Il prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta |
Debbo confessare che, quando il prefetto Luigi Varratta, proveniente da Crotone, venne destinato alla sede di Reggio Calabria per sostituire Francesco Musolino pensai che il ministero avesse scelto uno dei tanti "passacarte" ministeriali per guidare uno degli avamposti governativi più difficili del Paese, un posto dove puoi esaltarti e fare il salto nella carriera, oppure "bruciarti" irrimediabilmente.
Seguendolo, anche se da lontano, in questi mesi d'attività, mi sono convinto che Reggio ha avuto fortuna: nel palazzo che s'affaccia su piazza Italia è arrivato un inquilino di tutto riguardo, un prefetto che sta dimostrando, giorno per giorno, di essere all'altezza dei suoi più illustri predecessori.
La conferma l'ho avuta leggendo la magnifica intervista che Luigi Varratta ha rilasciato al quotidiano on line Newz.it, per la penna (anzi, la tastiera) del direttore Fabio Papalia, giovane cronista con il "fiuto" della notizia, come s'usava una volta, un giornalista che potrebbe benissimo occupare altri palcoscenici ma, non essendo figlio di, marito di, seguace del mammasantissima politico di turno o legato a determinati "giri", deve accontentarsi di qualche scoop come appunto considero questa intervista che consiglio ai miei lettori di non perdere, ne vale la pena.
Varratta ha detto cose che da un prefetto non avevamo mai ascoltate, anche in momenti di gravi emergenze, come ai tempi della Tangentopoli reggina e degli omicidi eccellenti. Il prefetto, coi baffi sempre curati e il look impeccabile, ha lanciato segnali importanti, con un linguaggio diretto, senza la necessità d'interpretarne i contenuti.
Particolarmente sferzante Varratta è stato con i politici e gli imprenditori. Solo un amministratore locale, dopo aver subito un'intimidazione, ha denunciato e fatto arrestare i responsabili, ma è rimasto un episodio isolato. Gli imprenditori?. C'è qui la copertura totale a usura ed estorsione. Il prefetto è convinto che il problema di Reggio e della sua provincia non sia "solo" la 'ndrangheta, occorre lavorare sulla testa di chi occupa posti di responsabilità, a tutti i livelli, nessuno escluso. Se non cambiano la testa loro, come si pretende che la cambino i cittadini?.
Non voglio togliere il piacere a chi ancora non lo ha fatto, di leggere l'intervista di Papalia. E mi va solo di aggiungere: meditate gente, meditate......
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