A Catanzaro non passa giorno che non soffi il vento, sia inverno o estate. Un vento gelido spazza la strana piazza che s’apre davanti al vecchio palazzo di giustizia che, fino a non molti anni fa, era a pochi metri dal carcere e dall’albergo Moderno, ora trasformato in banca.
E’ in quelle stanze che soggiornavano i boss di Cosa Nostra liberi e i parenti di quelli detenuti mentre si celebrava il processo che vedeva alla sbarra, tra gli altri, personaggi come Angelo La Barbera e Frank Coppola detto tre dita.
Per tutti, secondo la migliore tradizione dell’epoca, arrivò l’assoluzione e la sera, al Moderno e nelle trattorie dove si cucinava il “morsello” fu festa grande, da Reggio arrivarono personaggi tipo don Ciccio Canale, detto “u gnuri”, per il suo aspetto da gentiluomo di campagna.
Il vento sbatte contro le finestre stile piacentiniano della Procura dove, nei giorni scorsi, un allibito procuratore generale e un altrettanto meravigliato procuratore capo, del resto in servizio lì da pochi giorni, si sono visti consegnare un malloppo di quasi duemila pagine, un decreto di sequestro così corposo non s’era mai visto, preparato dai “colleghi” di Salerno che hanno raccolto le denunce di Luigi de Magistris, cacciato come un reprobo da Catanzaro e rimandato nella sua Napoli con il divieto di fare il pm investigatore, di non rompere più le scatole, insomma, con le sue inchieste.
Come finirà questa brutta storia Dio solo lo sa, ma il danno d’immagine che tutta la magistratura, e quella catanzarese in particolare, hanno subito, è incalcolabile, mentre l’opinione pubblica non capisce bene cosa sia successo anche perché nessuno l’ha spiegato. Ci sono indagini ancora coperte da segreto, una caterva d’indagati, tra cui parecchi giornalisti, la seria prospettiva che tutto vada a carte quarantotto e si finisca con il nascondere, dietro un grosso polverone, le magagne che un gruppo di massoni, affaristi, politici di professione, magistrati distratti (?) hanno combinato in questi anni che, per la Calabria, governata malissimo, sono stati drammatici.
Dopo tutto, ai calabresi poco importa di questo scontro tra Procure, delle perquisizioni di prima mattina come si fa in casa dei delinquenti, dell’indignazione del presidente della repubblica, affari loro, sti cazzi di magistrati pensassero a mettere dentro il maggior numero di mafiosi possibile, di fare inchieste nella pubblica amministrazione dove le mazzette, a quanto pare, hanno ripreso a girare.
Non sarebbe meglio, a questo punto, una salutare “purga” in quegli uffici giudiziari molto inquinati, per usare un eufemismo, allontanando (in Italia, si sa, non si licenzia nessuno) coloro che hanno dimostrato di pensare più alle lotte intestine che a scrivere sentenze?.
Forse qualcosa accadrà, sempre che gli incappucciati che s’annidato in ogni struttura statale, non entrino in azione. Ricordo la confessione che anni fa mi fece un questore venuto dal Nord a Catanzaro, dove in quel periodo mi trovavo in “soggiorno obbligato” professionale. Quasi scoraggiato, mi rivelò che nella città dei tre colli aveva trovato più logge massoniche che a Milano. Mi dicono che, col tempo, il numero sia cresciuto.
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