Il nuovo anno apre il cuore alla speranza, dopo mesi difficili, in una Calabria che non riesce a uscire dal baratro in cui anni di malgoverno l'hanno gettata, mentre le organizzazioni criminali, per tanto tempo lasciate indisturbate, hanno "governato" creando quella che non a caso è stata definita la maggiore industria calabrese.
E non sarà un anno facile neppure il 2010, inutile farsi eccessive illusioni, come quelle che hanno già cominciato a "vendere" i candidati alla conquista delle ambitissime poltrone del governo regionale, le elezioni sono alle porte e la bagarre è iniziata, c'è chi ha sguinzagliato i suoi galoppini a cercare, casa per casa, quel consenso che non è certo spontaneo.
E non sarà un anno facile neppure il 2010, inutile farsi eccessive illusioni, come quelle che hanno già cominciato a "vendere" i candidati alla conquista delle ambitissime poltrone del governo regionale, le elezioni sono alle porte e la bagarre è iniziata, c'è chi ha sguinzagliato i suoi galoppini a cercare, casa per casa, quel consenso che non è certo spontaneo.
I reggini che, nella notte di San Silvestro hanno fatto esplodere di tutto dalle terrazze, dalle finestre, dai balconi, in mezzo alle strade, nei quartieri alti e nelle casupole d'una periferia sempre più abbandonata, hanno buttato giù la loro rabbia, il senso di frustrazione di chi sa che a vincere saranno sempre loro.
Ad occupare i posti di potere, dovunque, ci saranno i riciclati, gli ex portaborse arricchiti, i colletti bianchi della 'ndrangheta con le loro facce perbene, quei sorrisi che fanno paura, votate gente, votate. E ancora una volta gireranno tanti soldi, spunteranno fuori posti di lavoro finora tenuti nascosti, si troveranno, quasi per incanto, risorse che nessuno sapeva esistessero.
E tutto avverrà, tranne qualche eccezione, (ma anche su questo sarei molto cauto) con la compiacenza d'una informazione che, in Calabria, rappresenta uno dei tanti problemi, governata, com'è, da gente buona per tutte le stagioni, di cui tutti conoscono la loro provenienza, il cammino personale e politico, le "spinte" di cui hanno goduto.
Ci ritroveremo a leggere i soliti editoriali, spesso incespicanti nella sintassi, improntati al "tutto va bene madama la marchesa" e alla rappresentazione d'una realtà totalmente diversa. Mentre l'anno s'è chiuso col solito caso di malasanità, leggeremo di "eccellenze" che esistono in qualche caso solo sulla carta, le pagine di giornale riempite dalle gesta degli "amici degli amici", sempre i soliti.
I reggini anche stavolta si faranno convincere, dopo tutto non hanno altra scelta, se si hanno figli disoccupati, problemi di salute, intoppi con la burocrazia, e il loro voto lo daranno ai padroni del vapore ben organizzati e capaci di pilotare, a loro favore, la stampa in mano a personaggi ben noti per i loro trascorsi umani e professionali che salgono in cattedra tentando di spiegare agli altri quello che neppure loro conoscono.
Alla squagliata della neve, che ancora non c'è, dice un detto popolare, compaiono i buchi, ed anche stavolta sarà così, finita la festa e smaltita l'euforia delle bollicine. Si è ripetuto quello che qualcuno ha definito il "rito della stupidità", con i botti ed il lancio di stoviglie per accogliere il nuovo anno, ma anche, purtroppo, con l'uso delle armi da fuoco. Gli estortori, quelli che non vanno mai in vacanza, ne hanno approfittato per dar vita ai loro "falò", anche la notte di Natale, per le loro vittime la festa è stata amara come quella della moglie dell'emigrante, raccontata dal grande Ciccio Errigo.
"Tu a chist'ura mpasti li pitrali, cu zucchuru, farina, latti e meli, e pensi chi stu durci di Natali senza di mia è amaru cchiù du feli".
Comunque vada, buon anno a tutti.
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