Alessandro Sallusti, dirige Il Giornale |
Fare il direttore d'un giornale è il mestiere più difficile del mondo. Secondo la legge sulla stampa, che risale a 65 anni fa, e che andrebbe quindi rivisitata alla luce dello sviluppo che la cosiddetta carta stampata ha avuto, una vera e propria rivoluzione, il responsabile d'una testata deve controllare tutto quanto viene pubblicato, se non vuole incorrere nel reato di "omesso controllo", un'insidia praticamente quotidiana.
Pensiamo ad un giornale quotidiano che in media manda in rotativa decine e decine di pagine, per le varie edizioni: se il direttore non ha cento occhi e altrettante mani, cosa impossibile, non è in grado di esercitare il rituale controllo, che è demandato ai vari capi e sottocapi, i responsabili dei vari settori del giornale. Di norma si tratta di colleghi che godono della sua fiducia, ma anche loro, e parlo per esperienza personale, avendo avuto la responsabilità delle edizioni provinciali del mio ex giornale, non hanno la memoria di Pico della Mirandola e un numero considerevole di occhi.
Pertanto, le fesserie, e non solo quelle, scappano, nomi sbagliati, persone sbagliate, qualcuno che viene dato per morto ma che poi risulta vivo e vegeto, e poi ci sono le querele, date e minacciate da chi, pur consapevole di aver commesso un reato, anche grave, non gradisce che la sua vicenda venga data in pasto all'opinione pubblica.
Fortunatamente (e un ruolo spesso ce l'hanno gli avvocati, che coi giornalisti hanno maggiore dimestichezza) sovente i propositi bellicosi del querelante rientrano e, se non si arriva alla cosiddetta remissione davanti al giudice, ci si accontenta di un articolo di smentita, che poi è una notizia data due volte.
Sallusti rischia di andare a far compagnia a fior di delinquenti nel tetro carcere milanese di San Vittore, per non aver controllato un articolo non scritto da lui e potrebbe, dal prossimo giovedì, non appena la Cassazione avrà deciso, speriamo in suo favore, aggiungersi all'elenco dei colleghi illustri che sono finiti in manette per un reato di stampa.
Ricorderete il caso dello scrittore Giovannino Guareschi, l'inventore di don Camillo e Peppone, che si fece lunghi mesi di prigione per aver pubblicato qualcosa che riguardava De Gasperi, poi risultata falsa.
Anche se Sallusti dirige il giornale della famiglia Berlusconi, è un popolare ospite di varie trasmissioni televisive, ed è finito anche nel tritacarne del gossip per via della sua relazione con Daniela Santanchè, non a tutti è simpatico. In questi momenti anche avversari storici del suo editore e suoi personali si sono schierati, non gli hanno fatto mancare la solidarietà. Io dico, molto sommessamente, che quando un giornalista finisce in carcere per reati connessi alla sua attività, è una grave limitazione della libertà, per la cui conquista in tanti hanno sacrificato la vita.
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