21/09/09

RAGAZZI CADUTI A KABUL, SIETE L'ORGOGLIO DEGLI ITALIANI VERI


Il cielo di Roma è di un azzurro pallido, dopo ore di pioggia, la gente si affolla dovunque c'è posto, dentro e fuori la basilica di San Paolo fuori le mura. E' l'addio a sei ragazzi che, per servire la Patria in armi, in missione di pace, hanno perso la vita e ora i loro resti straziati sono dentro le bare avvolte dal tricolore.
La processione delle autorità, di tanti personaggi che da anni occupano i posti migliori nel teatrino della politica, ripete stancamente un rito, il popolo non li applaude ma neppure li contesta, come molti di loro meriterebbero, oggi è il giorno del dolore, tutto intorno è un pullulare di guardie del corpo, autisti e portaborse, alti gradi militari, ma ci sono tanti baschi amaranto, quelli degli ex Folgore, venuti da ogni dove. Chi è stato paracadutista lo rimane per tutta la vita.
Il loro grido, ripetuto più volte, mentre i ragazzi-eroi tornano a casa, per l'ultima volta, mette i brividi, l'omelia dell'Ordinario militare ha il tono soffuso, non è il momento delle polemiche, delle invettive, da buon parroco con la divisa disegna le figure di queste ennesime vittime del terrorismo, loro sono andati lì per non sparare neppure un colpo, per aiutare chi ha bisogno, contribuire alla ricostruzione, assicurare il futuro di quei tanti bambini che si radunano vicino ai blindati e che, come è avvenuto anche stavolta, sono i primi a morire, accanto ai soldati.
Eppure, di fronte a questo nuovo atto di eroismo del quale noi italiani non possiamo che essere orgogliosi, c'è chi imbastisce una speculazione politica fino ad arrivare alla macabra ironia, che gela il sangue nelle vene: 6 sulla ruota di Pisa, scritto in rosso su un muro, qualcuno ha tentato invano di cancellare le tracce di questa barbarie.
Ma l'Italia vera, quella che crede ancora nei valori che, una volta, a quelli della mia generazione, venivano trasmessi sin dall'infanzia, è presente nella mattinata tiepida di fine estate, Roma è un tripudio di bandiere, nel cuore chi è presente, ma anche di chi segue sulle tv la triste cerimonia, batte l'orgoglio di sentirsi italiani, sempre e comunque. E di quelle facce livide di professionisti della politica, vecchi arnesi di prima e seconda repubblica, non ce ne importa nulla. Onore ai caduti.

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