Non mi ha sorpreso più di tanto l’iniziativa della società editrice siciliana di chiedere a un redattore di Gazzetta del Sud, Filippo Pinizzotto, per anni apprezzato cronista giudiziario e da qualche tempo alla redazione sportiva, di pagare “in solido”, come si dice in gergo forense, il risarcimento danni deciso dal tribunale a seguito d’una condanna per diffamazione.
Quello che mi ha sorpreso, invece, è stato il documento (chissà che sofferenza) di solidarietà al collega reso noto dalla redazione (a proposito, le firme ci sono di tutti?) e che ho potuto leggere, ma solo parzialmente, su Strill.it. Si tratta di una iniziativa senza precedenti, anche se in proposito avrei qualcosa da aggiungere, ma si tratta di questioni personali che, per ora, intendo mantenere riservate.
Col collega Filippo ho mantenuto, nei lunghi anni di lavoro alla Gazzetta, rapporti personali eccellenti, c’è stata stima reciproca, più volte mi sono permesso di dargli qualche consiglio, ho raccolto le sue confidenze. E, sì, perché fare la giudiziaria alla Gazzetta, specialmente a Messina, non è facile, il controllo della proprietà, della direzione, è severo, e mi fermo qui, perché loro le querele non amano riceverle, ma le fanno, anche ai dipendenti, se necessario.
Caro Filippo, ove dovessi leggere questa nota, sappi che sono, anche se fortunatamente a notevole distanza, al tuo fianco, con tutto l’affetto e il massimo della solidarietà. Sarei curioso di sapere qual è la posizione presa da qualche collega, in una vicenda d’inaudita gravità come questa, data la sua “vicinanza” con i padroni del vapore (lo chiamavano leccalecca) e la tendenza a eliminare i rivali con qualsiasi mezzo, non esclusa la calunnia.
Ricordi (io e te siamo stati nel comitato di redazione in epoche diverse) le difficoltà insormontabili che ci trovavamo davanti, se c’era da scioperare. E anche quando, con enorme fatica, si riusciva a maggioranza ad aderire agli scioperi (per onestà debbo dire che, negli ultimi anni, le cose sono cambiate e gli scioperi si sono sempre fatti) c’era la minoranza che andava regolarmente al lavoro, rompendo il fronte sindacale.
Caro Filippo, fatti coraggio, nella speranza che si ponga rimedio a questa sciagurata iniziativa, sai di poter contare sull’appoggio di tanti colleghi anche fuori dalla Sicilia, me compreso. Tu difenditi coi mezzi consentiti dalla legge, anche se per te non sarà facile lavorare nello stato d’animo migliore e nessuno meglio di me è in grado di comprenderti.
Quello che mi ha sorpreso, invece, è stato il documento (chissà che sofferenza) di solidarietà al collega reso noto dalla redazione (a proposito, le firme ci sono di tutti?) e che ho potuto leggere, ma solo parzialmente, su Strill.it. Si tratta di una iniziativa senza precedenti, anche se in proposito avrei qualcosa da aggiungere, ma si tratta di questioni personali che, per ora, intendo mantenere riservate.
Col collega Filippo ho mantenuto, nei lunghi anni di lavoro alla Gazzetta, rapporti personali eccellenti, c’è stata stima reciproca, più volte mi sono permesso di dargli qualche consiglio, ho raccolto le sue confidenze. E, sì, perché fare la giudiziaria alla Gazzetta, specialmente a Messina, non è facile, il controllo della proprietà, della direzione, è severo, e mi fermo qui, perché loro le querele non amano riceverle, ma le fanno, anche ai dipendenti, se necessario.
Caro Filippo, ove dovessi leggere questa nota, sappi che sono, anche se fortunatamente a notevole distanza, al tuo fianco, con tutto l’affetto e il massimo della solidarietà. Sarei curioso di sapere qual è la posizione presa da qualche collega, in una vicenda d’inaudita gravità come questa, data la sua “vicinanza” con i padroni del vapore (lo chiamavano leccalecca) e la tendenza a eliminare i rivali con qualsiasi mezzo, non esclusa la calunnia.
Ricordi (io e te siamo stati nel comitato di redazione in epoche diverse) le difficoltà insormontabili che ci trovavamo davanti, se c’era da scioperare. E anche quando, con enorme fatica, si riusciva a maggioranza ad aderire agli scioperi (per onestà debbo dire che, negli ultimi anni, le cose sono cambiate e gli scioperi si sono sempre fatti) c’era la minoranza che andava regolarmente al lavoro, rompendo il fronte sindacale.
Caro Filippo, fatti coraggio, nella speranza che si ponga rimedio a questa sciagurata iniziativa, sai di poter contare sull’appoggio di tanti colleghi anche fuori dalla Sicilia, me compreso. Tu difenditi coi mezzi consentiti dalla legge, anche se per te non sarà facile lavorare nello stato d’animo migliore e nessuno meglio di me è in grado di comprenderti.
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