relativi contributi, anche figurativi, all'Inpgi, il nostro istituto di previdenza che tanti ci invidiano e che qualche Governo ha tentato di smantellare per far finire tutto nel calderone dell'Inps.
Raggiunta l'età minima, Veltroni potrà beneficiare anche della pensione da giornalista, che potrà cumulare (a 65 anni, però) con quella di deputato, una bella sommetta che gli permetterà frequenti viaggi nell'amata Africa.
Certo, gli mancheranno le quotidiane apparizioni sugli schermi di tutte le tv possibili, le lunghe interviste fatte da giornalisti sdraiati sul divano, le passeggiate a passo svelto seguito dall'allegro codazzo di fan, portaborse, guardaspalle, cronisti affannati. Ma ce ne faremo una ragione, cari amici, anche se il peggio deve ancora arrivare.

16/02/09

CHE PENA MI FANNO QUEI DUE BABY GENITORI INGLESI


La vicenda dei due baby genitori inglesi, che da qualche giorno tiene banco sui media, non può che suscitare sentimenti di viva riprovazione per lo sfruttamento "commerciale" di una storia tanto delicata quanto pericolosa per i riflessi che può avere sui coetanei dei due ragazzini inglesi, ripresi in tutte le pose (sono pochi i giornali che "oscurano", come prevede la legge, il volto) mentre tengono, a turno, in braccio, la piccola frutto del loro precocissimo amore.
Ma la cosa che mi turba maggiormente, da padre, da cattolico, da giornalista, da cittadino, è il susseguirsi di notizie, tutte pubblicate con grande rilievo dai tabloid d'oltre Manica, secondo le quali il ragazzino bruno con la faccina di un decenne, che ogni tanto smette di fare il papà per andare a giocare coi suoi amici, potrebbe non essere lui il padre biologico.
La sua bionda "mogliettina", sempre secondo gli scatenati cronisti inglesi, (lì i giornali li fanno così) avrebbe concesso le sue grazie almeno ad altri due amichetti che, pertanto, in teoria, potrebbero essere i genitori o presunti tali della bellissima bimba che, beata lei, dorme sonni tranquilli tra un flash e l'altro.
C'è, comunque, chi dalla vicenda spera di ricavare benefici economici, cedendo ai giornali le esclusive pagate fior di sterline. Cosa ancor più grave, se non fosse che, a voler lucrare, sono i parenti stretti dei due fidanzatini che avrebbero fatto felice Peynet.
Qualcuno, a questo punto, dovrebbe intervenire: sconcerta il silenzio della Casa Reale cui non interessa più di tanto questo autentico scandalo che sta suscitando l'attenzione del mondo intero.
A me, quei due ragazzini "travestiti" da genitori modello, fanno pena e vorrei tanto poterli aiutare, se ne avessi la possibilità. Mi chiedo, stanti così le cose, che fine farà la bimbetta nata da questa acerba relazione. Parlare d'amore e sentimento, in questo caso, è soltanto illusione.

14/02/09

NON SONO CONTRARIO A FAR VIAGGIARE I BRONZI


Lo dico senza mezzi termini: personalmente, per quello che può contare il mio modesto parere (le riflessioni le lasciamo ai tuttologi che pontificano ogni giorno sui giornali) non sono contrario ad eventuali “trasferte” dei Bronzi di Riace in occasione di eventi particolari.
E uno di questi sarebbe il G8 in programma a La Maddalena l’estate prossima, senz’altro un palcoscenico internazionale che avrebbe, sempre a mio modesto avviso, riflessi importanti sull’immagine della nostra città.
Ovviamente, alla CGIL guidata da “basettone” Alì non è sembrato vero poter scatenare la polemica e lanciare strali contro il Governo che, secondo i seguaci di Epifani, è colpevole di qualsiasi cosa accada nel Paese, nevicate comprese.
Più cauti sono stati la sovrintendente Greco e lo stesso sindaco Scopelliti, che annuncia dalle colonne del Corriere un eventuale referendum popolare, così sarà la città, che per la verità ha solo questo problema cui pensare, a decidere.
Ricordiamo che in occasione del “prestito” a Mantova di alcune opere custodite nel Museo di piazza De Nava, ci fu una mezza sollevazione, si tentò d’impedire la partenza, poi tutto rientrò e i preziosi reperti andarono nella città virgiliana.
In quel frangente, ricorda sempre il Corrierone, la stessa sempre sorridente assessoressa ai piccoli e grandi eventi partecipò alla protesta. Se sarà necessario, crediamo, lo farà anche per difendere i Bronzi, magari mettendosi davanti al portone del Museo, con la sua mole sarà sufficiente.
Resisterà il nostro giovane sindaco alle lusinghe di Berlusconi, accompagnate magari da qualche impegno elettorale?. Lo sapremo solo vivendo.

