Di fronte a un gesto disperato qual è il suicidio di una persona "normale" l'interrogativo che ci si pone, sgomenti, dopo la tragica fine di Paolo Quattrone, è capire qual è il limite oltre il quale nella mente di un uomo la volontà di porre fine all'esistenza prevale sul desiderio di "vivere la vita" tanto più se, ed è questo il caso di Quattrone, si è credenti.
Paolo Quattrone, a prima vista, poteva sembrare un burbero, il suo viso accigliato induceva nell'interlocutore un certo timore, cosa che era accaduta anche a me quando, anni fa, lo incontrai la prima volta per ragioni di lavoro.
Io ero il cronista che cercava di capire, lui l'uomo di legge, inflessibile direttore di carceri, vittima di pesanti avvertimenti. Ricordo che, seppure oggetto di gravi "attenzioni" da parte di chi era abituato alle carceri "allegre" dove entravano donne e champagne, per non parlare delle droghe, l'avevo trovato sereno, quasi incurante di quanto gli era accaduto.
In tutti questi anni Quattrone, che riusciva a stabilire rapporti di fraterna colleganza con i suoi collaboratori, costretti spesso ad un lavoro stressante e fuori da ogni orario, aveva servito lo Stato, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, riscuotendo ammirazione e stima, facendo, come si suol dire, progressi nella carriera, senza servilismi o "spinte" d'altro genere.
Negli ultimi tempi, però, qualcosa s'era spezzato, non soltanto nel rapporto con gli organi superiori, una vicenda giudiziaria di scarso livello, in un mondo di ladri e corrotti, lo aveva visto coinvolto e, lo confermano le persone a lui più vicine, uno per tutti Mario Nasone, particolarmente toccato.
Non accettava di essere trattato male da quello Stato per il quale aveva sempre dato tutto, senza obiezioni, obbedienza assoluta, lui con la faccia apparentemente truce, ma sempre pronto a slanci di grande umanità. Un mestiere difficile, il suo. Cosa è accaduto, al punto da indurlo al gesto estremo, il sacrificio della vita, staccarsi per sempre dalla famiglia che amava?. Forse non lo sapremo mai. Rimane lo sconcerto per questa morte assurda in un caldo pomeriggio sotto un ponte tra mucchi di rifiuti: fino all'ultimo ha voluto risparmiare agli altri lo spettacolo d'una fine così assurda. Il Signore, nella sua misericordia, gli dia in cielo quella pace che, in terra, aveva perduto.
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