Carmelo Asaro |
Quello che ognuno si chiede, quando si accinge alla lettura di un nuovo
romanzo, è quanto di noi possiamo trovarvi, quali sentimenti arrivano, riflessi
dalla penna (ormai dalla tastiera del pc) dello scrittore. Ebbene, in
"TERRA RIEMERSA" di Carmelo Asaro, ho recuperato una parte di me
stesso, uno scampolo della vita vissuta, con importanti analogie.
Anch'io, prima che il mestiere di giornalista,
col suo scorrere incessante, nel turbinio delle notizie, le notti insonni, le
ansie e le paure, gli amori contrastati e quelli impossibili, mi prendesse
totalmente, come un serpente tra le sue spire, ho dedicato alcuni anni
all'insegnamento, ad impartire, come era solito dire una volta, il sapere ai
giovani.Nel personaggio centrale del romanzo di Asaro, quel Vittorio che, novello Omero di foscoliana memoria, cerca tra i resti del passato, tra le vestigia dei nostri avi, un senso alla sua vita, potrei benissimo ritrovarmi. E lo cerca proprio tornando alle sue radici, portandosi dietro un pesante fardello di illusioni ormai perse, di sconfitte le cui ferite non guariscono, della somma dei fallimenti sentimentali.
Il romanzo, tra l'intrecciarsi di storie e personaggi, che appaiono e scompaiono sulla scena, con pirandelliana frequenza, tra emozioni e rimpianti, ci riporta a quella Sicilia che qualcuno, rifacendosi al Verismo, a Tomasi di Lampedusa, a Vitaliano Brancati, per approdare al linguaggio tanto vero quanto sconcertante delle creature di Camilleri, finisce col trovare oleografica, a volte stantìa, ma pur sempre misteriosa e affascinante. Carmelo Asaro, intellettuale preso solo in prestito dalla giustizia, che amministra in maniera disincantata, della sua terra, aspra e solitaria, come la sua gente, si porta dietro una certa ruvidezza del carattere che lo porta ad aprirsi soltanto quando è certo dell'amicizia, dei sentimenti più autentici. Vittorio, il professore-archeologo, torna alla ricerca delle radici e si accorge di quanto il tempo abbia lavorato per togliere di mezzo quei lati d'una umanità dolente alla quale era pur affezionato, tra antichi riti familiari e solidi legami. Anche le figure di donne che, sapientemente, l'autore colloca tra le righe del suo racconto, come preziosi camei, quali gioielli sugli abiti delle spose di paese, sono inedite, a volte tumultuose nel carattere, gelose e aggressive come tigri ferite, ma pur sempre capaci di regalare indimenticabili momenti d'amore.
Terra riemersa è una gemma preziosa, diremmo,senza dubbio quanto di meglio possa esprimere un siculo che ha scelto di vivere altrove, come se si sentisse tradito da quella terra che però riemerge, novella Atlantide, dal passato e lo avvolge in una nebbia sottile di dolci ricordi e fatali incontri, mentre resta l'illusione del ritorno che non avverrà più, mai più. Perché adesso Vittorio, con i suoi enigmi irrisolti, è già in cammino.
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