13/02/09

NICOLA GIUNTA E "RIGGIU, U PAISI AUNDI SI PERDI TUTTU"

Accolgo con piacere l'affettuoso invito che, dalla Germania, dove mi seguono parecchi calabresi, mi viene fatto perchè nel mio blog trovino spazio delle poesie dialettali. Ne approfitto per pubblicarne una del grande reggino Nicola Giunta, tratta dall'antologia curata qualche anno fa dal professor Antonio Piromalli.
E' il ritratto amaro della città che Giunta tanto amò ma che non seppe fare altrettanto con lui; non esiste un testo scritto dal poeta, ma fu un altro grande reggino, il professor Gaetano Cingari, a tramandarla ai posteri, recitandola a memoria in varie occasioni.
Eccola:
CHISTU E' U PAISI AUNDI SI PERDI TUTTU
AUNDI I FISSA SUNNO MEGGHIU I TIA
U PAISI I M'INCRISCIU E MI 'NDI FUTTU
E OGNI COSA ESTI FISSARIA.
E SI 'NDI VO SAPIRI N'AUTRA CCHIU'
CHISTU E' U PAISI I SCINDI E FALLA TU;
UN PAISI DISGRAZIATU:
NE' EU CUNTENTU E NE' TU CONSULATU.
PIRCIO' NON RRESTA CHI 'NU FATTU SULU:
MI JITI TUTTI MA PIGGHIATI 'NCULU.
ED E' INUTILI MI VA PIGGHIATI
PIRCHI' CCHIU' 'A GIRATI E 'A FIRRIATI
SEMPRI CCHIU' DINTRA 'U CULU VA TRUVATI.

11/02/09

QUEL DISCORSO DI VENETO AL FUNERALE DEL BOSS


La morte cancella i ricordi, come le onde del mare sulla sabbia. Ma, qualche volta, non è così. Un necrologio, in fondo alla pagina d’un giornale, in mezzo a tanti altri, a trent’anni dalla morte di Girolamo Piromalli, per tutti era “don Mommo”, boss riconosciuto della mafia della Piana di Gioia Tauro.
C’è anche la foto, forse quando è stata scattata era uno dei rari momenti di libertà, dopo anni passati tra carcere e latitanza, poi la terribile malattia e la fine, in una corsia del Policlinico di Messina.
La mente del cronista si riaccende e immagini ingiallite tornano alla memoria, era un febbraio freddo e piovoso, proprio come ora, e una giornata di pioggia era il giorno del funerale, con centinaia e centinaia di persone raccolte davanti alla chiesa, col sagrato invaso da decine di corone di fiori. Amici e compari, anche dall’estero, avevano inviato il loro pensiero all’amico che, cosa rara per un capo mafia, era morto nel suo letto, come avrebbe fatto, molti anni dopo il fratello Giuseppe, detto “mussu stortu”, anche lui piagato da lunghi anni di detenzione.
Si scatenò una polemica violentissima dopo che l’avvocato Armando Veneto, il legale dei Piromalli, aveva tenuto l’orazione funebre, per la verità abbastanza sobria, ma non bastò: addosso al povero Armando, uno dei principi del Foro calabrese e non solo, furono gettate accuse le più infamanti. Protagonisti i soliti personaggi che Sciascia definisce professionisti dell’antimafia, a pagamento, aggiungo io.
Armando Veneto, che è diventato anche un politico importante, è uno che non si abbatte facilmente, il coraggio non deve andarlo a comperare, non teme d’incorrere nelle ire dei magistrati e, se li deve attaccare, lo fa senza mezzi termini.
Posso dare una testimonianza personale, quando, a seguito della morte in carcere di un personaggio inquisito durante la Tangentopoli reggina degli anni ’90, un magistrato presentò querela contro il sottoscritto, per aver riportato fedelmente una dichiarazione di Veneto, che assisteva la persona deceduta, “in carico” al giovane magistrato che querelò me, ma non il giornale, e il direttore responsabile.
Per mia fortuna, i giudici di Messina, che mi assolsero in primo e secondo grado, non si fecero impressionare dall’avere come parte lesa (?) un loro collega, Veneto confermò con una lettera che io avevo fatto, come sempre, e me ne vanto, il mio dovere, con lealtà ed onestà.
Mommo Piromalli rilasciò al grande Joe Marrazzo che lo raggiunse nella sua camera del Policlinico messinese, una memorabile intervista. Quando gli venne chiesto che cos’era per lui la mafia, diede questa sbalorditiva risposta: “Non esiste, è un’invenzione di voi giornalisti”.
Altri tempi, altri mafiosi, altri giudici, altri avvocati, come Armando Veneto, appunto.

