23/07/09

DA SINOPOLI A VIA VENETO, MA CHI C'E' DIETRO GLI ALVARO?


Hanno avuto, giustamente, grande risalto, sugli organi di stampa i sequestri di immobili, locali, auto di lusso, conti bancari, riconducibili, anche se ciò dovrà essere dimostrato nelle sedi competenti, alla cosca degli Alvaro, egemone a Sinopoli, che avrebbe, sempre stando all'ipotesi accusatoria, le sue propaggini nella Capitale.
La presenza di esponenti della 'ndrangheta, con interessi economici anche notevoli, a Roma e nei dintorni (vedi la zona dei Castelli) non è certo una novità, almeno per cronisti di lungo corso e di buona memoria.
Già agli inizi degli anni '80, nell'istruire il primo maxi processo che portò alla sbarra una sessantina di personaggi di spicco, da Paolo De Stefano ai Piromalli di Gioia Tauro, a Ciccio Serraino, il re della montagna, il giudice Agostino Cordova aveva dedicato particolare attenzione alla cosiddetta "colonna romana" che aveva tra gli esponenti più importanti quel Gianfranco Urbani, detto "er pantera", finito anche nelle inchieste sulla banda della Magliana. Urbani era considerato l'unico in grado di dirimere le controversie e mettere pace tra i gruppi della mala romana.
Con i romani ,Vittorio Canale, detto il rosso, da anni scomparso dalla circolazione, (si dice viva in Francia) aveva partecipato alla famosa rapina delle paghe dei dipendenti della Stefer, da romani era composta la "batteria" di ladri specializzati nell'uso della lancia termica, che portarono a termine il clamoroso furto nel caveau della Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania, nel centro di Reggio. Uno degli organizzatori fu il pentito Giacomo Lauro, che agì senza chiedere "l'autorizzazione" ai capi cosca cittadini.
Gli Alvaro, che si dice siano stati i fautori dell'armistizio tra i gruppi mafiosi reggini in lotta, dopo cinque anni di omicidi e ferimenti, da tempo, oltre a "scendere" in città, interessandosi particolarmente della gestione di locali tipo bar e ristoranti, qualche distributore di carburante, avevano spostato il loro raggio d'azione su Roma dove, sempre stando a quanto si sostiene negli ambienti investigativi, avrebbero contato anche su importanti "appoggi" politici.
L'inchiesta della Procura distrettuale diretta da Pignatone è in corso, dopo la fase dell'individuazione dei prestanome, il sequestro dei beni acquistati con denaro di provenienza illecita, ci sarebbe un ramo, diciamo così, politico dell'indagine che potrebbe portare a clamorosi risvolti.
E' possibile, infatti, che dietro Vincenzo Alvaro, il figlio di "copertuni", già coinvolto in altro procedimento, ci siano persone al di fuori dei clan, gente ufficialmente "pulita", che nella Capitale frequenta esponenti della politica, della finanza, delle agenzie immobiliari. I romani, che via Veneto da tempo l'hanno lasciata prevalentemente ai turisti, e dove la dolce vita è solo un ricordo, sono increduli. Ieri mattina una piccola folla stazionava davanti al Cafè de Paris: ne abbiamo viste tante, commentava qualcuno, ma che i calabresi se stanno a comprà mezza Roma proprio nun ce và.

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