La notizia della possibile candidatura dell'ex potente direttore generale della Rai, Agostino Saccà, calabrese d'origine, alla successione del governatore Agazio Loiero, è arrivata nel pieno della cosiddetta "bolla" di calore che sta facendo sudare tutta l' Italia.
I miei affezionati lettori sanno benissimo qual è la mia opinione su Saccà e, in genere, su tutti i colonizzatori che scelgono la Calabria per le loro "imprese", assai spesso con risultati disastrosi, loro vanno via e ai calabresi tocca rimediare ai danni.
Sapete anche bene come la pensi su Loiero e la sua corte dei miracoli, che i miracoli promessi, nonostante l'incensamento h24 che un giornale gli riserva, non è riuscito a farli. L'ex ministro ed ex non ricordo più di quanti partiti, prima di farsene uno suo, è una di quelle persone che non riescono a risultare simpatiche alla gente neppure se, improvvisamente, si trasformassero in Woody Allen della politica.
Che Berlusconi abbia pensato a Saccà per tentare di impadronirsi nuovamente della Regione, dopo i disastri combinati dalla banda Chiaravalloti, detto il barzellettiere di Viale De Filippis (sede della Giunta) ci pare una mossa azzardata. Forse, come avviene spesso in politica, qualcuno l'avrà lanciata proprio per bruciare sul nascere le speranze dell'Agostino da Taurianova, quello che, con il bel pacco di soldi della liquidazione Rai, vuol mettere su un centro di produzione calabrese in concorrenza con l'azienda alla cui greppia s'è saziato per anni.
Tra l'uscente Loiero e il possibile entrante Saccà la gente, noi crediamo, finirebbe con il non scegliere, disertando in massa le urne. Dopo tutto, di fronte a un Saccà in veste di salvatore della patria, anche noi finiremmo con il confermare la scelta di Loiero dandogli altri cinque anni di possibilità per scusarsi con le genti di Calabria per tutto quello che non è riuscito a fare.
A Roma, dopo la caduta di Mussolini, ci volle poco perchè il dittatore finito a testa in giù a piazzale Loreto venisse rimpianto al punto da far gridare nelle piazze: aridatece er puzzone!. Non vorremmo che anche in Calabria accadesse la stessa cosa.
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