Le vendette trasversali, tranne rare eccezioni, al di fuori delle cruente faide che per anni hanno insanguinato le nostre contrade, non hanno riguardato donne e bambini, i figli sono stati tenuti fuori. Non è raro, all'interno di "famiglie" della 'ndrangheta anche le più potenti, vedere i rampolli compiere studi universitari, diventare professionisti anche se con un cognome scomodo.
Chi ha voluto "punire" Pasquale Inzitari, di cui le cronache giudiziarie si sono occupate spesso negli ultimi tempi, lo ha fatto per "motivi politici", come da qualche parte è stato ipotizzato?.
Personalmente credo poco a questa ipotesi, alla luce di quella che è la mia modesta esperienza di cronista per tanti anni alle prese con i fatti di sangue più eclatanti commessi in città e in provincia e con processi ai clan della 'ndrangheta con centinaia d'imputati.
Avendo letto con attenzione gli atti dell'inchiesta che ha portato il padre del povero ragazzo ucciso nel fiore degli anni mentre si apprestava a vivere un momento di sana gioia, tenderei a collegare il gravissimo fatto di sangue sul quale l'opinione pubblica pretende a giusta ragione che venga fatta piena luce, ad altri moventi.
Ma questo non è compito mio, c'è chi è titolato ad indagare, e certamente con grandi difficoltà, se si pensa che l'omicidio è avvenuto nella Piana di Gioia Tauro, non a Rizziconi, dove gli Inzitari risiedono, ma "fuori zona" e, come certe regole non scritte impongono, sicuramente con l'autorizzazione di chi governa quella parte di territorio.
Mi è capitato tante altre volte di occuparmi della morte di giovanissimi, non riesco a cancellare, ad esempio, la feroce eliminazione di due minorenni, ad Archi, durante la seconda guerra di mafia. Scrissi allora, e ripeto adesso, che talvolta la morte diventa un ...gioco da ragazzi. E l'angoscia è quella di allora.
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