C'è un viavai di gente, a palazzo Campanella, dove sono stati "ricoverati" i Bronzi di Riace per il restauro conservativo: i due giganti distesi sulle barelle, attorno è un continuo affaccendarsi di tecnici, c'è chi scatta foto, chi prende appunti, chi usa il computer.
Mi mescolo alla piccola folla di curiosi e osservo, il cronista d'una vita il vizio non lo perde mai. Guardo i Bronzi schiodati dai loro piedistalli e mi pare di cogliere nei loro sguardi immobili qualcosa d'umano, quasi volessero dire qualcosa, esprimere i loro pensieri, dopo tutto al centro della scena sono loro.
Mi pare di vederli piuttosto scocciati, questa trasferta forzata nel palazzo della politica, che ospita, ancora per qualche mese, il consiglio regionale unanimemente definito il più inquisito d'Italia, non deve averli divertiti.
Certo, ne hanno approfittato un pò tutti per fare passerella, il giorno in cui, con una scenografia degna d'un colossal cinematografico, è avvenuto il trasloco dal Museo per il momento chiuso anche lui per restauro, all'edificio tutto angoli e cubi che ospita il parlamentino calabrese.
Il presidente Bova, mi raccontano, non ha mai smesso di sorridere, quasi a voler fare concorrenza alla ormai nota assessoressa ai piccoli e grandi eventi; è diventato serio quando nel palazzo ha fatto irruzione il sindaco Scopelliti che, per la mole e l'imponenza qualcuno non ha esitato a definire il terzo Bronzo, quello che forse ancora dorme nei fondali dello Jonio.
I due potrebbero essere rivali nella corsa alla presidenza della giunta regionale che Loiero è ben lontano dal voler abbandonare, guai a sottovalutare l'ex parlamentare di non ricordo più quali partiti, che le sue carte se le giocherà, col suo sguardo sornione.
Non solo li hanno costretti ad abbandonare la loro comoda casa di piazza De Nava, non solo li lasceranno chissà quanto tempo distesi mentre tante mani frugheranno sul loro corpo, in aggiunta i malcapitati Bronzi devono anche sorbirsi le chiacchiere dei politici tutti sorrisi in pubblico, pugnalate alla schiena in privato.
Comunque, faccio anche a loro gli auguri di buon anno: quando la "cura" sarà completata potranno tornare, ma non si sa quando, nella loro sede naturale, a meno che qualcuno, se lo scenario politico sarà nel frattempo cambiato, non penserà di mandarli altrove.
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