31/08/09

GIORNALISTA, UNA PROFESSIONE NON PIU' AMBITA, TRANNE CHE IN CALABRIA

L'inchiesta è pubblicata dal giornale che, nonostante tutto, resta quello più autorevole in Italia, il Corriere della Sera che, da un pò di tempo, sta cercando di scandagliare nella cosiddetta società civile alla ricerca delle nuove tendenze della popolazione.
Un sondaggio realizzato su un campione di 2500 persone ha certificato che le professioni più ambite sono quelle di avvocato e d'imprenditore, solo al terzo posto l'indice statistico colloca gli aspiranti medici.
La sorpresa viene da una delle professioni che, come abbiamo finora creduto, raccoglieva i consensi dei giovani: fare il giornalista. Ma sembra non sia più così, gli aspiranti inviati speciali, un mestiere di grande fascino, sono al quartultimo posto della graduatoria, preceduti da chi vuol fare l'agricoltore e seguiti da aspiranti sportivi, show girl e blogger, coloro che si cimentano, come faccio molto modestamente io, sul web.
Gli interpellati dal sondaggio, di età variabile, al mestiere di giornalista preferiscono quelli di architetto, attore, artigiano, dirigente d'azienda, banchiere, insegnante.
Al primo posto delle preferenze, come già evidenziato, quelli che aspirano a diventare avvocati o imprenditori, libere professioni che danno anche qualche soddisfazione, se uno ci riesce.
I sondaggisti di questa ricerca devono aver interpellato solo pochi calabresi, altrimenti avrebbero scoperto che fare il giornalista è praticamente l'unica professione riservata ovviamente a figli di giornalisti di...peso, magistrati, politici, amministratori pubblici in grado di erogare ai giornali contributi e pubblicità istituzionale. Che alcuni di loro, fatte salve le eccezioni, siano assolutamente inadatti a fare questo mestiere, e non solo questo, poco importa, spesso i padri giornalisti non se ne accorgono e sono disposti a scrivere loro al posto dei figli, pur di tenerli a galla.
I casi, in Calabria, sono numerosi, tutti li conoscono, ma scatta una sorta di omertà di categoria quando qualcuno ne parla mentre tanti altri aspiranti giornalisti osservano, a chi fa notare che non è una professione qualunqe, che se lo fa "quello" o "quell'altro" perchè non dovremmo riuscirci noi?.
A voler ricostruire le storie di tanti giornalisti in contumacia, come vengono definiti, in quanto non sanno neppure loro perchè fanno quel lavoro, non basterebbero centinaia di pagine e verrebbero fuori storie incredibili, anche penose, ma è meglio lasciar perdere. Non nascondo che mi avrebbe fatto piacere se uno dei miei figli avesse seguito la mia strada, ma loro hanno scelto di fare, guarda caso, i lavori più ambiti, come il sondaggio del Corriere ha confermato, uno l'imprenditore, l'altro l'avvocato. Una scelta che li ha portati lontano da casa, ma che ha premiato il coraggio di chi vuole farsi strada con le proprie forze, senza spinte di alcun genere. Altrimenti, avrebbero rischiato di far parte di un folto gruppo di frustrati cui qualcuno ha "regalato" il titolo ad esercitare una professione per la quale non sono tagliati.

Nessun commento: