13/07/10

ERAVAMO GIOVANI E CARICHI DI SPERANZE, MA SU REGGIO CALAVA IL BUIO


Anche quei giorni, così come adesso, erano stati caldissimi, dopo la primavera elettorale che aveva portato alla Regione appena nata personaggi di primo piano della politica reggina. Io, assieme ad altri amici e colleghi, eravamo reduci dall'esperienza della Tribuna del Mezzogiorno, che aveva chiuso i battenti da qualche mese, dopo un accordo tra l'editore di Gazzetta del Sud, il "mugnaio" Uberto Bonino, e il cementiere Pesenti, proprietario del giornale la cui concorrenza era diventata troppo fastidiosa.
La campagna elettorale era stata molto animata, personalmente ero vicino a due candidati: Oreste Granillo, il presidentissimo della Reggina che aveva portato in B, e Lodovico Ligato, che aveva lasciato il giornalismo per gettarsi anima e corpo nella politica. In breve sarebbe diventato un protagonista, dentro e fuori il suo partito, la Dc, ma il destino gli avrebbe riservato una fine terribile. E ci sarei stato io, quella notte a Bocale, a correre per primo e vederlo steso in terra crivellato dal piombo mafioso.
Dal 5 di luglio, dopo il famoso rapporto alla città tenuto dal sindaco Piero Battaglia, gli animi s'erano surriscaldati, ai miei concittadini non andava assolutamente giù che Catanzaro si appropriasse del "pennacchio" di capoluogo di regione per un accordo tra i mammasantissima politici, tra cui gli odiatissimi Giacomo Mancini e Riccardo Misasi.
La giornata del 13, mentre i neo consiglieri tenevano la loro prima riunione a Catanzaro( Battaglia avrebbe poi ceduto a Casalinuovo l'uso del salone di palazzo San Giorgio dove il consiglio sarebbe rimasto per anni) segnò i primi "movimenti" con cortei improvvisati e uno sciopero dei commercianti.
Il giorno dopo, è il 14, la presa della Bastiglia, ricordano i libri di storia, la città esplode, barricate, sassaiole, primi arresti, intervento del prefetto De Rossi che fa liberare i fermati, blocco di tutti i collegamenti. Ma è la sera dopo che in via Logoteta, una traversina del Corso, vicinissima a piazza Italia, avviene il fattaccio, la guerra per il capoluogo fa la sua prima vittima, un inerme ferroviere di 46 anni, Bruno Labate.
Il resto dei due anni successivi è già storia: morti, feriti a centinaia, mutilati, fedine penali "macchiate" per tanti giovani impossibilitati a partecipare ai concorsi. La rivolta finì quando i reggini, anche se a malincuore e convinti che, ancora una volta, lo Stato li avrebbe traditi, accettarono il compromesso, un equivoco storico-politico senza senso, della Giunta a Catanzaro e il Consiglio a Reggio. Sullo sfondo, la promessa del fantomatico "pacchetto Colombo" di industrie mai arrivate.
In quei mesi, esaltante, l'esperienza del settimanale "Nuovo Sud" edito dal cavaliere del lavoro Amedeo Matacena, indicato come uno dei finanziatori della rivolta e per questo persino incarcerato. Lo dirigeva Ugo Sardella, che era stato il mio maestro alla Tribuna, e ci ho lavorato fino a quando non arrivò il primo quotidiano fatto da calabresi per i calabresi, come recitava lo slogan di lancio, soldi della Sir, padrino politico Mancini, stabilimento a Cosenza, redazioni nelle altre città della regione.
Passai così da giornalista "amico" dei fascisti rivoltosi (almeno così credevano alcuni ottusi della sinistra d'allora) a servo manciniano: nessuno sapeva che il giornale, in circa dieci anni di vita, avrebbe formato una scuola di giornalisti di grande levatura, destinati, più o meno, a importanti carriere anche fuori dalla Calabria.
Molti di coloro che oggi pontificano, nulla sanno della rivolta perchè, o anagraficamente assenti o perchè impegnati in altri mestieri, non escluso quello di portaborse dei politici del tempo. C'è un pericolo concreto, con queste rievocazioni a distanza di quarant'anni, solo poche veramente sentite e non a fini puramente commerciali: rinfocolare odi ormai sopiti, riaprire vecchie ferite, i problemi ormai sono altri, e bisogna darsi da fare, prima che la Calabria affondi definitivamente.
Rimane il ricordo di quei giorni, eravamo giovani e pieni di speranza, poi arrivò il buio: onore a chi ha sacrificato la vita per quegli ideali e per chi ha lottato per conservarli, più vivi che mai.

Nella foto Ansa, autore Rosario Cananzi, i blindati pronti a "conquistare" Reggio

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