Solo a leggere quel titolo della Gazzetta dello sport, c’è da sentirsi male: “Reggina schiantata dalla Lazio”. Ma ad essere “schiantati” (ci si perdoni la trasposizione dialettale che ha tutt’altro significato) sono i tifosi della squadra amaranto affidata alle cure del trio di baffoni Foti, Martino e Pillon.
Inutile dire che, come i miei (non tanto pochi, grazie a Dio) lettori ormai ben sanno, avendo trasferito quasi in pianta stabile la residenza nella Capitale, anche stavolta ho dovuto sborsare una discreta somma e onorare le scommesse perse per la felicità del mio caro collega Paolo Farneti e del portiere dello stabile, Giancarlo, di provata fede biancazzurra.
E’ stata una domenica di sofferenza, in parte attenuata dalla bella prova della magica Roma, seconda mia squadra del cuore, che non ha concesso al Milan di uscire vincitore dall’Olimpico. Dopo le recenti delusioni, e non volendo essere polemico con i colleghi reggini che, a mio avviso, sono responsabili quanto Foti della “malattia” della Reggina, mi ero ripromesso di non esprimermi sull’argomento.
Ma la rabbia è tanta e non posso fare a meno di esternare alcune opinioni che, credo, siano condivise dalla gran parte della tifoseria, ma che non trovano eco sulle pagine sportive dei quotidiani calabresi che, sull’argomento Reggina, sono stranamente (ma non tanto, a ben pensarci) omologati. Critiche?, Ma quando mai. Tutto viene edulcorato e si pubblicano pezzi che sono come minestre senza sale, nessuno osa disturbare il manovratore.
Cominciamo, a proposito di minestre (riscaldate) dal gran ritorno di Gabriele Martino, dopo anni di esilio, tra un contratto rescisso e un altro. Sono per principio contrario ai cosiddetti cavalli di ritorno, in genere nello sport funzionano poco.
Non sappiamo se il baffuto Martino c’entri con l’ingaggio di Pillon, anzi mi piacerebbe sapere se il tecnico fa ancora parte della scuderia moggiana e se, pertanto, continua la corrispondenza d’amorosi sensi tra Reggina e Gea, una società che, superata la bufera giudiziaria, con tanti ringraziamenti all’indulto di mastelliana memoria, opera, eccome, nel mondo del calcio, controllando allenatori e giocatori in gran numero.
Certo, Bepi Pillon non ha avuto molto, ma nemmeno poco, tempo per cercare di dare una fisionomia alla squadra che, tra qualche giorno, potrebbe essere rivoluzionata con gli acquisti invernali. Rispetto alla gestione Orlandi non c’è dubbio che, almeno per quello che s’è visto contro la Lazio, è stato fatto un passo indietro.
Urgono drammaticamente rinforzi, gente motivata capace di dare un contributo importante per un’impresa che appare pressoché impossibile, a meno che, vincendo già sabato prossimo a Siena e poi alla prima di ritorno col Chievo, possa cominciare la risalita. Vogliamo essere ottimisti fino in fondo, con la speranza che Martino torni ad essere mago del mercato, che Foti tiri fuori i soldi, e Pillon si riveli il trascinatore che ci vuole. Come Mazzarri, appunto.
Inutile dire che, come i miei (non tanto pochi, grazie a Dio) lettori ormai ben sanno, avendo trasferito quasi in pianta stabile la residenza nella Capitale, anche stavolta ho dovuto sborsare una discreta somma e onorare le scommesse perse per la felicità del mio caro collega Paolo Farneti e del portiere dello stabile, Giancarlo, di provata fede biancazzurra.
E’ stata una domenica di sofferenza, in parte attenuata dalla bella prova della magica Roma, seconda mia squadra del cuore, che non ha concesso al Milan di uscire vincitore dall’Olimpico. Dopo le recenti delusioni, e non volendo essere polemico con i colleghi reggini che, a mio avviso, sono responsabili quanto Foti della “malattia” della Reggina, mi ero ripromesso di non esprimermi sull’argomento.
Ma la rabbia è tanta e non posso fare a meno di esternare alcune opinioni che, credo, siano condivise dalla gran parte della tifoseria, ma che non trovano eco sulle pagine sportive dei quotidiani calabresi che, sull’argomento Reggina, sono stranamente (ma non tanto, a ben pensarci) omologati. Critiche?, Ma quando mai. Tutto viene edulcorato e si pubblicano pezzi che sono come minestre senza sale, nessuno osa disturbare il manovratore.
Cominciamo, a proposito di minestre (riscaldate) dal gran ritorno di Gabriele Martino, dopo anni di esilio, tra un contratto rescisso e un altro. Sono per principio contrario ai cosiddetti cavalli di ritorno, in genere nello sport funzionano poco.
Non sappiamo se il baffuto Martino c’entri con l’ingaggio di Pillon, anzi mi piacerebbe sapere se il tecnico fa ancora parte della scuderia moggiana e se, pertanto, continua la corrispondenza d’amorosi sensi tra Reggina e Gea, una società che, superata la bufera giudiziaria, con tanti ringraziamenti all’indulto di mastelliana memoria, opera, eccome, nel mondo del calcio, controllando allenatori e giocatori in gran numero.
Certo, Bepi Pillon non ha avuto molto, ma nemmeno poco, tempo per cercare di dare una fisionomia alla squadra che, tra qualche giorno, potrebbe essere rivoluzionata con gli acquisti invernali. Rispetto alla gestione Orlandi non c’è dubbio che, almeno per quello che s’è visto contro la Lazio, è stato fatto un passo indietro.
Urgono drammaticamente rinforzi, gente motivata capace di dare un contributo importante per un’impresa che appare pressoché impossibile, a meno che, vincendo già sabato prossimo a Siena e poi alla prima di ritorno col Chievo, possa cominciare la risalita. Vogliamo essere ottimisti fino in fondo, con la speranza che Martino torni ad essere mago del mercato, che Foti tiri fuori i soldi, e Pillon si riveli il trascinatore che ci vuole. Come Mazzarri, appunto.
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