Il suo è uno dei mestieri più difficili, amministrare la giustizia: Vincenzo Gaetano Capozza, Enzo per gli amici, calabrese di Crotone, giudice del Tribunale di Roma, impegnato ogni giorno nel compito, delicatissimo, di decidere il destino degli indagati che ricorrono al Tribunale del riesame o della libertà, la prima verifica della "tenuta" dell'accusa, sia nelle inchieste più importanti, che nei casi di cosiddetta ordinaria giustizia.
Ma non è del Capozza magistrato che voglio parlare, ma di quello che è il suo hobby, fissare con l'obiettivo le meraviglie della natura nella sua Calabria e nei luoghi che ama visitare. Ho apprezzato le sue foto già qualche giorno dopo esserci conosciuti, quali componenti d'una commissione d'esami dell'Ordine nazionale dei giornalisti.
Con Enzo è nata un' affettuosa amicizia, quando gli impegni reciproci ce lo consentono riusciamo a vederci, ed è sempre un piacere. Una grandissima sorpresa è stata per me l'altro giorno ricevere una copia dello splendido calendario che ha preparato, corredandolo di straordinarie immagini e, quasi come una sorta di colonna sonora fatta di parole, riportando pensieri, aforismi, brani d'autore, sue semplici considerazioni.
Gennaio s'apre, ad esempio, con un'espressione di Carlo Levi: "Anno, portami lontano dalle cose ripetute, fa che non sia vano il restare solo e consenti il volo alle cose perdute". Un gabbiano solitario apre le sue ali sul mare d'un azzurro irripetibile.
E il mare, quello dello Jonio che gli è tanto caro, Capozza coglie, come nell'immagine che ci accompagna a febbraio, mentre infrange le sue onde sulla sabbia rossiccia. Miglior commento non poteva che essere un richiamo all'idea di gioventù come l'ha interpretata il grande Bob Dylan:"Essere giovani vuol dire tenere aperto l'oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro"
La casetta semi diroccata di uno dei tanti paesi della Calabria degli ultimi, dà lo spunto, siamo a Giugno, per richiamare alla memoria Giuseppe Ungaretti, indimenticabile.
"Di tante cose non è rimasto che qualche brandello di muro, di tanti che mi corrispondevano non è rimasto neppure tanto, ma nel cuore nessuna croce manca, è il mio cuore il paese più straziato".
L'anno che stiamo vivendo Enzo Capozza l'ha voluto chiudere, gratificando i pochi fortunati ai quali ha riservato questo prezioso dono, con una frase di Albert Einstein: "Chi non riesce a provare stupore e meraviglia è già come morto, e i suoi occhi sono incapaci di vedere".
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