21/04/11

RANDOLFO PACCIARDI, UN PROTAGONISTA DEL '900 TROPPO SPESSO DIMENTICATO

RANDOLFO PACCIARDI
"Randolfo Pacciardi, un protagonista del Novecento": questo il tema d'un convegno organizzato dalla Camera dei deputati, a vent'anni dalla scomparsa di un uomo politico, combattente per la libertà, repubblicano per scelta di vita, in occasione della donazione da parte della famiglia dell'archivio privato.
Sala della lupa di Montecitorio, un luogo che "odora" di storia: qui, nell'estate del 1924, i deputati cosiddetti "aventiniani" si riunirono per protestare contro il fascismo, dopo il delitto Matteotti. E sempre in quest'aula austera la sera del 10 giugno del 1946 vennero letti i risultati del referendum tra monarchia e repubblica, si apriva una nuova era per il nostro Paese. 
Pacciardi, ha ricordato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, fu un anticipatore della seconda repubblica, idealizzò l'elezione diretta del capo dello Stato e auspicò un modello che sarebbe da riproporre.
L'evento, cui ha preso parte un folto pubblico, esponenti politici, storici, giornalisti, familiari di Pacciardi, è servito da presentazione al volume che verrà stampato dalla Camera nel quale verranno raccolte le relazioni dei partecipanti al convegno.
Il presidente emerito della repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, ha affidato ai suoi ricordi personali il ritratto di Randolfo Pacciardi deputato di grande spessore, dal carattere forte, incapace di odiare gli avversari politici, note le sue battute fulminanti come quando, rivolgendosi al parlamentare comunista sardo Lussu, che gli ricordava un gesto d'amore nei confronti dello stesso Pacciardi, durante una battaglia nella guerra civile spagnola, così lo apostrofò: "  so che mi ami, e io ricambio il tuo amore, ma sono altrettanto certo che se il tuo partito ti ordinasse di uccidermi, tu lo faresti".
Antonio De Martini, per anni collaboratore di Pacciardi, ha presentato un filmato nel quale sono raccolte preziose testimonianze dei cinque anni di governo e settantatre all'opposizione che ne traccia la figura di ministro, esponente del Pri lamalfiano, diplomatico, militare, giornalista.
Il generale Franco Angioni ha ancora presente, a distanza di anni, la visita che Randolfo Pacciardi, ministro della difesa, aveva fatto agli allievi della scuola militare della Nunziatella nell'immediato dopoguerra. Angioni era lì, sedicenne, schierato con gli altri. Come uomo di governo, ha ricordato, Pacciardi diede un notevole contributo alla riorganizzazione del nostro esercito.
Un intervento appassionato quello del giornalista calabrese Paolo Palma, ex deputato, storico, profondo conoscitore e biografo pacciardiano, il quale ha voluto far risaltare aspetti particolare della vicenda umana e politica di un uomo che, anche nella clandestinità, seppe essere leader. Fu lui che consegnò a Sandro Pertini il passaporto falso che gli consentì d'emigrare. Pacciardi è stato l'uomo della svolta centrista, fondatore di vari giornali, insomma, l'ultimo dei mazziniani.
La chiusura del convegno è toccata al costituzionalista Giorgio Rebuffa, il quale ha voluto dare la sua motivazione "tecnica" del perchè, come rilevato provocatoriamente dal presidente Fini, Pacciardi non è diventato il De Gaulle italiano. Un uomo col suo carattere, con la sua indipendenza di pensiero, non poteva essere che quello che è stato, certamente meriterebbe maggiore considerazione da parte degli storici della politica. Finora, infatti, attorno a Pacciardi, uno dei padri della repubblica, è stato sovente stesa una cortina di silenzio.

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