10/02/09

ELUANA E' MORTA, PER TUTTI E' ANCORA VIVA


Eluana ha chiuso gli occhi per sempre, il suo calvario è finito nell'ora in cui le famiglie sono riunite attorno al desco e attendono che vadano in onda le trasmissioni più seguite in questo periodo, cioè il Grande fratello e X Factor, con il loro televoto che segna il destino dei "prigionieri" nella casa sulla Tuscolana e rinforza o annulla le speranze dei cantanti sottoposti al giudizio del trio Mara, Morgan, Simona Ventura.
Una affannata conduttrice del Tg 1 cerca in qualche modo di collegarsi con uno stralunato inviato davanti alla clinica, il quale si capisce benissimo che non sa proprio nulla e allora si ricorre alla benedetta Ansa che, bene o male, le notizie le dà, salvando il...posteriore ai giornalisti fannulloni scomodati mentre si apprestano a cercare il ristorante buono della zona.
Poi, arriva la notizia, inevitabile del solito Bruno Vespa che, raccattando qualche ospite sempre disponibile, previa passaggio dal parrucchiere, (vedi l'ex ministra, acidissima, Livia Turco) organizza, fuori budget (e son denari, come dicono in Toscana) la puntata straordinaria di Porta a Porta.
Per la verità, mamma Rai, il gioco dei pacchi, affidato all'incontenibile Max Giusti, lo manda in onda regolarmente, ma evita i programmi cosiddetti d'intrattenimento e s'affida a "monsignor" Vespa, chiamato negli ambienti di viale Mazzini "mandibola d'oro".
Anche il duo Greggio-Hunzinger impedisce alle saltellanti vallette il balletto finale e annulla la sigla, però, mentre Fede col suo Tg4 e Studio Aperto affrontano il caso, la scosciatissima Alessia Marcuzzi, fa partire la puntata del Grande Fratello, tra lacrime e abbandoni con la squalifica (era ora!) della bionda Federica, protagonista di risse violente e performance sotto le lenzuola con l'imbambolato Nicola che, oltre al cioè, nulla di comprensibile riesce a dire nei suoi discorsi.
Mentana s'è giustamente incazzato, relegato in terza serata, ma i soldi della pubblicità, che di questi tempi scarseggia, per cui guai a rinunciarvi, hanno indotto i dirigenti del Biscione a fregarsene del dolore nazionale, dell'angoscia di chi crede nella vita, oltre ogni frontiera medica e scientifica, insomma, che lo spettacolo continui.
Eluana è morta, per tanti di noi, per chi resiste ai giochi della politica più squallida e non si lascia impressionare dalla finta indignazione della Finocchiaro e dalle risposte "istituzionali" del manichino Fini, la ragazza dai grandi occhi scuri sotto una cascata di capelli, resta viva. Per sempre.

09/02/09

MESSINESI, COMPRATE IL PILONE GEMELLO

Mi sono già occupato della vicenda pilone Enel di Santa Trada qualche tempo fa, non risparmiando al giovane assessore provinciale all'ambiente una delle mie solite frecciatine. Ma adesso mi accorgo di essere stato fin troppo clemente, alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni dopo che la notizia della vendita a privati è diventata di pubblico dominio.
Stiamo assistendo, infatti, al rituale delle dichiarazioni roventi, dei distinguo politici, delle argomentazioni tipiche di chi altro non può fare che arrampicarsi sugli specchi.
A sentire lorsignori, nessuno era informato di nulla, tutti erano da qualche altra parte e, se qualcuno c'era....dormiva.
Parliamoci chiaro, personalmente non sono contrario alla dismissione di immobili, impianti, caserme e quant'altro che per lo Stato non riveste più utilità alcuna, con la possibilità, in tempi di bilanci magri, di fare cassa. Il problema è la destinazione: siamo infatti scettici sulla "vigilanza" delle istituzioni locali e sugli impegni che vengono presi, adesso che la frittata è fatta, perchè venga combattuta ogni forma di speculazione.
Se al Pilone andremo a pranzo, oppure saliremo in ascensore per ammirare uno dei più straordinari panorami del mondo, oppure se occuperemo le ore serali in danze e concerti, questo non lo sappiamo, anzi ci auguriamo che presto anche dall'altro lato, nella disastrata Messina, ci sia qualcuno che prenda l'iniziativa e comperi anche il pilone gemello.
Altro che Ponte, sarebbero due attrazioni turistiche spettacolari, se opportunamente valorizzate e rese raggiungibili facilmente. Non si getterebbero a mare miliardi di euro per un'opera di regime che farebbe felice il direttore a vita (eterna) Calarco, ma manderebbe in bestia migliaia di siciliani e calabresi.

