26/02/12

L'AGGUATO GIUDIZIARIO A GIACOMO MANCINI NEL LIBRO DI PAOLINI E KOSTNER

Lampi di prima e seconda Repubblica, nella serata romana al teatro Quirino, a pochi passi da Montecitorio dove, per tanti anni, Giacomo Mancini, leader socialista, ministro, sindaco di Cosenza, fu uno dei protagonisti della vita politica italiana.
L'occasione di ritrovarsi, per politici, uomini di cultura, giornalisti, nostalgici del garofano, la presentazione del volume, curato dall'avvocato Enzo Paolini e Francesco Kostner, con la prefazione di Giampiero Mughini, che reca un titolo estremamente azzeccato "Agguato a Giacomo Mancini".
E' la ricostruzione di una tormentata vicenda giudiziaria che ha visto sul banco degli imputati l'allora sindaco di Cosenza, che da poco aveva lasciato la Camera, accusato di collusione con le cosche della 'ndrangheta, dalle quali, secondo l'impostazione data dai Pm della Dda di Reggio Calabria, avrebbe ricevuto negli anni appoggio elettorale.
Paolini, assieme ai colleghi Sorrentino e Gallo, ha assistito Mancini per tutta la durata dei processi, col primo grado, e condanna, pesante, a Palmi, e proscioglimento in Appello, a Catanzaro. Il libro ci consegna, oltre ad una puntuale rivisitazione di tutti i momenti dell'indagine, con il contributo dei pentiti, un ritratto di Giacomo Mancini del tutto inusuale, offre al lettore aspetti del carattere, del lato umano dell'importante uomo politico, autentico leader di livello nazionale, il maggiore che la Calabria abbia mai espresso.
Per l'occasione, davanti ad una platea attenta e, per quelli che hanno conosciuto Mancini, anche momento di commosso ricordo, Paolini e Kostner hanno invitato personaggi del calibro di Gianni De Michelis, Tiziana Maiolo, oltre allo stesso Mughini, che con il politico cosentino, negli anni ebbero rapporti diversi, spesso contrastanti, ma che non hanno potuto fare a meno di illustrarne la straordinaria figura di "cavallo di razza" della politica nazionale. Presente anche la senatrice Rosa Villecco Calipari, nipote di Giacomo Mancini.
Non c'è dubbio che l'anziano esponente socialista, che alla testa di una sua lista aveva vinto le elezioni comunali, diventando sindaco di Cosenza, venne "azzoppato" dalla richiesta d'arresto non accolta dal Gip della Procura e durante la sospensione condannato a Palmi.
Gli autori riservano un particolare riferimento all'appassionata opera dell'avvocato Sorrentino, prematuramente scomparso, ed alla saggia e giuridicamente preziosa presenza del professor Gallo. Una strategia difensiva cui lo stesso Mancini che, non dimentichiamolo, era avvocato, diede il suo contributo con suggerimenti, scambi spesso polemici di opinioni, insomma, faceva venir fuori quello che era il carattere dell'uomo, che ha contraddistinto tutta la sua parabola ai vertici del partito poi distrutto dalla Tangentopoli in era craxiana.
Ho letto tutto d'un fiato questo bel lavoro di Paolini e dell'amico Francesco Kostner, e lo consiglio a chi di Mancini ha conosciuto l'aspetto politico, ma non la caratura umana e si renderà conto che di un vero e proprio agguato contro di lui si trattò. Ne uscì vittorioso ma provato nel fisico, cosa che gli impedì di portare a compimento il suo progetto di sindaco che voleva fare di Cosenza, la città che amava, una capitale moderna, al centro di attività culturali e imprenditoriali. Per il momento quello di Mancini è rimasto un sogno.

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