Vigilia di Natale a Roma, ma sembra di stare a Londra: la città è avvolta dalla nebbia e questo accentua il magone che da ieri mi porto dentro, da quando una telefonata del caro collega Rosario Cananzi mi ha avvertito della morte di Ninì Sapone, amico d’una vita, persona di straordinaria generosità.
Il mio rammarico è di non poter essere presente al funerale, il caos che regna a Fiumicino, l’autostrada da bollino rosso, insomma, in questi casi ti rendi conto quanto sia lontana, non solo geograficamente, la nostra Calabria dal resto del Paese.
Sono stato testimone, qualche anno fa, alle seconde nozze di Ninì Sapone con Maria Sorgonà, la donna che ha molto amato e l’ha ripagato di tante amarezze, dopo che la sua unione con Nuccia, che pure gli ha dato due figli, era inesorabilmente naufragata.
Ho vissuto con lui, che spesso veniva a casa mia per mangiare il “soffritto” che mia moglie gli preparava, quei momenti e credo di essergli stato vicino, e non lo ha mai dimenticato.
Alla figlia Adriana teneva moltissimo e ne aveva incoraggiato la passione, quella di diventare una fotoreporter. Ricordo di essermi adoperato con l’allora direttore del “Quotidiano della Calabria”, Pantaleone Sergi, perché questa ragazzina con l’hobby della fotografia, peraltro ereditata dal padre, venisse assunta alla redazione reggina, dove la trovai, nel 2002, durante la mia breve ma bellissima esperienza in quel giornale.
Ninì era noto per la sua passione di presepista, ho in casa un paio dei suoi lavori, e lo vidi veramente felice quando, sempre per mia modesta intercessione, riuscii a farlo invitare e presentare qualche suo capolavoro, ad una trasmissione di Rai2 condotta da Enza Sampò.
Non dimenticava mai gli auguri per il mio onomastico e s’informava costantemente dei miei ragazzi, che conosceva da piccoli e a lui erano molto affezionati, non ho ancora avuto il coraggio di comunicare che Ninì non c’è più al primogenito, che si trova all’estero.
Da qualche anno la sua principale occupazione era costituita dal museo del presepe che aveva creato, con l’appoggio di Maria, donna di grande cultura, sotto casa, in via Filippini, nel cuore del Mercato. Non vedevo Ninì da qualche mese, a Reggio ormai scendo sempre più di rado, ma mia moglie era passata a salutarlo, un mese fa, ed era stato affettuoso, come al solito, aveva chiesto di me, le aveva fatto promettere che, appena possibile, avremmo organizzato un bel pranzo. Ninì, questo impegno non potremo onorarlo, almeno da questa parte del mondo.
Ad Adriana dico di affrontare con serenità questa grande perdita, papà continuerà a seguirla anche da lassù, dove certamente gli avranno riservato un bel posto, da cui inviare qualche foto, di quelle magnifiche che tu, attraverso lui, continuerai a fare, ogni giorno.
Ciao, Ninì, un altro amico, un grande uomo che se n’è andato, sento attorno a me un terribile vuoto.
Il mio rammarico è di non poter essere presente al funerale, il caos che regna a Fiumicino, l’autostrada da bollino rosso, insomma, in questi casi ti rendi conto quanto sia lontana, non solo geograficamente, la nostra Calabria dal resto del Paese.
Sono stato testimone, qualche anno fa, alle seconde nozze di Ninì Sapone con Maria Sorgonà, la donna che ha molto amato e l’ha ripagato di tante amarezze, dopo che la sua unione con Nuccia, che pure gli ha dato due figli, era inesorabilmente naufragata.
Ho vissuto con lui, che spesso veniva a casa mia per mangiare il “soffritto” che mia moglie gli preparava, quei momenti e credo di essergli stato vicino, e non lo ha mai dimenticato.
Alla figlia Adriana teneva moltissimo e ne aveva incoraggiato la passione, quella di diventare una fotoreporter. Ricordo di essermi adoperato con l’allora direttore del “Quotidiano della Calabria”, Pantaleone Sergi, perché questa ragazzina con l’hobby della fotografia, peraltro ereditata dal padre, venisse assunta alla redazione reggina, dove la trovai, nel 2002, durante la mia breve ma bellissima esperienza in quel giornale.
Ninì era noto per la sua passione di presepista, ho in casa un paio dei suoi lavori, e lo vidi veramente felice quando, sempre per mia modesta intercessione, riuscii a farlo invitare e presentare qualche suo capolavoro, ad una trasmissione di Rai2 condotta da Enza Sampò.
Non dimenticava mai gli auguri per il mio onomastico e s’informava costantemente dei miei ragazzi, che conosceva da piccoli e a lui erano molto affezionati, non ho ancora avuto il coraggio di comunicare che Ninì non c’è più al primogenito, che si trova all’estero.
Da qualche anno la sua principale occupazione era costituita dal museo del presepe che aveva creato, con l’appoggio di Maria, donna di grande cultura, sotto casa, in via Filippini, nel cuore del Mercato. Non vedevo Ninì da qualche mese, a Reggio ormai scendo sempre più di rado, ma mia moglie era passata a salutarlo, un mese fa, ed era stato affettuoso, come al solito, aveva chiesto di me, le aveva fatto promettere che, appena possibile, avremmo organizzato un bel pranzo. Ninì, questo impegno non potremo onorarlo, almeno da questa parte del mondo.
Ad Adriana dico di affrontare con serenità questa grande perdita, papà continuerà a seguirla anche da lassù, dove certamente gli avranno riservato un bel posto, da cui inviare qualche foto, di quelle magnifiche che tu, attraverso lui, continuerai a fare, ogni giorno.
Ciao, Ninì, un altro amico, un grande uomo che se n’è andato, sento attorno a me un terribile vuoto.
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