04/02/09

A ROMA LA MOSTRA DI GITTE THUNE ANDERSEN MONORCHIO

Inaugurata, venerdì 6, alla presenza di numerosi personaggi del mondo politico-istituzionale, dell'arte, della cultura, del giornalismo e dello spettacolo, la mostra personale di Gitte Thune Andersen, sposata col reggino Andrea Monorchio, già ragioniere generale dello Stato.
La galleria scelta per questo importante evento è la Monogramma di via Margutta, del noto gallerista anche lui reggino Giovanni Morabito.
“ Gitte Thune Andersen, scrive nella presentazione al catalogo Claudio Strinati, sovrintendente per i beni artistici e storici di Roma, ha attraversato tante esperienze e tradizioni tra la sua nativa Danimarca, l’ Inghilterra, gli Stati Uniti, la Russia, l’ Egitto, il Giappone e finalmente l’ Italia dove attualmente vive e lavora. I suoi soggiorni in tanti diversi Paesi non sono stati mai occasionali ma sempre profondamente coinvolti con la cultura del luogo.
Ne sarebbe forse potuto scaturire una sorta di colto eclettismo e invece niente del genere è riscontrabile nella sua opera. Il fatto è che l’ artista si è di volta in volta immersa in situazioni e sensibilità anche molto lontane fra loro avendo però sempre di mira un suo obiettivo che non è mai mutato nel corso del tempo ma si è solo arricchito di sempre nuove sollecitazioni dentro un linguaggio unitario”.
Karl Katz, del Metropolitan Museum of Art, così si esprime: “Le meraviglie della Natura hanno sempre riempito l'artis­ta di uno stupore reverenziale: le forme affascinanti delle nuvole, le sagome di colline e montagne, il mistero del mare, sono per lei fonte di gioia profonda. Thune Andersen le ricrea nella sua immaginazione, in un gioco di rimandi fra i paesaggi e i suoi stati d'animo. Ha elaborato paesaggi, deserti, marine, cieli, tramutandoli in notturni, rapsodie, semplici canzoni e melodie. Bisognerebbe cercare di guar­dare questi dipinti non solo con gli occhi, ma anche con le orecchie, canticchiando fra sé e sé i suoni che si offrono allo sguardo."

02/02/09

UN GESTO DI CORAGGIO, E NACQUE RADIO TOURING


Li rivedo ancora, anche se alcuni di loro, purtroppo, non ci sono più, gli amici che decisero, ed io ero tra loro, in quella lontana primavera del 1976 (il mio secondo figlio era nato da poco, allora lavoravo al Giornale di Calabria) di fondare la società editrice di Radiotouring 104, con sede in un piccolo appartamento nella parte alta della città.
Erano gli anni delle cosiddette radio libere, che spuntavano come funghi qua e là per l’Italia, tra un sequestro e l’altro, nel vuoto legislativo, insomma, una giungla delle antenne che sarebbe durata per tanto tempo.
I soci fondatori non li ricordo tutti, la memoria, a una certa età tradisce, ma non posso dimenticare l’ingegnere Giuseppe Canale, il giudice Giuseppe Tuccio, l’editore Domenico Laruffa, il dottor Domenico Messina, l’ingegnere Vincenzo Profazio, il professore Giuseppe Morabito, l’imprenditore Ermenegildo De Carne, il geometra Giuseppe Vernaci, io che avrei fatto anche il direttore responsabile per tantissimi anni, fino a quando la radio non sarebbe passata, grazie anche alla decisione di noi fondatori, che rinunciammo ad ogni pretesa, nelle mani di uno straordinario amico qual è stato Rodolfo Rodà, del quale piango, assieme a tanti che lo hanno amato e stimato, la scomparsa prematura.
Una meravigliosa avventura, che ancora dura, attorno alla radio si sono formati giovani di talento come Rocco Musolino, polemisti assai popolari come Gianni Baccellerieri, ma anche disc-jockey di fama come Gianni Sanfilippo, il duo di comici Miseferi e Battaglia.
Rodolfo era malato da tempo, e io lo sapevo, ogni tanto, quando mi capitava d’incontrare il figlio Giuseppe, peraltro assai amico dei miei figli, m’informavo con discrezione. Un giorno di qualche mese fa l’incontro in una banca cittadina, assai affettuoso, avevo qualche problema con la compilazione di moduli e modelli (non sono ragioniere, se lo fossi stato forse avrei fatto una carriera migliore) e lui si offrì d’aiutarmi. Che bel ricordo che mi rimane di Rodolfo, gentiluomo nel tratto e nell’animo. Adesso vola nell’etere eterno, e chissà se anche lassù non riuscirà a mettere in piedi una radio, per la felicità degli angeli. Buon riposo Rodolfo.