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La campagna elettorale nella mia città l'ho vissuta intensamente tantissime volte, causa la mia, ahimè lunga, carriera di giornalista. I ricordi sono ancora vivi, a partire dagli anni in cui dominava la Dc, la balena bianca descritta dalla penna incomparabile di Giampaolo Pansa che, armato di binocolo, ne seguiva i congressi, le riunioni, pronto a spiare i labiali, cogliere le smorfie del viso, ed erano cronache tutte da leggere.
Stavolta, tranne qualche rapido scorcio via internet sui quotidiani locali, ho preferito vivere nella Capitale i giorni memorabili della beatificazione di Papa Woijtila, le partite all'Olimpico degli amati giallorossi, il concertone del Primo Maggio, le tante manifestazioni culturali.
Come mi sono apparse squallide le "furbate" di qualche candidato a vita, dal linguaggio che definire da trombone di Pretura è un elogio: pur di aggirare la par condicio, complice il cronista amico, ci si inventa qualsiasi cosa, anche rispolverando questioni annose che il verboso e spesso incomprensibile politico sa benissimo non poter essere risolte.
A dare uno sguardo alle liste, c'è da mettersi le mani nei capelli, per chi ancora ce li ha, una accozzaglia di personaggi che, se non ci fosse il voto popolare che talvolta fa giustizia, si impadronirebbero volentieri delle leve del potere, al fine di manovrarle a loro piacimento.
Certamente, non sarò io a fare di tutta l'erba un fascio: per fortuna, tra i candidati ci sono persone che ancora credono nei valori della politica, quella vera, che a Reggio Calabria, nell'era di "padron Scopelliti" e della sua corte di craxiana memoria, è ormai un lontano ricordo.
Per quello che può valere la mia modesta opinione, a mente completamente serena e ormai lontana da una realtà che da tempo non mi appartiene più, dico ai lettori, grazie a Dio sempre più numerosi del mio blog, di votare scegliendo persone pulite, gente che non abbia "amici" tra i mafiosi, che non faccia il politico di professione, che non occupi poltrone da decenni e, se le molla, le cede al figlio, al "compare", all'amante di turno.
So benissimo che, ancora una volta, non sarà così, e ci ritroveremo con le solite facce, i soliti voltagabbana, quelli pronti a saltare da un partito all'altro, purchè ci sia qualcosa da mangiare. Lo dico con chiarezza: dovessi votare (non sono più residente, quindi non potrò farlo) per Comune e Provincia sceglierei i candidati di Patto Cristiano Esteso, il movimento fondato da una persona che mi è stata cara, Gilberto Perri, e che ha tra i continuatori del suo progetto Massimo Ripepi, al quale consiglio soltanto di non lasciarsi attrarre dalle chimere e di mantenere quell'autonomia che è la vera forza.
Votando così, perdonatemi lo slogan, mi metterei l'anima in Pa.ce.
Chiunque occuperà i palazzi di piazza Italia non avrà un compito facile e non me la sento di deplorare chi di andare alle urne non ne vuol sapere, si è arreso da tempo alla malapolitica.
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