Sto leggendo con il consueto interesse, pur non avendo in questo periodo molto tempo a disposizione, causa nuovi impegni con l'Ordine nazionale dei giornalisti, l'ultimo libro di Giampaolo Pansa, intitolato "Carta straccia", che vuol essere un altro viaggio nel mondo dell'informazione del nostro Paese.
Giornalista controverso, ha fatto parlare molto di sè, negli ultimi anni, dopo la pubblicazione de "Il sangue dei vinti" e "I gendarmi della memoria", con i quali ha voluto fare una revisione critica, a tratti emozionante, probabilmente discutibile, se vista da una particolare angolazione, dei fatti sanguinosi che accaddero dopo la caduta del fascismo.
Il mio ricordo di Giampaolo Pansa, che comunque ammiro per la sua "qualità" di abile raccontatore della politica e dei suoi personaggi, è legato in particolare al periodo in cui Reggio Calabria era "occupata" dagli inviati dei maggiori giornali nazionali ed esteri impegnati a seguire l'evolversi dei moti popolari passati alla storia come la rivolta per il capoluogo.
I reggini, vittime di un autentico sopruso da parte dei politici cosentini e catanzaresi, che avevano a livello nazionale ruoli più importanti di quelli reggini, si erano ribellati ed erano scesi in piazza, avendo come riferimento ideologico e non solo Ciccio Franco, esponente missino, assai amato dalla gente.
Pansa, così come suoi altri colleghi, chi per ordini editoriali, chi per convinzione politica, etichettarono da subito la sommossa reggina come di marca fascista, eversiva, non mancando, coi loro reportage, di additare personaggi che erano mossi soltanto da amore verso la loro città, come delinquenti comuni.
Da reggino non dovrei amare molto Pansa, anzi, ma come collega e come scrittore ho verso di lui una certa attrazione, sia per lo stile, che per il narrato: le sue cronache politiche, pur se qualche volta "condite" da troppa fantasia, restano esempi di giornalismo da indicare a chi vuol fare questo mestiere.
Debbo dire, senza infingimenti, che questo suo ultimo lavoro "Carta straccia" non mi ha convinto, direi anche che mi ha piuttosto deluso.
Non ho trovato quello che mi aspettavo, avendo nella memoria precedenti esperienze dello scrittore monferrino, quali Carte False e Comprati e Venduti. Stavolta Pansa l'ha buttata troppo sul personale e, per i lettori comuni, quelli che non sono dentro le cose dell'editoria, il libro non risulta di facile comprensione.
Giampaolo Pansa, per quanto riguarda la sua posizione sui fatti di Reggio, l'ho perdonato, anche perchè lui ha fatto pubblica ammissione di colpa in diverse occasioni, affermando di aver sbagliato valutazione su quella autentica pagina di storia italiana.
Altra osservazione che mi sento di fare è che Giampaolo s'è fermato a Roma, non è sceso più verso il Sud, esplorando un mondo, quello dell'informazione meridionale, che gli avrebbe riservato materiale ben più interessante.
La carta straccia che passa per le mani dei malcapitati lettori campani, calabresi e siciliani, è tantissima, quanti sono i perversi legami tra l'ambiente giornalistico e la politica. Gli potremmo fornire, e non solo io, moltissimi elementi di studio. Se avrò occasione d'incontrarlo, spero di poterglielo dire "de visu". Intanto, noi sudisti, continuiamo a stracciare la carta, tutti i giorni.
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