Una delle sedi dell'università mediterranea di Reggio |
Ci sono giorni in cui la lettura dei giornali e la visione di alcune trasmissioni in tv ti mettono di cattivo umore. Ma ci sono anche giorni, per fortuna, che ti ripagano con notizie degne di tal nome e programmi che lasciano un segno.
Tutti siamo a conoscenza di quanto sta accadendo alla Facoltà di architettura della nostra università, ancora purtroppo "colonia" romana, dopo che è stata portata alla luce la presenza di personaggi della 'ndrangheta in grado di condizionare la vita accademica e ottenere esami in cambio merce e soprattutto veloci, pochi giorni per superarne addirittura nove.
Ero rimasto di stucco dopo aver ascoltato l'intervista rilasciata dal rettore Giovannini, col solito maglioncino alla Berlusconi nei giorni di festa, al collega Pietro Melia della Rai, che peraltro abbiamo trovato insolitamente piuttosto "morbido" nei confronti del magnifico che pareva Alice nel paese delle meraviglie.
Mi sono ripreso, però, dopo aver letto su "Zoomsud", a firma di Aldo Varano, cui mi lega un'antica amicizia, un pezzo davvero pregevole col quale ha espresso giudizi e convincimenti che faccio miei sul comportamento del Rettore, come se ci si trovasse di fronte ad un fastidioso contrattempo, e non a episodi, ancora non del tutto rivelati (ricordiamo che l'indagine è tutt'altro che conclusa) di pesanti infiltrazioni di esponenti d'una cosca sanguinaria in grado, attraverso meccanismi corruttivi, di superare agevolmente percorsi che ad altri costano giorni e giorni di studio e sacrifici.
Nessuno si sogna di fare, come si suol dire, di tutta l'erba un fascio: ho conoscenza personale di docenti e funzionari della Mediterranea che sono lontani anni luce da qualsivoglia contatto "sporco" e da condizionamenti di ogni genere.
Ma il magnifico rettore, come giustamente sottolineato da Varano, non può credere di rivolgersi ai reggini, dagli schermi del servizio pubblico, come se si trattasse di gonzi. Se lo scandalo, come da più parti si prevede, dovesse allargarsi, sarebbe lui a dover trarre le conseguenze. Ma questo lo vedremo presto.
L'altra cosa che mi ha particolarmente colpito, anche perchè su questo argomento ho avuto occasione di esprimermi, sia nel mio modesto blog, che in altre sedi, è la "requisitoria" a La 7 del magistrato-scrittore Nicola Gratteri contro i novelli professionisti dell'antimafia, improvvisati super esperti della materia, gente che magari, nella vita, se non avesse deciso di sfruttare il momento, non sarebbe riuscito a combinare nulla di buono.
Colleghi che per anni si sono occupati di ben altre cose, utilizzando il peso delle testate che li ospitano per interessi personali e "sistemazioni" di mogli, figli e amanti, dalla sera alla mattina sono diventati assidui frequentatori delle Procure pontificando con editoriali e "riflessioni" ricche di luoghi comuni e, purtroppo, in qualche caso (ma Pignatone e compagni non sono allocchi) lanciando messaggi trasversali.
Gratteri, e su questo non posso che essere d'accordo con lui, si è rotto i cosiddetti e ha lanciato il suo anatema: basta con questi dilettanti dell'antimafia che hanno trovato il modo non solo di compiere "salti" di carriera e firmare su giornali importanti che, altrimenti, li avrebbero relegati alle cronache di paese, ma in certi casi anche di guadagnarci.
E' il momento che la 'ndrangheta "tira", ha osservato Gratteri che sarà anche lui, come me, nauseato nel leggere le elucubrazioni, sempre antimafia, mi raccomando, di personaggi che con la 'ndrangheta hanno sempre convissuto e che ora, grazie a lei, si riempiono le tasche.
La libertà del web ci consente di esprimerci, per grazia di Dio, e non siamo i soli fortunatamente a pensarla in un certo modo.