17/05/10

ADDIO A PEPPINO REALE ESEMPIO DI POLITICO AL SERVIZIO DELLA GENTE


Con la morte di Giuseppe Reale scompare una figura di primo piano della politica calabrese. Lui che non era reggino di nascita, amò questa città che lo aveva adottato da austero professore di lettere fino al punto da diventarne uno strenuo difensore all'epoca dei cosiddetti "moti" per il capoluogo di regione.
Peppino Reale, come lo chiamavano gli amici e i tanti estimatori che tuttora lo circondavano col loro affetto, pagò anche un prezzo politico, all'interno della Dc, nonostante il grande consenso che raccoglieva alle elezioni.
Finita la parentesi parlamentare, fatta di quattro intense legislature, Reale si era defilato, inseguendo il suo ultimo sogno, quello di dare vita ad una banca popolare tutta calabrese, anzi reggina.
A lui Reggio deve molto: senza il suo spasmodico impegno non sarebbero nate due università, la Mediterranea e quella per stranieri, nè avremmo avuto l'accademia di belle arti, il Conservatorio di musica e tante altre iniziative di stampo culturale ed editoriale.
Breve la sua esperienza da primo cittadino, in tandem col vulcanico vice Amedeo Matacena senior, il "re" dei traghetti privati col pallino della politica, un altro innamorato di Reggio che, al pari di Reale, non ha ricevuto le riconoscenza che avrebbe meritato.
Un ricordo personale le sue telefonate domenicali al giornale per chiedere sostegno nel difficile compito di guidare la città nei mesi angosciosi del dopo tangentopoli, si trattava di raccogliere le macerie lasciate da una classe politica inetta e corrotta.La limpidezza dei comportamenti, l'onestà oltre ogni limite, sono state le componenti essenziali d'una lunga esistenza al servizio della gente, nel rispetto dei dettami evangelici.
Peppino Reale trasferisce la sua "residenza" nel regno dei giusti, illuminato da una fede incrollabile che, fino all'estremo, gli ha dato consolazione. Addio professore, non dimenticherò il suo sorriso sornione sotto la barbetta quando ci salutavamo uscendo da messa.

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