02/06/11

FESTA DELLA REPUBBLICA SENTITA ANCHE DAI GIOVANI, UNA PIACEVOLE SORPRESA


La prima pagina del Corriere dopo i risultati del referendum
Sinceramente, non me l'aspettavo di vedere tanti giovani partecipare alle manifestazioni per i 65 anni dalla nascita della repubblica. Questi ragazzi spesso etichettati come fannulloni, viziati, ignoranti, questa festa l'hanno sentita,eccome.
Debbo dire che, a Reggio, dove sono tornato dopo lunga assenza, per trascorrervi il "ponte" legato appunto al 2 Giugno, ho trovato la città insolitamente popolata, anche per via dell'incontro di calcio Reggina-Novara, che ci fa respirare il tanto desiderato profumo di serie A.
Mi sono tornate alla memoria immagini sbiadite della mia infanzia: mio padre, militare di carriera, che aveva giurato fedeltà al re, non lo tradì neppure nel segreto dell'urna, salvo poi accettare le nuove regole e servire lo Stato repubblicano fino all'ultimo momento d'una lunghissima carriera. Quel giorno del referendum mi portò con sè al seggio, non l'ho mai dimenticato, all'età di quattro anni mi aveva fatto indossare la divisa di "figlio della lupa", del resto si abitava in caserma.
Qualche anno dopo, quando ero già all'università, mia madre fece sparire le foto "compromettenti", era il periodo in cui si dava la caccia al fascista e io non lo ero certamente. Un'altra immagine è legata alla prima sfilata cui mio padre partecipava, con un reparto di finanzieri in alta uniforme: mi piazzai lungo il marciapiede di Corso Trieste, allora vivevo a Cosenza, quando le "fiamme gialle" passarono, feci appena in tempo a scorgere papà, che impugnava la sciabola, lo sguardo fisso.
Nelle caserme, in occasione dell'anniversario della repubblica, ai militari veniva dato il compito di svolgere un tema sull'argomento, che illustrasse il significato di questa ricorrenza tanto importante per la storia del nostro Paese.
Alcuni di loro avevano la licenza elementare, altri studiavano per prendere quella media: io correvo in soccorso, li aiutavo nello svolgimento, in cambio mi veniva prestata, senza che mio padre lo sapesse, una delle biciclette d'ordinanza: sì, perchè in quegli anni i mezzi erano pochi, le perlustrazioni, anche di svariati chilometri, alla ricerca dei contrabbandieri, si facevano a piedi. In città, quelli del Nucleo di polizia tributaria, terrore dei commercianti, si muovevano sulle bici verniciate di verde. Nel cortile del comando spiccava la scritta del motto coniato per la Guardia di Finanza da Gabriele D'Annunzio: "Nec recisa recedit".
In quei ragazzi che hanno partecipato alle sfilate, che ne hanno parlato nelle scuole, hanno indossato cappellini e coccarde col tricolore, mi sono un pò rivisto. Io e quelli della mia generazione abbiamo creduto e crediamo ancora nei valori scaturiti dal sacrificio di chi ha combattuto la guerra di liberazione dal nazifascismo.
Anche il presidente Napolitano l'ha riconosciuto: nel mondo l'Italia non è quel Paese barzelletta come qualcuno ha cercato di sostenere, nell'ambito d'una lotta politica fatta di colpi bassi e di voltagabbana in servizio permanente effettivo. Ai giovani dico: portate con orgoglio il "titolo" di italiani, discendenti di coloro che hanno creduto, fino all'estremo sacrificio, nei sacri principi della libertà, dell'uguaglianza, della democrazia.

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